Coronavirus, la Spagna riparte: riaprono attività «non essenziali». Scende il numero di morti

Coronavirus, la Spagna riparte: riaprono attività «non essenziali». Scende il numero di morti
Lunedì 13 Aprile 2020, 09:26 - Ultimo agg. 19:44
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Nelle stazioni della metropolitana di Madrid poliziotti e volontari hanno distribuito mascherine a tutti i pendolari, diretti nuovamente al lavoro dopo settimane di blocco: una scena che, se ancora è molto lontana dalla normalità, mostra il volto di un Paese che tenta di riavviare il motore della propria economia, indebolita dalle misure adottate per far fronte all'emergenza sanitaria. Dalla Spagna all'Austria, dalla Germania alla Danimarca, l'Europa cerca timidamente di ripartire e di passare alla cosiddetta fase 2 dell'epidemia da coronavirus, anche se altri come Francia e Gran Bretagna mantengono il lockdown. 

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Mentre sullo sfondo resta sempre viva la preoccupazione per una possibile seconda ondata di contagi: ad alimentare la paura, i dati che arrivano dalla Cina, avamposto della pandemia e ora di nuovo alle prese con un aumento delle infezioni, sia di origine locale sia importate dall'estero. Indossare una mascherina protettiva diventerà la norma per poter riprendere la vita di sempre, o qualcosa che le somigli, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità. Tutti dovranno difendersi. In Spagna, il governo ha deciso di distribuire 10 milioni di questi dispositivi nel corso della settimana per accompagnare il rientro nelle fabbriche e nei cantieri degli operai dei comparti edile e manifatturiero, primi settori 'non essenziali' a riaprire i battenti. Nel Paese il bilancio delle vittime è tornato nuovamente a scendere - 517 morti in 24 ore - e i nuovi contagi si sono attestati al livello più basso da tre settimane a questa parte. Una tendenza, frutto delle misure di confinamento adottate dal governo, che ha convinto il premier Pedro Sanchez ad allentare la morsa delle restrizioni. Anche se la ripartenza è stata contestata e ritenuta imprudente da molti operatori sanitari e da una parte delle forze politiche e amministrazioni territoriali, come la Catalogna. La maggior parte della popolazione tuttavia resterà ancora bloccata nelle proprie case, mentre negozi, bar e altri spazi pubblici rimarranno chiusi almeno fino al 26 aprile. «Sono ancora misure difficili ma dobbiamo mantenerle in atto, nonostante le cifre», ha ammonito il ministro della Sanità Salvador Illa. 

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In Austria, tra i primi Paesi a decidere la chiusura dopo l'Italia e tra i primi che ora ripartono dopo avere appiattito la curva dei contagi, la mascherina sul viso sarà obbligatoria per clienti e lavoratori dei piccoli negozi e delle aziende artigiane, che riaprono domani, a esattamente un mese di distanza dal lockdown deciso dal cancelliere Sebastian Kurz. Anche sui mezzi pubblici scatterà l'obbligo di coprire naso e bocca, già in vigore nei supermercati, e sempre domani saranno riaperti i giardini pubblici statali, seppure con limitazioni. A maggio, se tutto andrà bene, potranno essere riavviati tutti gli altri negozi più grandi e i parrucchieri. A seguire, bar, ristoranti e alberghi. In Danimarca, dopo settimane di chiusura per l'emergenza, da mercoledì inizieranno a tornare a scuola e negli asili i bambini, a scaglioni. E i prossimi a ripartire potrebbero essere i tedeschi: anche la Germania si muove verso una progressiva revoca delle restrizioni, man mano che continua a scendere il numero di nuovi contagi e mentre i morti restano molto al di sotto del livello registrato in altri Paesi europei. L'accademia delle scienze nazionale ha raccomandato un graduale allentamento delle misure: il parere sarà la base per una decisione che sarà presa mercoledì dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dai presidenti dei 16 Land.​
 

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