Cina, Mire di Xi Jinping su Taiwan: «Pronti a usare la forza»

Xi Jinping
Xi Jinping
di Michelangelo Cocco
Sabato 12 Gennaio 2019, 15:09
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L'indipendenza di fatto di Taiwan volge al tramonto e l'Isola nella quale nel 1949 si rifugiarono i nazionalisti del Kuomintang sconfitti dal Partito comunista nella guerra civile rientrerà nell'orbita politica di Pechino? A giudicare dal discorso pronunciato ieri da Xi Jinping sembrerebbe di sì.

Durante una commemorazione per i quarant'anni della fine degli scontri militari tra Pechino e Taipei, il presidente cinese non solo ha ribadito la posizione del Partito, secondo cui Taiwan è una provincia ribelle che va riunita alla madrepatria (se necessario con la forza) ma ha indicato una road map: le parti dovrebbero «avviare approfondite consultazioni democratiche sul rapporto tra le due sponde dello Stretto e il futuro della nazione cinese e raggiungere un accordo provvisorio per lo sviluppo di legami pacifici».

Secondo Xi le future relazioni tra la giovane democrazia taiwanese e il regime autoritario cinese vanno regolate in base allo stesso principio «un Paese due sistemi» che tutela le libertà fondamentali nelle regioni ad amministrazione speciale di Hong Kong e Macao. Il leader cinese ha aggiunto che la riunificazione è un elemento chiave di quel «rinnovamento nazionale» che costituisce il suo governo.

I contatti ufficiali con Pechino sospesi dal 2016, quando a Taipei si insediò Tsai Ing-wen, leader dell'indipendentista Partito progressista democratico. Ieri la presidente ha risposto che «Taiwan non accetterà mai lo schema un Paese due sistemi, perché la grande maggioranza della popolazione è contraria». Ma Tsai è sempre più debole: il suo DPP ha perso consensi a vantaggio del Kuomintang, favorevole a un rapporto più stretto con Pechino, mentre Salvador, la Repubblica Dominicana, Panama e Sao Tomé e Principe hanno ceduto alle pressioni di Pechino voltando le spalle all'Isola, riconosciuta solo da 16 Stati e dal Vaticano. Inoltre le difficoltà economiche dell'Isola favoriscono l'influenza di Pechino. Proprio per fronteggiare arginare l'ascesa di Pechino, il 31 dicembre Trump, ha firmato una legge (Asia Reassurance Initiative Act) che stanzia 1.500 miliardi di dollari per i prossimi cinque anni per sostenere anche attraverso la vendita di armi gli alleati Usa nella regione, tra cui Taiwan. Xi ieri ha replicato che le relazioni con Taiwan «fanno parte della politica interna cinese» e che «le interferenze straniere sono intollerabili».

 
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