Coronavirus, Colombia choc: catene di legno e ore sotto il sole per chi vìola la quarantena. Bastonate in India

Coronavirus, Colombia choc: catene di legno e ore sotto il sole per chi vìola la quarantena
Coronavirus, Colombia choc: catene di legno e ore sotto il sole per chi vìola la quarantena
di Francesco Padoa
Giovedì 23 Aprile 2020, 13:06 - Ultimo agg. 19:16
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Non volete stare a casa in quarantena per l'epidemia? Non avete soldi per pagare le multe? Allora vi mettiamo alla berlina, in mezzo alla strada, così imparate. Seduti a terra, con i piedi incatenati in una trave di legno, una vera e propria gogna, come lo strumento punitivo, di contenzione, di controllo, di tortura, utilizzato prettamente durante il Medioevo. Solo che non vengono imprigionate mani e testa, ma solo i piedi. Questa incredibile, sicuramente arcaia forma di punizione, è in uso in questi giorni di quarantena a Tuchin, comune colombiano situato nella parte settentrionale del dipartimento di Cordova. La sua popolazione è indigena, discendente dell'etnia Zenú. La misura si applica a coloro che non rispettano l'isolamento per il coronavirus e transitano per le strade del piccolo comune, cuore del Paese per la produzione del cappello vueltiao, ovvero il particolare sombrero colombiano. I “colpevoli” vengono esposti al sole, la prima volta per 20 minuti, ma se la violazione della quarantena è ripetuta, il tempo della punizione aumenta progressivamente.

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Durante il periodo di espiazione, il punito deve anche ascoltare una ramanzina, nello specifico un discorso sui rischi del virus e sulle misure da prendere per evitare di contrarre la malattia. Ma, ovviamente, di mascherine neanche a parlarne: tutti giù per terra, immobilizzati, ma appiccicati uno a l'altro. E se uno fosse positivo? Che errore da parte delle autorità. Ma il sindaco di Tuchín, Alexis Salgado, ha affermato che questa misura che viene gestita dalla guardia indigena ha il sostegno e l'accompagnamento delle autorità civili comunali.
«È importante dire che questa misura fa parte delle sanzioni contemplate nella legge di autogoverno del popolo Zenú: è una sanzione preesistente che fa parte del regime disciplinare e sanzionatorio per i membri della riserva», ha affermato. Salgado ha spiegato anche che l'applicazione di questo tipo di sanzione consente ai tuchineros di mantenere la loro identità perché l'antica misura rappresenta la vera autorità per il popolo Zenú.

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«Questa sanzione viene applicata al fine di preservare il quadro istituzionale e rispettare gli usi e i costumi del popolo Zenú – ha aggiunto - Vogliamo essere un esempio di rispetto e dimostrare che, nonostante la diversità che esiste nel nostro territorio, le istituzioni si uniscono per proteggere la salute di tutti. Se imponiamo una sanzione economica ai tuchineros, la stragrande maggioranza non avrà modo di pagarla, ma se ricorriamo a queste pratiche tipiche della loro cultura, stiamo applicando la legge e mantenendo in vita le loro tradizioni». Il sindaco ha poi sottolineato come poche ore l'inizio della applicazione della misura di “contenimento” imposta dalla polizia e dall'esercito, i risultati sono stati favorevoli e la presenza di persone nelle strade è diminuito.

Ma il altri Paaesi succede anche di peggio. In India, per esempio, dove in alcune città le forze dell’ordine preferiscono adottare misure ben più pesanti. I trasgressori della quarantena sono costretti a fare esercizi fisici in mezzo alla strada, come squat, piegamenti e flessioni. In altri casi invece sono scherniti e additati davanti a tutti: vengono costretti a restare accovacciati per strada stando all’interno di cerchi disegnati per terra. In città come Mumbai, Mau e Nagpur gli agenti invece sarebbero stati visti bucare le ruote delle auto oppure ricorrere a sonore punizioni corporali, brandendo bastoni e manganelli contro i trasgressori. Il dibattito sui social indiani in questi giorni è diventato infuocato. In tanti si lamentano degli abusi e delle vessazioni continue. Denunciati casi in cui sono stati percossi e arrestati persino lavoratori autorizzati e medici. E ad un gruppo di turisti è anche toccato di dover scrivere 500 volte “I’m sorry” su un foglio, come punizione per aver violato il lockdown in India. Il gruppo di stranieri è stato sorpreso dalla polizia mentre passeggiava indisturbato per la città di Rishikesh senza mantenere le distanze previste.

 

 

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