Dimitris Avramopoulos: «Per ridurre gli sbarchi serve inasprire la lotta ai trafficanti»

Dimitris Avramopoulos: «Per ridurre gli sbarchi serve inasprire la lotta ai trafficanti»
Dimitris Avramopoulos: «Per ridurre gli sbarchi serve inasprire la lotta ai trafficanti»
di Teodoro Andreadis Synghellakis e Fabio Veronica Forcella
Domenica 1 Dicembre 2019, 00:00 - Ultimo agg. 09:57
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Soddisfatto per il lavoro svolto e per aver reso l’Unione europea «più attrezzata per affrontare le sfide migratorie future», il Commissario europeo per i migranti, Dimitris Avramopoulos, ripercorre i cinque anni del suo mandato alla Commissione europea. Ringrazia l’Italia e i paesi che la scorsa settimana hanno applicato l’Accordo di Malta e, parlando a Il Messaggero, vede positivamente un possibile ingresso della Lega di Matteo Salvini nel PPE, sempre che «le posizioni politiche della Lega in materia di migrazione e sicurezza si avvicinino all’Europa». 

Commissario, oggi termina il suo mandato. Ha dovuto fronteggiare una crisi migratoria senza precedenti, è cosi?
«Assolutamente sì. All’improvviso nel 2015 la crisi dei migranti è salita in cima non solo all’agenda europea, ma anche mondiale. Come Ue abbiamo fatto molta strada. Insieme, consegniamo risultati tangibili, con solide basi per il futuro».

I più importanti?
«Gli hotspot, nati per rispondere in modo rapido ed efficiente. Più di 2300 agenti dispiegati dalla Guardia costiera e di frontiera europea, dall’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo e da Europol. Oltre 11 miliardi di euro di finanziamenti dell’UE sono stati destinati all’ immigrazione e alla gestione delle frontiere. Quasi 35.000 persone sono state redistribuite all’interno dell’Ue dall’Italia e dalla Grecia e dall’estate del 2018, sono stati più 1.100 i ricollocamenti volontari». 

Sul delicato tema dei richiedenti asilo?
«Circa 63.000 rifugiati sono stati reinsediati nei paesi dell’Unione e gli Stati membri hanno promesso altri 30.000 reinsediamenti per il prossimo anno. Mi creda, abbiamo reso l’Ue più attrezzata per affrontare le sfide migratorie attuali e future».

Per la prima volta 4 paesi membri hanno applicato di fatto l’accordo di Malta. Si tratta del meccanismo automatico di redistribuzione su cui lei ha tanto insistito?
«Come prima cosa voglio ribadire la mia gratitudine verso l’Italia per aver accettato tre navi negli ultimi giorni, salvando centinaia di vite. Il vostro paese, insieme ad altri Stati membri, ha compiuto un gesto esemplare di solidarietà europea. Spero che questo porrà le basi per una futura redistribuzione volontaria, fino a quando non si arriverà a un nuovo Regolamento di Dublino e alla riforma generale dell’Asilo».

Intanto, però, l’Europa assiste all’ennesimo naufragio con altri morti a largo di Lampedusa. L’impressione è che siano ripartiti gli sbarchi...
«Siamo di fronte, ogni volta, a tragedie molto dolorose. Gli sbarchi non sono ricominciati. Continuano, anche se in modo limitato. Rispetto al 2015 la situazione è decisamente migliore e gli arrivi irregolari sono scesi a livelli record. Ma dobbiamo vigilare sulle instabilità di paesi vicini, non ultimi la Siria e la Turchia, con il conseguente aumento di arrivi in Grecia».

Riaprire i porti significa più partenze, più sbarchi, più morti o pensa, al contrario, che l’accoglienza debba sempre prevalere?
«Non c’è una risposta valida per tutti, perché la migrazione è un fenomeno complesso. Non è matematica o una semplice storia di causa ed effetto. I motivi per cui le persone migrano o fuggono sono complessi. L’Unione opera all’interno di un chiaro quadro giuridico di principi europei e internazionali. Abbiamo il dovere di salvare vite umane e di offrire un porto sicuro, quando le persone arrivano nelle nostre acque. Dobbiamo continuare a ridurre le partenze irregolari, combattendo le reti dei trafficanti che mettono a rischio la vita di soggetti vulnerabili». 

Il nuovo Commissario europeo agli affari economici Paolo Gentiloni ritiene fondamentale trasformare i flussi irregolari dalla Libia in ingressi regolari attraverso corridoi umanitari e quote. E, cosa pensa del Memorandum di collaborazione tra Italia e Libia?
«Ho piena fiducia nella competenza e nel ruolo dell’onorevole Gentiloni come nuovo Commissario europeo, ma non voglio commentare i commenti. Quello che posso dire è che la Commissione ha sempre onorato le proprie responsabilità e rispettato i propri standard, compresa la Convenzione di Ginevra. Per quanto riguarda la cooperazione tra Italia e Libia, è di natura bilaterale».

Lascia un’Unione europea con molte sfide ed alcune importanti divisioni. Anche nel PPE, di cui il suo partito Nuova Democrazia fa parte, c’è chi è possibilista e chi è contrario ad un futuro ingresso della Lega di Matteo Salvini. Lo ritiene plausibile?
«Seguo la politica italiana, è un paese che amo profondamente. Ho avuto una buona collaborazione con tutti i ministri degli interni italiani. Il caso di Salvini è particolare. Se si dimostra che le sue posizioni politiche in materia di migrazione e sicurezza si stanno avvicinando a ciò di cui l’Europa ha bisogno oggi, non può che essere positivo. E qualsiasi convergenza ideologica e politica con i principi di base, con le norme e la filosofia del PPE non può che essere altrettanto positiva. Tuttavia, spetta a Matteo Salvini e alla leadership del PPE cercare di trovare un terreno e, soprattutto, una comune prospettiva europea. Ma tutto questo si vedrà».

Il suo paese ha attraversato una crisi economica e sociale devastante. Che Grecia trova al suo ritorno da Bruxelles?
«Troverò un nuovo clima politico. Kyriakos Mitsotakis (ndr: il nuovo Premier greco), ha già creato un futuro favorevole per i cittadini e l’economia del paese, con un nuovo ruolo che la Grecia può svolgere nella regione. È vero che i greci hanno sofferto negli ultimi 10 anni. Il ritorno all’unità nazionale e sociale sarà il tratto distintivo del futuro ellenico. Condivido e credo nelle priorità dell’attuale governo e sono al fianco del Premier Mitsotakis, impegnato a rimettere in carreggiata il paese».

Quanto a lei Commissario? Cosa c’è dopo le sfide impegnative nel campo della sicurezza e della migrazione?
«Sono felice di tornare a casa e orgoglioso di ciò che ho realizzato, sia per l’Europa che per la Grecia. Metterò al servizio del mio paese la ricchezza delle esperienze europee, unite ad un autentico dovere patriottico. Come ho sempre fatto».
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