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Abramovich, la fuga tra le braccia di Putin: da Israele a Mosca sul jet privato. E sposta gli yacht

Il patron del Chelsea lascia Israele con un aereo privato e fa rientro a Mosca

Abramovich, la fuga tra le braccia di Putin
Abramovich, la fuga tra le braccia di Putin
di Chiara Bruschi
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 15 Marzo 2022, 22:15 - Ultimo agg. : 16 Marzo, 09:23
5 Minuti di Lettura

Il cerchio attorno a Roman Abramovich si è stretto a tal punto da indurlo a tornare a Mosca. Questo è quello che si evince dagli spostamenti di uno dei suoi jet personali. L’oligarca russo è stato fotografato nella Vip lounge del Ben Gurion Airport a Tel Aviv, dove poco dopo il suo aereo privato è decollato alla volta della Turchia e poi è ripartito nuovamente per la capitale russa, dove è atterrato nella mattinata di ieri, ora italiana. Una vera e propria fuga arrivata a poche ore dalla decisione della Ue di imporgli severe sanzioni come il Regno Unito aveva fatto la settimana scorsa, congelandogli le proprietà inglesi tra cui la squadra di calcio del Chelsea e gli immobili, almeno 70 solo a Londra. E il motivo, secondo il documento che Politico ha visionato in anteprima, è che Abramovich «gode di un accesso privilegiato» nei confronti di Vladimir Putin e attraverso le sue attività economiche fornisce somme di denaro «sostanziali» al Cremlino, supportando quindi lo sforzo bellico in Ucraina. Ragione molto simile a quella che ha convinto il governo Johnson a congelare i beni dell’oligarca russo, accusato di aver fornito acciaio per produrre i carri armati attraverso la multinazionale britannica Evraz, di cui lo stesso Abramovich deteneva la maggioranza. Il tutto proprio mentre la Ue decide un nuovo pacchetto di sanzioni: stop all’import dell’acciaio (che vale 3,3 miliardi di euro), al lusso (borse, alta moda, auto di lusso, vini pregiati) e interventi su altri 15 oligarchi. Putin, dal canto suo, reagisce annunciando sanzioni contro presidente americano Joe Biden e il segretario di Stato Antony Blinken, per i quali scatta il blocco di ingresso nel Paese e il congelamento di asset. In risposta al Canada, poi, la Russia ha stilato una “black list” di canadesi, tra cui il premier Justin Trudeau.

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Gli yacht

Tornando ad Abramovich, nelle stesse ore i suoi due yacht da oltre 1 miliardo di euro venivano frettolosamente spostati in acque turche, per evitarne la confisca. Il Solaris, valore 445 milioni di sterline, è partito dal Montenegro quando quest’ultimo ha minacciato di adottare le stesse misure annunciate dall’Ue. Nella serata di ieri aveva superato la Puglia e l’Albania e la rotta indicata dal sito Marine Traffic sembra mostrare l’intenzione di arrivare in Turchia, cercando di non uscire dalle acque internazionali. L’arrivo a destinazione è previsto alla fine di questa settimana. Anche l’Eclipse (537 milioni di sterline), ha lasciato l’isola di Sint Maarten nei Caraibi – parte del Regno dei Paesi Bassi –, attualmente è entrata nelle acque del Mediterraneo. La flotta aerea del ricco magnate è già riuscita a evitare la confisca: il suo Boeing 767, The Bandit, ha lasciato London Stansted prima che il Regno Unito bandisse le compagnie russe dai suoi cieli e l’altro jet sembra essere a Dubai.

E intanto un documentario trasmesso dalla BBC, ha accusato Abramovich di essere «il cassiere di Putin» e ha mostrato «prove» che dimostrerebbero l’origine criminale del suo ingente patrimonio – stimato in oltre 10,5 miliardi di sterline - una versione che i legali di Roman hanno smentito. Secondo il documentario, l’ex proprietario del Chelsea si è arricchito con le privatizzazioni successive al crollo dell’Urss attraverso ricatti, corruzione e truffe. Abramovich aveva già ammesso in un tribunale inglese di aver versato tangenti con l’allora socio Boris Berezovsky per acquistare all’asta dallo stato la compagnia petrolifera Sibneft negli anni Novanta, comprata a soli 250mila dollari e aveva rivenduta allo stesso governo per 13 miliardi nel 2005.

E le autorità russe lo avevano indagato per una frode da 2,7 miliardi di dollari ma il procedimento, secondo Panorama, era stato bloccato dal presidente Yeltsin. Queste le parole del pubblico ministero di allora, Yuri Skuratov, poi sollevato dall’incarico: «Era un sistema fraudolento dove chi prendeva parte alle privatizzazioni era membro di un gruppo criminale che permetteva ad Abramovich e Berezovsky di ingannare il governo e non pagare il vero valore di quella azienda». I rapporti con Berezovsky, poi, sono diventati sempre più conflittuali. Berezovsky è stato trovato morto nella sua villa inglese nel 2013. Il legame di Abramovich con il Cremlino, stando a Panorama, comincia proprio negli anni Novanta, con l’allora presidente Boris Yeltsin che secondo la BBC lo ha protetto in più occasioni, e continua con Putin, salito al potere nel 1999. Nel 2002, secondo il documentario, l’oligarca compra Slavneft a un’altra asta truccata, dopo che un avversario cinese si era dovuto ritirare poiché il suo negoziatore era stato rapito. Gli avvocati di Abramovich hanno negato le accuse sugli acquisti Slavneft e della Sibneft, così come anche la protezione da parte dell’allora presidente russo Yeltsin e i legami stretti con l’attuale presidente Vladimir Putin. E ora che la BBC, con difficoltà, ha tentato di far luce sul passato del ricco oligarca, non resta che tentare di intuirne le mosse future, le quali, tuttavia, sembrano ancora più difficili da decifrare. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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