Afghanistan, Di Maio: «Non riconosceremo il governo dei talebani»

Afghanistan, Di Maio: «Non riconosceremo il governo dei talebani»
Afghanistan, Di Maio: «Non riconosceremo il governo dei talebani»
Sabato 4 Settembre 2021, 13:49 - Ultimo agg. 20:22
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Sarà probabilmente Doha la destinazione provvisoria dell'Ambasciata italiana di Kabul e di altre sedi diplomatiche occidentali mentre si fa remota la possibilità di un riconoscimento del governo talebano che è «molto improbabile». È stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio dall'Uzbekistan, dove è stato oggi in missione, a ribadire che nella capitale afghana «al momento non ci sono le condizioni di sicurezza per riaprirle, per questo motivo prende sempre più consistenza l'idea di ricollocarle, in maniera temporanea, a Doha». E a escludere la possibilità di un riconoscimento del neonato emirato islamico.

Una decisione, quella sulla sede delle ambasciate, che, dovrà essere presa «insieme ai nostri principali partner», ha sottolineato il titolare della Farnesina annunciando che ne discuterà con le autorità qatarine in occasione della visita a Doha, terza tappa del tour nella regione che lo porterà anche in Pakistan oltre che in Tagikistan, dove è giunto nel tardo pomeriggio.

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La missione

Una missione per ribadire, tra l'altro, che le priorità dell'Italia in Afghanistan sono il «sostegno ai Paesi della regione» e il «coordinamento» con tutti gli attori, come Di Maio ha detto nel corso dell'incontro con il collega uzbeko Abdullaziz Kamilov.

Dopo il ritiro da Kabul, conquistata dai talebani, la sede diplomatica italiana, guidata dall'ambasciatore Vittorio Sandalli, si è ricostituita alla Farnesina dove è operativa dal 17 agosto. Ma è evidente l'importanza di riportarla il prima possibile quantomeno nell'area, anche in vista degli sviluppi che ruoteranno attorno al costituendo governo dell'emirato. «Spero che l'Italia riconosca il nostro governo islamico e che riapra presto la sua ambasciata» aveva detto nei giorni scorsi il portavoce dei talebani Zabiullah Mijahid in un'intervista a Repubblica sostenendo di voler «ristabilire buone relazioni con l'Italia» che è un «Paese importantissimo». Un'offerta di dialogo nell'ambito di quell'offensiva diplomatica che i talebani stanno portando avanti nel tentativo di mostrare al mondo un volto presentabile e moderato. Ma «il riconoscimento del governo talebano è molto improbabile», ha scandito Di Maio intervenendo in collegamento alla festa del Fatto Quotidiano e ricordando che in alcune province si sta assistendo al «degenerare della situazione contro le donne ma anche all'uccisione di figure famose nel Paese come un comico e un musicista». In ogni caso l'obiettivo è «non permettere» che l' Afghanistan «diventi una comfort zone dei terroristi».

Corridoio aperto verso Kabul

D'altra parte si consolida il ruolo centrale del Qatar come snodo diplomatico e e corridoio aperto verso Kabul. È di oggi l'annuncio da parte dell'ambasciatore di Doha nella capitale afghana che una squadra di tecnici qatarini in collaborazione con le autorità talebane è riuscita a riparare la pista di atterraggio dell'aeroporto della capitale afghana che è quindi pronto per sbarcare aiuti e trasportare civili. E in Qatar è atteso anche il segretario di Stato Usa Antony Blinken che vedrà le autorità di Doha ma non avrà alcun incontro con i talebani che in città hanno il loro ufficio politico.

Aiuti umanitari

Intanto sono ripresi i voli interni della compagnia di bandiera Ariana Afghan Airlines e l'Onu ha ricominciato a inviare aiuti umanitari attraverso l'aeroporto di Mazar-i-Sharif al nord e di Kandahar al sud. Sulla questione degli aiuti, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha convocato una riunione internazionale a Ginevra il 13 settembre. In quella sede, ha precisato il portavoce Stephane Dujarric, l'Onu chiederà «un aumento rapido in materia di finanziamenti perché le operazioni umanitarie che salvano delle vite possano continuare». Un fronte sul quale l'Italia è impegnata, ha ricordato Di Maio, a «garantire un accesso assolutamente libero a tutte le Ong e le agenzie Onu che si occupano di tutelare i civili».

 
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