Azovstal, l'ex capo dell'intelligence Mario Mori: «I russi l'hanno studiata bene, ora quei soldati gli servono vivi»

«La resa dei combattenti del Reggimento d'Azov è manna dal cielo per i russi, utilizzeranno i prigionieri per la propaganda. E sicuramente ne faranno un film»

Azovstal, l'ex capo dell'intelligence Mario Mori: «I russi l'hanno studiata bene, ora quei soldati gli servono vivi»
Azovstal, l'ex capo dell'intelligence Mario Mori: «I russi l'hanno studiata bene, ora quei soldati gli servono vivi»
di Marco Ventura
Giovedì 19 Maggio 2022, 07:26 - Ultimo agg. 17:54
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«La resa dei combattenti del Reggimento d'Azov è manna dal cielo per i russi. Mosca cercherà ora di dimostrare che aveva una parvenza di senso l'invasione dell'Ucraina per de-nazificarla: li userà per contrapporli alla narrativa ucraina dei crimini di guerra commessi dai soldati russi». Ex capo del Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri (Ros), e per cinque anni dell'Intelligence italiana anti-terrorismo (Sisde), il generale Mario Mori ha seguìto ogni fase dell'assedio dell'acciaieria di Mariupol. «Sicuro ne faranno un film», dice.

Dopo il 2014, il Reggimento d'Azov è stato inquadrato nella Guardia Nazionale ucraina: niente più scorie filo-naziste?

«Nei comportamenti, nelle forme e nei simboli, i combattenti dell'Azov hanno quell'origine e quell'impostazione.

Tanto basta perché i russi li sfruttino adesso per dimostrare la validità del loro intervento. Non credo che li uccideranno. Anzi, li gestiranno con attenzione, quelli che si sono arresi e quelli che ancora devono arrendersi. Ai russi servono in vita, non serve farli morire, sono merce mediatica. Per gli ucraini, invece, sono solo prigionieri da scambiare».

Quindi diventeranno strumenti della propaganda russa?

«Certo. Li terranno per processarli. E vorranno vedere quanti saranno i russi portati alla sbarra dall'altra parte. Penso a quel sergente russo di 21 anni esposto pubblicamente come criminale»

Come hanno potuto resistere così a lungo, in condizioni estreme, dentro l'acciaieria?

«Erano molto motivati, e poi avevano previsto questo tipo di attacco e si erano organizzati, probabilmente pensavano che una resistenza prolungata avrebbe consentito alla Nato o agli ucraini stessi di intervenire per estrarli. Sul piano strategico e militare, l'Azov è servito all'Ucraina per dimostrare la propria forza, la capacità di resistere, ma in fondo l'Azov rispondeva solo a se stesso, non era un vero reparto dell'esercito ucraino ma aggiunto, incamerato dopo il 2014: una realtà molto difficile da gestire. Un paragone forse non del tutto calzante è quello con gli arditi del 15-'18, che erano reparti autonomi. Quelli dell'Azov sembrano inquadrati, ma conducono comunque una guerra loro. Ho visto una foto del medico del Battaglione d'Azov e confesso che fa una certa impressione»

La Nato non sarebbe potuta intervenire per salvarli?

«No, infatti. A meno che non si rivelasse come una macchina offensiva che attacca la Russia. È pur vero che la Nato di azzardi un po' ne ha fatti, ma entrare e combattere direttamente in territorio ucraino sarebbe stato troppo. In questa guerra siamo sul filo del rasoio. Può sempre venir fuori il dottor Stranamore di turno che fa l'errore epocale, come a Sarajevo nel 1914, quando scoppiò la guerra senza che nessuno lo volesse. Anche qui stiamo tutti scherzando col fuoco»

Però non c'è dubbio che l'Ucraina è stata invasa.

«L'invasione è un dato di fatto, poi però ci sono due tipi di approccio. Uno è quello giornalistico: c'è un invasore e c'è un invaso. L'altro, storico, è quello di Canfora o Cardini, che la mettono su un altro piano e allora ciò che è semplice, improvvisamente diventa complesso».

Possibile che i russi non siano riusciti a conquistare l'acciaieria e abbiano dovuto aspettare la resa dell'Azov?

«Non hanno voluto i russi conquistarla, avrebbero perso troppi uomini: prima o poi gli ucraini si sarebbero dovuti arrendere. I russi avrebbero potuto usare le armi più potenti ma sarebbe stata una tragedia, anche mediatica. Da subito devono aver pensato che la resa del battaglione d'Azov sarebbe diventata uno strumento per la loro propaganda e l'hanno gestita con calma. Avrebbero potuto usare gas, lanciafiamme, bombe di penetrazione, invece l'hanno studiata bene. Hanno aspettato che Leonida e i 300 spartani si consegnassero I tempi sono diversi da quelli delle Termopoli. Va detto che sul piano umanitario, quanto successo a Mariupol e nell'acciaieria è gravissimo: chissà quanti sono morti solo perché non hanno avuto cure decenti»

E adesso cosa succederà?

«Sperando che non venga fuori lo Stranamore di turno di cui dicevamo prima, credo che si arriverà a una tregua, ciascuno restando sulle proprie posizioni. Kiev non accetterà mai un'amputazione del suo territorio e si creerà una tregua di lunga durata. Vige ancora quella della Guerra dei 6 giorni tra Siria e Israele, questa sarà una delle tante crisi irrisolte di cui è pieno il mondo: palestinese, siriana, libica, e adesso ucraina».

Svezia e Finlandia hanno chiesto di entrare nella Nato.

«Di fatto c'erano già, facevano esercitazioni congiunte».

 

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