La guerra come si spiega ai bambini? Dalle favole ai giochi, i messaggi "giusti" e perché è importante rassicurarli

Gli esperti: bisogna evitare che il tema del conflitto diventi predominante nelle loro giornate

Come spiegare la guerra ai bambini? Dai giochi alle favole, i consigli (e come tutelarli)
Come spiegare la guerra ai bambini? Dai giochi alle favole, i consigli (e come tutelarli)
di Graziella Melina
Lunedì 7 Marzo 2022, 11:30 - Ultimo agg. 16:27
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Bambini al freddo che scappano per strada tenuti per mano dalla mamma. Nascosti nei rifugi, al buio. Altri, sporchi di sangue, avvolti in una coperta sembrano ormai immobili. E a guardarli, davanti allo schermo di un televisore o di un cellulare, altri bambini, perplessi e disorientati. La guerra fa paura, non solo ai grandi. «Le immagini drammatiche che anche i più piccoli vedono in questi giorni - spiega Daniela Chieffo, responsabile di psicologia clinica del Policlinico Gemelli di Roma - evocano angoscia. Bisogna tutelarli con una informazione idonea». Ma non è semplice spiegare l’orrore della guerra ai più piccoli. Non sempre è possibile trovare le risposte più adatte. «I bambini devono essere informati su cosa sta accadendo - rimarca la psicologa - la verità deve essere detta ma sempre con una chiave di lettura specifica: bisogna rassicurarli sul fatto che tutto si risolverà. Devono sentirsi protetti. Devono sapere che si sta facendo il possibile per salvare le persone che stanno fuggendo dalle loro case».

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Da favole e giochi alla realtà

Del resto, di guerre e conflitti i bambini ne hanno già sentito parlare. «Anche i più piccoli conoscono il concetto della lotta di potere. Lo hanno scoperto leggendo le favole. Lo hanno imparato a scuola. Sanno che esiste lo scontro tra il bene e il male. E poi i bambini di oggi sono molto più attenti alla realtà che li circonda, ascoltano i media. Negli stessi giochi che utilizzano c’è una componente di potere, conflitto e a volte persino violenza. Ma è importante che adesso esprimano i loro interrogativi e i disagi anche con un disegno, che è spesso lo strumento migliore per comunicare con i grandi». Ma bisogna evitare che il tema della guerra diventi predominante nelle loro giornate. «I nostri bambini stanno vedendo immagini spesso terribili, le case distrutte dalle bombe.

Situazioni drammatiche che possono sviluppare ansie. È importante evitare la visione di certe situazioni filtrando i servizi da far vedere. E soprattutto è bene spiegare che sono protetti e tutelati».

Come tutelare i bambini

Per aiutarli a superare le difficoltà emotive di questo periodo è poi senz’altro utile puntare sul senso della solidarietà. «Per esempio - suggerisce Chieffo - si possono riproporre storie sull’importanza dell’amicizia, dell’essere uniti, sul senso della nostra solidarietà. Il bambino che va con i genitori a comprare cibo per le famiglie sfollate sente sicuramente meno il senso dell’angoscia. Capisce che sta facendo qualcosa di utile, si sente parte attiva». Ma per riuscire a far sentire protetti i bambini è fondamentale che gli adulti non si facciano prendere dall’ansia. «Bisogna considerare le emozioni dei genitori - ricorda la psicologa del Gemelli - Non dimentichiamo che gli stessi adulti hanno trascorso già un periodo molto difficile a causa della pandemia. Tante coppie sostengono di avere paura per le incertezze del futuro. Non dobbiamo dimenticare che la popolazione è ancora molto vulnerabile».

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E se i genitori si sentono angosciati è difficile che i bambini non se ne accorgano. «In alcuni casi può essere utile un sostegno, un supporto per risolvere le incertezze. Ma soprattutto per evitare che i bambini sviluppino ansie bisogna comunicare con chiarezza, bisogna avere idee precise e incoraggianti sulle prospettive future. Spesso la confusione dei grandi genera disorientamento anche nei più piccoli. La comunicazione deve essere sempre lineare». A complicare la situazione, c’è poi il flusso di notizie e di foto divulgati senza alcun senso del pudore per le vittime. «Nei soggetti più sensibili - mette in guardia Chieffo - le immagini che vengono riproposte senza alcun filtro possono provocare un malessere psichico importante in una porzione della popolazione vulnerabile». A cominciare dagli adolescenti, oppure dalle persone che hanno sofferto lutti ricorrenti durante la pandemia. «Dobbiamo dunque stare molto attenti, perché la visione continua e insistente di immagini drammatiche - rimarca Chieffo - può generare ancora di più disordini psichici. È importante osservare se i sintomi o il malessere del bambino o dell’adolescente nascono in modo repentino oppure cambia improvvisamente il comportamento. Se per esempio la difficoltà del piccolo a relazionarsi con gli altri persiste per un periodo prolungato, è bene rivolgersi ad un esperto».

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