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Antonio Panzeri, le pressioni dal Marocco: «Convinca i socialisti». I viaggi per depistare: «Così sembrerà più credibile»

“Missione a Bruxelles”: le carte segrete della diplomazia di Rabat rivelate da un hacker

Antonio Panzeri, le pressioni dal Marocco: «Convinca i socialisti». I viaggi per depistare: «Così sembrerà più credibile»
Antonio Panzeri, le pressioni dal Marocco: «Convinca i socialisti». I viaggi per depistare: «Così sembrerà più credibile»
di Valeria Di Corrado
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 17 Dicembre 2022, 00:15 - Ultimo agg. : 18 Dicembre, 00:02
4 Minuti di Lettura

Dalla pubblicazione su internet dei “Maroc-leaks”, una serie di documenti confidenziali del governo di Rabat, si delinea il sostrato dell’inchiesta della magistratura belga sulla rete di corruzione che ha penetrato il Parlamento europeo, minando la credibilità delle istituzioni comunitarie. Un hacker è riuscito a estrapolare la fitta corrispondenza interna che la diplomazia marocchina aveva con il ministro degli Esteri di Rabat, per aggiornarlo costantemente della “Missione del Regno del Marocco” a Bruxelles, in relazione alla strategica questione del Sahara Occidentale: un territorio conteso con il Fronte Polisario, preziosissimo per il governo marocchino che estrae dal sottosuolo i fosfati (l’oro bianco). L’obiettivo della “Missione” è esercitare pressioni sull’Eurocamera e in particolare sui lavori della commissione mista Ue-Marocco, di cui sono stati presidenti nel 2011 Pier Antonio Panzeri (l’ex eurodeputato socialista arrestato), nel 2017 Abderrahim Atmoun (attuale ambasciatore marocchino in Polonia) e in ultimo l’eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino (ora sospeso dopo essere stato coinvolto nell’inchiesta).

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LA MEDIAZIONE

Da questi documenti emerge come è nato il rapporto ultradecennale che lega lo Stato del Maghreb a Panzeri, il tramite che sarebbe stato usato per “condizionare” gli altri eurodeputati socialisti, notoriamente più sensibili alla situazione dei profughi Sahrawi. C’è una missiva “urgente” in cui si fa il punto delle posizioni dei gruppi parlamentari in vista del voto della commissione Commercio internazionale sull’accordo agricolo Ue-Marocco. «C’è una forte pressione all’interno del gruppo S&D contro l’accordo, per il presunto impatto sull’agricoltura europea, ma anche per quanto riguarda la questione del Sahara, che viene sfruttata in modo opportunistico. Il gruppo ha discusso la questione in incontri qualificati come “tempestosi”, da vari contatti di questa Missione». Una «forte corrente all’interno del S&D», guidata da Panzeri, «spinge per la separazione tra l’accordo agricolo e la questione del Sahara, pur promettendo un dibattito su quest’ultimo tema agli organi competenti del Parlamento europeo, e in particolare alla commissione Affari Esteri». 

«UN ALLEATO DI PESO»

Quando la posizione di Panzeri inizia a sembrare troppo di parte, la diplomazia marocchina elabora subito la contromossa e organizza il 7 novembre 2011 un viaggio a Tindouf (in Algeria, al confine con i campi dei profughi Sahrawi), per ricostruire la sua immagini di imparzialità agli occhi dell’Eurocamera. «La visita a Tindouf è indispensabile per rafforzare la credibilità del signor Panzeri con l’Algeria e il Fronte Polisario, dopo che quest’ultimo lo ha accusato di essere pro-marocchino. Non è nell’interesse del Marocco che Panzeri sia percepito come tale - si legge nella comunicazione confidenziale inviata dall’ambasciatore presso l’Ue all’allora ministro degli Esteri di Rabat - Esiste una forte attenzione nel Parlamento europeo sulla questione del Sahara, regolarmente sollevata dagli eurodeputati e fortemente sfruttata dai pro-Polisario, che esercitano una grande pressione (specialmente sui socialdemocratici). Il miglior modo di gestire questa pressione è circoscriverla nel quadro della commissione Affari esteri e di canalizzarla attraverso Panzeri, che è in grado di essere un interlocutore credibile». Poi l’ambasciatore Menouar Alem (ora deceduto) tesse le lodi dell’ex eurodeputato socialista arrestato, parlando della sua «ambiguità costruttiva», della sua agenda politica condotta «a volte in modo pericoloso, ma sempre con tatto e maestria» e della «capacità di disturbo»: tutto questo dimostra come possa «essere un alleato di peso o un avversario formidabile». «È cosciente della delicatezza della sua visita ai campi di Tindouf (preceduta da un passaggio a Rabat di 4 giorni, ndr) e sta facendo uno sforzo notevole per non compromettere definitivamente le sue “entrature” con il Marocco», conclude la nota.

La diplomazia dello Stato maghrebino va in allarme quando Federica Mogherini (Pd) viene nominata Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri ed elabora subito una “controffensiva”. «All’origine della mozione contro il Marocco al Parlamento italiano, la Mogherini ha assunto posizioni favorevoli alla tesi dei separatisti sulla questione del Sahara. Pertanto, è necessario agire con gli amici del Marocco (alti funzionari europei e membri del partito S&D, in particolare Gilles Pargneaux e Antonio Panzeri) per sensibilizzare su questo tema», si legge in una nota confidenziale dell’11 settembre 2014. Passano gli anni e Panzeri continua a esercitare la sua “influenza” sulla questione del Sahara: nel 2019 vota - insieme ad altri 414 eurodeputati - l’accordo sulla pesca che includeva esplicitamente anche il Sahara occidentale; annullato nel 2021 dalla Corte di Giustizia europea, proprio perché elaborato senza il consenso della popolazione Sahrawi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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