Usa, Corte Suprema e aborto: cos'è la sentenza Roe v. Wade

Gli Stati repubblicani hanno già varato negli ultimi anni leggi molto restrittive sull'interruzione di gravidanza e citano questa sentenza (contestandola)

Diritto aborto Usa: le sentenze chiave che la Corte Suprema vuole annullare
Diritto aborto Usa: le sentenze chiave che la Corte Suprema vuole annullare
Martedì 3 Maggio 2022, 16:38 - Ultimo agg. 17:24
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Il diritto all'aborto negli Stati Uniti non è nella Costituzione, è sancito grazie a una sentenza del 1973. La sentenza Roe v Wade. Questo diritto, ora, è in bilico perché la Corte Suprema lo ha messo in discusione in un documento in cui si esprime l'opinione della maggioranza dei giudici. «Roe si è clamorosamente sbagliato fin dall'inizio. Il suo ragionamento era eccezionalmente debole, e la decisione ha avuto conseguenze dannose. Roe e Casey hanno infiammato il dibattito e approfondito una divisione». Così scrive il giudice Samuel Alito nella bozza della Corte suprema degli Stati Uniti (a maggioranza conservatrice) anticipata in esclusiva da Politico. Nella bozza i giudici spiegano perché intendono abbattere la storica decisione Roe v. Wade risalente al 1973, che garantisce il diritto all'aborto, e anche la successiva decisione del 1992 (Planned Parenthood v. Casey) che mantiene quel diritto.

«Noi riteniamo che Roe e Casey debbano essere annullati», scrive nel documento Alito.

E conclude scrivendo così: «La conclusione ineludibile è che il diritto all'aborto non è profondamente radicato nella storia e nelle tradizioni della nazione. Al contrario, una tradizione ininterrotta di proibire l'aborto sotto pena di una punizione penale è persistita dai primi giorni del diritto comune fino al 1973».

 

Cos'è la Roe v Wade, la sentenza che incardina il diritto all'aborto negli Usa

La sentenza Roe v Wade prende il suo nome da Jane Roe, lo pseudonimo dato alla donna texana - che in seguito fu identificata come Norma McCorvey - che nel 1969 voleva interrompere la gravidanza del suo terzo figlio, sfidando la legge dello Stato che vietava l'aborto, tranne nei casi in cui fosse in pericolo la vita della madre. A difendere le ragioni del Texas vi era l'allora attorney general Henry Wade, così che anni dopo alla Corte Suprema arrivò il caso Roe v Wade». La Corte decise a larga maggioranza, sette giudici contro due, in favore della donna - che intanto aveva comunque avuto la sua terza figlia - stabilendo che, sebbene la Costituzione non affronti direttamente la questione del diritto all'aborto, questo viene tutelato dal diritto alla privacy, in particolare con il nono e 14esimo emendamento. Inoltre, nell'opinione della maggioranza, il giudice Harry Blackmun argomentò che negare l'accesso all'aborto provoca dei danni che comprendono la minaccia alla salute fisica e mentale delle donne, costi finanziari e stigma sociale. «Quindi noi concludiamo che il diritto alla privacy personale comprende la decisione di abortire», scriveva sostenendo che questo diritto deve «prevalere sugli interessi regolatori degli Stati».

Gli attuali giudici della Corte Suprema vogliono ribaltare questa sentenza. Dicono che era «clamorosamente sbagliata sin dall'inizio», fondata su «un'argomentazione eccezionalmente debole che ha avuto conseguenze negative» con il risultato di «infiammare il dibattito ed aumentare le divisioni: è arrivato il momento di tornare alla Costituzione e restituire la questione dell'aborto ai rappresentati del popolo». Anche se estremamente rara, la decisione della Corte Suprema di ribaltare e annullare un suo precedente è possibile.

Planned Parenthood v Casey

E se verrà confermata dalla sentenza ufficiale, che è attesa non prima di giugno, la decisione metterebbe fine ad una battaglia ideologica andata avanti in questi ultimi 50 anni, caratterizzata da altre sentenze e pronunciamenti della Corte che finora aveva sempre difeso il diritto all'aborto. Come la sentenza del 1992 nel caso Planned Parenthood v Casey in cui ha stabilito che gli Stati non possono applicare limitazioni all'aborto che creerebbero un «peso non dovuto» sulle singole donne che ricorrono all'interruzione di gravidanza. La nuova sentenza della Corte rovescerebbe completamente questo impianto, dando invece luce verde alle decine di Stati a guida repubblicana che hanno varato negli ultimi anni leggi estremamente restrittive sull'aborto, come il Mississippi che per difendere la legge che vieta l'aborto dopo 15 settimane ha messo direttamente in discussione la legalità della Roe v Wade, ottenendo - a quanto rivelato - il sostegno della Corte Suprema.

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