Il crollo improvviso non ha lasciato scampo: decine di persone, forse 50, sono morte dopo essere rimaste sepolte vive in una miniera d'oro clandestina in Afghanistan: un tunnel profondo oltre 60 metri e scavato, anche con l'ausilio di una ruspa, nel greto terroso di un fiume in secca nel poverissimo e remoto nord-ovest dell'Afghanistan. Il bilancio del disastro, già pesante, è probabilmente destinato ad aumentare, perché non è certo il numero delle persone che, spinte da miserevoli condizioni di vita, stavano scavando, nella speranza di trovare qualche pepita. Mohammad Rustam Raghi, governatore della provincia di Badakhshan, un angolo montagnoso di Afghanistan che si incunea fra Tagikistan, Cina e Pakistan, ha stabilito un bilancio provvisorio ma ufficiale di almeno 30 morti e di sette feriti, ma un parlamentare che ha localmente il suo bacino elettorale ha già parlato di almeno 40 vittime.
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— TOLOnews (@TOLOnews) 6 gennaio 2019
Mentre altri ipotizzano un bilancio ancor peggiore. Il governatore Raghi ha detto che i cercatori d'oro dilettanti «stavano usando una escavatrice per allargare la buca nel letto del fiume quando c'è stato il crollo, che ha intrappolato almeno 30 lavoratori». Le pareti di fosse, buche e gallerie vengono di solito rinforzate con mezzi di fortuna, come assi e pali di legno malandati. Le vittime appartengono tutte a un villaggio vicino, nel distretto di Kohistan. Il motivo del crollo non è chiaro, anche se fonti non confermate ma riportate da alcuni media dicono che a innescarlo potrebbe essere stato un improvviso allagamento del greto del fiume. Altri media ricordano come la la regione, montagnosa, arida e freddissima d'inverno, sia soggetta a frane e smottamenti, come pure a valanghe e slavine. Una grande frana nell'aprile del 2015 uccise almeno 50 persone e distrusse centinaia di case di fango.
LA MAPPA
Nik Mohammad Nazari, portavoce del governatorato provinciale di Badakhshan ha dichiarato: «Gli abitanti del villaggio hanno esercitato questa attività per decenni senza alcun controllo da parte delle autorità».