Covid 19, Johnson: «Ho visto la morte, i medici mi hanno salvato la vita»

Covid 19, Johnson: «Ho visto la morte, i medici mi hanno salvato la vita»
​Covid 19, Johnson: «Ho visto la morte, i medici mi hanno salvato la vita»
Lunedì 13 Aprile 2020, 20:02 - Ultimo agg. 21:00
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Due giorni in bilico sulla lama del destino: di qua la vita, la buona stella un uomo di 55 anni allo zenit della sua parabola di leader, fra 'Brexit done', trionfi elettorali, persino un altro matrimonio e un altro figlio in arrivo; di là la fine di tutto per mano di un killer invisibile, di un virus sconosciuto. Boris Johnson ha raccontato così, quasi come una partita a scacchi con la morte, il ricovero in ospedale e la battaglia all'ultimo respiro, all'ultima boccata d'ossigeno, chiusasi ieri dopo una settimana nelle corsie del St Thomas di Londra, incluse tre notti da incubo in terapia intensiva, con il ritorno a casa: guarito, assicurano i medici, proprio nel giorno della Pasqua di Resurrezione. La storia di un redivivo, a seguire la narrativa ripresa da gran parte dei media britannici, in un Regno Unito che in larga misura sembra stringersi attorno al suo primo ministro. Ma dove non pare possibile velare le angosce e qualche polemica per uno scenario segnato ancora da una valanga di morti e di contagi: 717 decessi in più registrati nelle ultime 24 ore fino a oltre 11.000, sebbene con una curva d'incremento in calo rispetto ai record della settimana scorsa; e 88.621 casi diagnosticati. Numeri che spaventano, ma restano di sfondo in molti titoli di prima pagina. Dove, almeno per un giorno, giganteggia ancora l'immagine un Johnson provato e dimagrito, quanto fermo nel tono di voce, nel video messaggio alla nazione di quasi 6 minuti registrato subito dopo l'uscita dall'ospedale. Messaggio in cui il primo ministro conservatore ha rivolto un elogio e un grazie di cuore ai medici che l'hanno curato, agli infermieri, a un servizio sanitario pubblico (Nhs) «alimentato - ha intonato quasi lirico - dall'amore».

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E in particolare a «Jenny e Luis», neozelandese lei, portoghese lui, gli angeli della rianimazione che gli sono stati accanto ossigeno alla mano nelle 48 ore decisive, quando il pendolo fra luce e tenebra avrebbe «potuto andare in un senso o nell'altro». Un'esperienza estrema, nelle parole di BoJo: «Mi hanno salvato la vita, non c'è dubbio». E che lascia come traccia l'ennesimo appello ai britannici a stare in casa, a prendere sul serio un'emergenza di fronte alla quale il suo stesso governo è stato accusato, come altri, d'aver inizialmente oscillato, prima di arrivare a quel lockdown che ora il premier chiede alla gente di rispettare. Lockdown - soggetto ad alcune violazioni di troppo nei parchi d'oltremanica durante il soleggiato weekend pasquale - destinato a una proroga già preannunciata al di là del rito della «revisione» al via oggi dopo tre settimane piene. L'ultima parola, riferisce Downing Street, spetterà al consiglio dei ministri sotto la presidenza di Dominic Raab, il titolare degli Esteri divenuto supplente di Johnson. Il premier, dimesso dopo l'esito di un secondo test al coronavirus risultato finalmente «negativo», ha precisato un portavoce, gli ha parlato nelle ultime ore, ma per il momento non potrà tornare al lavoro: confinato nella residenza di campagna di Chequers, 55 chilometri da Londra, per un numero imprecisato di giorni di convalescenza e riposo assoluto con la 32enne promessa sposa Carrie Symonds, incinta di 6 mesi e a sua volta reduce dal contagio.

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A Raab e al resto della compagine spetterà intanto affrontare le polemiche su un'epidemia che continua a galoppare, malgrado i primi «segnali positivi» di stabilizzazione verso il basso della curva di diffusione, e sulle denunce di protezioni personali ancora insufficienti per lo staff di diversi ospedali, lodi e peana all'Nhs a parte. «Non dico che non abbiamo difficoltà, ma stiamo recuperando», si è difeso Raab nel briefing di oggi, dopo aver confermato che il lockdown per ora proseguirà. «C'è molta strada da fare, ma stiamo iniziando a vincere la lotta», ha aggiunto. Resta da vedere se in tempo per scongiurare la funesta previsione di sir Jeremy Farrar, uno dei membri del comitato scientifico consultivo dello stesso governo (Sage), secondo cui di questo passo il Regno potrebbe alla fine avere «uno dei peggiori, se non il peggior» bilancio di vittime in Europa.
 

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