Stuprata per 3 giorni da Epstein, Sarah Ransome adesso accusa Ghislaine Maxwell: «Era lei la regista di tutto»

Sara Ransome stuprata 3 giorni da Epstein, adesso accusa Ghislaine Maxwell: «Era lei la regista di tutto»
Sara Ransome stuprata 3 giorni da Epstein, adesso accusa Ghislaine Maxwell: «Era lei la regista di tutto»
di Anna Guaita
Lunedì 13 Dicembre 2021, 06:23 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 08:42
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NEW YORK - Aveva 22 anni quando approdò a New York, ansiosa di lasciarsi alle spalle una giovinezza di sofferenza nella natia Scozia, e di trovare la felicità nella Grande Mela. Ma Sarah Ransome ebbe l'immensa sfortuna di incappare quasi subito su Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell e di finire invischiata in un «inferno». Nel suo libro di memorie, «Silenced no more», Sarah, oggi 37enne, ricostruisce quei 9 mesi di incubo nel 2006, in cui Epstein la violentava con implacabile regolarità fino a tre volte al giorno, mentre Maxwell si preoccupava di tenerla in forma, mandandola dai parrucchieri più costosi e obbligandola a seguire diete draconiane fatte solo di pomodori e cetrioli.

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LA TESTIMONIANZA
Sarah è di nuovo a New York, per seguire il processo contro Ghislaine.

Non è inclusa fra i nomi delle quattro giovani che Maxwell è accusata di aver reclutato, due delle quali appena 14enni, per il piacere del suo amico ed ex-fidanzato. Fa invece parte di quel gruppetto dche ha trovato un accordo extragiudiziale con Maxwell nel 2018, ma vuol comunque essere presente al processo per poter «guardare Ghislaine negli occhi se verrà condannata». Lo ha confessato in una lunga intervista al quotidiano londinese Daily Mail, concessa in occasione dell'uscita del libro. Il processo è in fase di riposo per qualche giorno, e riprenderà giovedì con la parte dedicata alla Difesa.

La 59enne ereditiera britannica rischia di finire in carcere per il resto dei suoi giorni. Dopo che il finanziere ha deciso di togliersi la vita, due anni fa, davanti alle accuse di stupro e sfruttamento della prostituzione minorile, è stata lei a ereditare i conti con la giustizia per la torbida vicenda. E Sarah nel suo libro insiste che la donna non era stata una vittima, ma aveva avuto un ruolo di direttrice dei lavori. La giovane scozzese ricorda che a contattarla per prima fu un'altra delle ragazze di Epstein, Natalya, in un night club. Da lì, Sarah sostiene di essere caduta facilmente nella rete, poiché era «una facile preda» in seguito ai suoi traumi giovanili. Epstein e Maxwell le promisero di borse di studio e aiuto per la sua carriera nella moda. Sopravvissuta a due stupri a 11 e 14 anni, Sarah proveniva da una famiglia aristocratica scozzese sfasciata, con un padre assente e una madre alcolizzata. Era scappata a New York dopo che all'università di Edimburgo si era trovata con un fidanzato violento, e senza soldi.

IL VOLO AI CARAIBI
Sarah non finge di essere stata una innocente verginella, eppure racconta come nel suo primo viaggio a bordo del jet privato di Epstein, diretta con altre ragazze all'isola privata nei Caraibi, rimase sgomenta quando sentì che l'uomo si era appartato nel retro per fare sesso con una delle ragazze. Sesso che appena due giorni dopo pretendeva anche da lei: «Stasera ti farò diventare donna» le aveva detto sull'isola. Inutili i pianti e le resistenze, quella sera fu il primo di una serie di incontri, organizzati da Ghislaine. Disperata, al terzo giorno la giovane pensò di scappare a nuoto, incurante dei pescecani. Ghislaine la trovò e la riportò indietro, con tono dolce e materno. Questo il particolare più raggelante, a sentire Sarah: Ghislaine era capace di essere dolce e materna con le ragazze schiavizzate per il piacere del suo amico e poi una vera aguzzina, tanto che durante la permanenza sull'isola di Little St. James aveva confiscato alle giovani passaporto e cellulare.

Una volta tornata a New York, Epstein e Maxwell continuarono a tenerla «sotto costante controllo», con promesse, regali e minacce: «C'erano fotografie ovunque, di lui con presidenti, il Papa, leader mondiali, esponenti della casa reale. Avevo paura che se avessi parlato mi avrebbe fatto uccidere, come minacciava di fare». Per di più, Sarah è convinta che Epstein controllasse ogni suo movimento, con telecamere nascoste: «Un giorno mi rifiutai di andare a casa sua, e poco dopo, mentre camminavo per strada, mi si accostò accanto con la sua limousine». Dopo 9 mesi, Sarah chiese aiuto alla madre, che le comprò un biglietto di ritorno in Scozia. La paura però dominò la sua vita, e fino al giorno del suicidio di Epstein la giovane cambiò residenza 47 volte, senza mai trovare pace.
 

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