Elezioni Usa, la notte di Kamala Harris: storica nomination alla vicepresidenza

Convention democratica, la notte di Kamala Harris: «Stati Uniti più inclusivi con Joe Biden»
Convention democratica, la notte di Kamala Harris: «Stati Uniti più inclusivi con Joe Biden»
Giovedì 20 Agosto 2020, 00:37 - Ultimo agg. 06:52
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La senatrice Kamala Harris ha ricevuto ufficialmente nella terza serata della convention dem la nomination per la vicepresidenza, facendo la storia come prima donna di origini afroamericane e indiane a ricoprire questa carica. Quattro anni fu Hillary Clinton a rompere un altro soffitto di cristallo, anche se non quello più alto, diventando il primo candidato donna di un grande partito alla Casa Bianca. «Dichiaro che Kamala Harris è eletta candidata democratica per la vicepresidenza», ha detto il presidente della convention dem Bennie Thompson dopo l'appello per i voti.

Lo hanno subito chiamato il 'Kamala day'. Alla convention dem ecco la notte della storica nomination della 55enne senatrice californiana a vicepresidente, prima donna di origine afroamericana e indiana a ricoprire questo incarico: una 'pioneer', come il nome in codice scelto per il Secret Service che ora la protegge.

Un rito che segue l'incoronazione del 77enne Joe Biden, suggello del suo terzo tentativo dal 1988, con l'endorsement di tre presidenti (Barack Obama, Bill Clinton e Jimmy Carter) e il glamour kennediano della figlia di Jfk: «È l'onore della mia vita», ha twittato dopo aver abbracciato felice e commosso la moglie italo-americana Jill, protagonista di un toccante discorso sugli Usa da ricostruire come una famiglia lacerata, «con amore, coraggio e piccoli atti di empatia».

Kamala Harris, l'ex procuratrice di ferro che vuole essere “pioneer” alla Casa Bianca

Per Kamala Harris il discorso politico più importante e difficile della sua carriera: deve mettere sotto accusa Donald Trump, illuminare l'immagine del 'vecchio Joè, attrarre i voti delle donne e delle minoranze ma soprattutto conquistare gli elettori più progressisti ancora scettici anche su di lei e sul suo passato da procuratrice generale della California. Solo così può accreditarsi, in caso di vittoria, come la futura leader del partito per la Casa Bianca, evitando la fronda ideologica e generazionale di una sinistra che scalpita contro la vecchia guardia di leader ultrasettantenni e l'apertura a repubblicani antiabortisti come John Kasich o guerrafondai come Colin Powell.

 

Il discorso

Kamala Harris mostra una visione di una nazione più inclusiva dove tutti sono i benvenuti, con le stesse opportunità e la stessa protezione secondo la legge. Parla anche del bisogno di eleggere Joe Biden, mostrando il suo compagno nella corsa alle presidenziali come l'unico leader per questi tempì, mettendo in contrasto la fallimentare leadership di Donald Trump, e spera che la gente si riconosca nel suo discorso. 

E l'ex presidente Barack Obama: «Vi chiedo di credere nella capacità di Joe e Kamala di guidare il nostro Paese fuori delle tenebre e ricostruirlo meglio».



La Harris, pur essendo una moderata, si è già spostata verso i liberal sponsorizzando dopo la morte di George Floyd la riforma della polizia e sostenendo le proteste razziali, mentre il marito Doug Emhoff si è preso un congedo dal grosso studio legale dove lavora per evitare potenziali conflitti di interesse.

A darle una spinta c'è anche Barack Obama, suo grande estimatore e tuttora la figura più popolare nel Paese insieme alla moglie Michelle. L'ex presidente, ugualmente protagonista nella notte, attacca il tycoon e la sua «politica del cinismo», compreso il suo tentativo di sabotare il voto per posta, anche se ieri il 'trumpianò capo delle Poste Louis DeJoy ha fatto marcia indietro sospendendo i tagli al servizio sino alle elezioni.


Ma Obama nel suo discorso parla anche in termini più personali del suo ex vice, assicurando che ha «l'esperienza e il carattere» per guidare il Paese in questo momento di crisi, riportando normalità e decoro nell'ufficio Ovale dopo gli anni caotici di Trump.

È la notte non solo di Kamala Harris ma anche delle altre 'nasty women', le donne cattive, come le chiama il tycoon con un termine chiaramente sessista: Hillary Clinton, Elizabeth Warren e Nancy Pelosi. La più attesa l'ex segretario di Stato ed ex candidata presidenziale Hillary Clinton: il suo è un ritorno agrodolce, tra i rimpianti della sconfitta del 2016 e la voglia di rivincita alle prossime elezioni contro un presidente che non risparmia da critiche feroci.

Dalla senatrice liberal Warren invece, protagonista mancata della corsa alla Casa Bianca ma ancora con un grosso seguito e papabile per un posto in un eventuale governo Biden, ci si aspetta un appello all'unità per salvare la democrazia. Come ha già fatto Bernie Sanders, l'altro idolo della sinistra. Ma l'ala progressista vuole garanzie sull'agenda e un rinnovamento vero di un partito che continua a dare spazio ai grandi vecchi del passato come i Clinton, John Kerry, Chuck Schumer, Nancy Pelosi, riservando solo un minuto o poco più alla deputata Alexandria Ocasio-Cortez, la giovane star democratica che sa parlare a milioni di millennial.

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