Donald Trump pronto al ritorno, ma nuova indagine sui conti. Biden: «Democrazia fragile»

Donald Trump pronto al ritorno, ma nuova indagine sui conti. Biden: «Democrazia fragile»
Donald Trump pronto al ritorno, ma nuova indagine sui conti. Biden: «Democrazia fragile»
Domenica 14 Febbraio 2021, 19:31 - Ultimo agg. 20:23
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Donald Trump continuerà il suo impegno in politica e il target sembrano essere le elezioni del 2024. L'obiettivo dell'ex presidente è quello di una nuova competizione elettorale come ha affermato oggi a Fox il senatore repubblicano Lindsey Graham, uno dei suoi stretti alleati. «Donald Trump è pronto ad entrare in campagna, a ricostruire il partito repubblicano e io sono pronto a lavorare con lui. Trump è il membro più energico del partito», la sua è «la forza più potente» e il «movimento Trump è in piena forma», ha aggiunto Graham, che incontrerà l'ex presidente la prossima settimana in Florida, dopo avergli telefonato al termine del processo di impeachment.

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Trump e il ritorno in pista

«Il nostro meraviglioso movimento storico e patriottico per fare l'America di nuovo grande è solo all'inizio, nei prossimi mesi avrò molto da condividere con voi e non vedo l'ora di continuare il nostro incredibile viaggio insieme»: Donald Trump ha annunciato il suo ritorno in pista poco dopo l'assoluzione anche nel secondo processo d'impeachment, liquidato come «la più grande caccia alle streghe del nostro Paese».

Una sentenza che lascia aperte le ferite inferte dall'assalto al Congresso, gli interrogativi sul futuro dell'ex presidente e del suo partito ma pure sui limiti di uno strumento politico come l'impeachment in un Congresso e in un Paese ancora fortemente polarizzati. «Questo triste capitolo della nostra storia ci ha ricordato che la democrazia è fragile. Che deve essere sempre difesa. Che dobbiamo essere sempre vigili», ha ammonito Joe Biden, sottolineando che «anche se il voto finale non ha portato a una condanna, la sostanza dell'accusa non è in discussione».

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Trump, i dubbi della stampa statunitense

All'indomani dell'assoluzione, i media americani si chiedono «what's next», cosa accadrà, e si dividono su analisi e previsioni. Non c'è dubbio che l'assoluzione confermi il ruolo dominante di Trump nel partito ma molti notano che è stato l'impeachment più bipartisan della storia, con sette senatori repubblicani che hanno votato per la condanna, dopo che dieci deputati del Grand Old Party avevano dato disco verde al procedimento. Nel primo, solo Mitt Romney ruppe le righe. Nella maggioranza dei repubblicani che hanno votato per l'assoluzione, pochi lo hanno difeso, quasi tutti si sono rifugiati nell'incostituzionalità del processo. Come il leader Mitch McConnell, che però lo ha condannato come «responsabile pratico e morale dell'attacco», suggerendo che può essere perseguito dalla magistratura ordinaria. Anche il leader repubblicano alla Camera Kevin McCarthy lo aveva accusato di avere delle responsabilità. Nonostante ciò, i repubblicani non hanno colto l'occasione per sbarazzarsi di lui perché non vogliono alienarsi i suoi 75 milioni di voti e sperano di usare la sua base per riconquistare il Congresso già nelle prossime elezioni di Midterm del 2022.

 

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I dubbi dei Repubblicani

La leadership non crede tuttavia che lui possa essere ancora il leader, con un'immagine macchiata per sempre dalle immagini dell'assalto al Capitol, che allontanerà indipendenti e moderati. Ma la sirena di Trump trascina ancora il partito, dove sono cominciate le prime purghe contro i dissidenti che hanno votato per la sua condanna: tra le prime vittime il senatore Bill Cassidy, censurato dal partito in Louisiana. Lo stesso ex presidente ha giurato vendetta ai traditori, promettendo di ostacolarli nelle elezioni del prossimo anno. Ma molti, anche tra i Gop, pensano che l'effetto Trump si dissolverà, anche perché non ha alcuna carica e alcuna piattaforma dopo essere stato bandito da tutti i social. Resta a rischio anche il suo futuro legale, con varie inchieste pendenti, comprese quella della capitale sull'assalto al Congresso e quella in Georgia sulle sue pressioni per ribaltare il voto. Intanto si è allargata l'indagine della procura di New York sulle sue finanze: l'attorney district Cyrus Vance sta indagando anche sui prestiti ottenuti dall'ex presidente per quattro delle sue proprietà più iconiche a Manhattan, tra cui la Trump Tower sulla quinta Avenue. Intanto i dem respingono le critiche di non aver insistito sui testimoni al processo per non ostacolare l'agenda di Biden e attaccano i rivali. L'affondo più duro è quello di Nancy Pelosi: la speaker della Camera ha definito «codardi» i repubblicani che hanno salvato Trump e «ipocrita» il loro leader McConnell, suggerendo che la sua condanna solo verbale sia un tentativo di non inimicarsi i donatori.

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