Elezioni Ungheria, Serbia, Francia: il “fattore guerra” sul voto. Oggi alle urne Budapest e Belgrado

La partita è tra filo Ue e amici della Russia. A Parigi primo turno il 10 aprile: Macron favorito, poi possibile ballottaggio con Le Pen

Elezioni Ungheria, Serbia, Francia: il “fattore guerra” sul voto. Oggi alle urne Budapest e Belgrado
di Mario Ajello
Domenica 3 Aprile 2022, 07:44 - Ultimo agg. 9 Aprile, 19:40
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Votazioni in tempo di guerra, urne e bombe, cabine elettorali e carri armati. Se il conflitto russo-ucraino fosse stato davvero una guerra lampo non si sarebbe intersecato con una serie di appuntamenti elettorali che stanno per inaugurarsi in vari Paesi europei. Si comincia oggi con il voto in Ungheria, dove a sfidare il premier e il sistema Orban c'è un fronte unito di tutte le opposizioni. Toccherà poi alla Francia, il 10 aprile, in un voto presidenziale reso ancora più delicato dalla situazione di massimo allarme in cui la vicenda ucraina ha messo tutte le nazioni dello scacchiere occidentale.

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Ce la farà Macron a resistere, in una riedizione del duello del 2017, all'attacco di Marine Le Pen? Oggi è anche il giorno in cui la Serbia va alle urne.

Un voto cruciale anche questo, in un Paese a suo tempo martoriato, e che è qui dietro l'angolo, diviso tra la Russia e la Ue. Si vota per il Parlamento, per il sindaco di Belgrado e soprattutto per rinnovare o meno il mandato del presidente Vulcic, al potere da dieci in una progressiva diminuzione degli standard democratici. Stavolta però, per il presidente uscente, la partita è più dura che in altre occasioni. Lo sfidante è Zdravko Ponos, un generale dell'esercito ed ex capo di Stato maggiore. Ha unito le principali sigle della galassia dell'opposizione.

TRE PAESI AL VOTO


Tre Paesi al voto, dunque, nel giro di pochi giorni. E la guerra russo-ucraina li riguarda in questo senso. In Francia c'è un leader europeista e liberale, Macron, che dall'inizio del conflitto ha cercato di ritagliarsi il ruolo di vero antagonista di Putin o comunque di guida sull'asse franco-tedesco del fronte contrario al capo del Cremlino. Mentre la Le Pen, filo-russa doc, vive questa fase con notevole imbarazzo e ha dovuto togliere dalla circolazione i volantini e le foto di lei con il suo idolo Putin. Stesso scontro tra liberali e sovranisti, tra anti-putinisti e filo-putiniani in Ungheria. A Orban che è diventato sempre di più nella Ue il grimaldello della Russia si oppone Mark-Zay, saldamente ancorato ai valori della democrazia occidentale e a Washington oltre che a Bruxelles.


Se in questi Paesi si vota sotto le bombe - che però non cadono su di loro però ma sul terreno dell'Ucraina - la speranza è che quando si voterà anche in Italia, per le Comunali del 12 giugno con referendum incorporati e 8 milioni di cittadini chiamati in cabina, la categoria Urne & Guerra risulti sorpassata perché la guerra sarà finita.

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