Guerra in Ucraina, Roma manda i missili a Kiev: «Non vi lasciamo soli». Verso il via libera allo scudo anti-aereo Samp-T

Le rassicurazioni del ministro Crosetto nell’incontro con il suo omologo ucraino Reznikov

Guerra in Ucraina, Roma manda i missili a Kiev: «Non vi lasciamo soli». Verso il via libera allo scudo anti-aereo Samp-T
Guerra in Ucraina, Roma manda i missili a Kiev: «Non vi lasciamo soli». Verso il via libera allo scudo anti-aereo Samp-T
di Francesco Bechis
Sabato 21 Gennaio 2023, 00:02 - Ultimo agg. 14:55
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«Non vi lasceremo soli». Quando il ministro della Difesa Guido Crosetto scandisce la promessa solenne all’omologo Oleksij Reznikov il vertice nella base americana di Ramstein in Germania non sta andando come sperato per il governo ucraino. Sulle trincee del Donbas non arriveranno, non ora perlomeno, i tank tedeschi Leopard 2 tanto agognati da Volodymyr Zelensky

La promessa

Una promessa disattesa, a cui fanno da contraltare le garanzie di Paesi europei, Italia in testa, pronti a un salto di qualità nel sostegno militare della resistenza. Roma ha infatti deciso di mettere a disposizione una batteria di Samp-T, i missili terra-aria preziosissimi per proteggere le città ucraine dalle salve di missili russi che distruggono indifferentemente civili e infrastrutture. Probabilmente sarà una sola, di più non si può spiegano dalla Difesa ricordando, come fa da settimane Crosetto, che è un pericolo lasciare sguarnito l’arsenale italiano di un suo sistema d’eccellenza. Una joint-venture tra Italia e Francia, i Samp-T, e non a caso sull’invio della batteria, oltre al sì convinto della premier Giorgia Meloni è arrivato il benestare di Parigi, ribadito nella recente telefonata tra la presidente ed Emmanuel Macron. Un’ipotesi al vaglio è inviare il Samp-T in Slovenia, liberando così una batteria di missili americani Patriot per Kiev. Munizioni che gli ucraini sono già addestrati ad usare.
Eccolo, il “regalo” che Meloni vuole da tempo portare in dote (con il benestare del Colle) a Zelensky nella sua visita a Kiev in programma per le prossime settimane.

Nel sesto pacchetto di aiuti militari in preparazione dovrebbe rientrare anche una partita di Aspide, missili terra-aria di vecchia generazione in disuso da un anno dalla Difesa italiana. Utili anche loro a costruire uno “scudo” sulle città bombardate dai russi. Così come generatori per riportare luce e riscaldamento oltre che nelle città nelle zone al fronte, mentre si discute dell’invio di nuovi obici semoventi per sostenere la difesa di Kiev contro una imminente offensiva di terra dei russi. La lista rimane segretata, ripete Crosetto, atteso al Copasir mercoledì, che ieri a Ramstein ha incontrato fra gli altri il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ribadendo la «ferma determinazione» italiana «nel continuare a sostenere la resistenza ucraina contro l’aggressione russa». 

È stato un vertice a due velocità, ieri pomeriggio: di qui i Paesi restii a varcare il Rubicone nelle forniture militari, Germania alla guida, di là gli Stati europei che hanno rotto gli indugi tra cui, appunto, Francia e Italia. 
Una scelta di campo notata con irritazione e disappunto dalla diplomazia russa. Che ieri non ha mancato di inviare un “pizzino” a Roma, l’ennesimo, postando la foto di «un veicolo blindato Iveco di fabbricazione italiana distrutto in Ucraina» con tanto di avvertimento: «Il destino dell’equipaggiamento militare consegnato al regime di Kiev è prevedibile e poco invidiabile». Segnali di tensione che non sembrano incrinare la risolutezza italiana, anzi. Del resto lo sforzo di Roma si spinge ben oltre le (limitate) forniture militari. Da un lato il “piano luce” concordato in un vertice di dicembre a Parigi, con le aziende italiane, da Enel a Terna, già mobilitate per inviare a Kiev generatori elettrici, cavi e infrastrutture energetiche. Quanto serve per sopravvivere all’inverno. Segue il dossier il ministro degli Esteri Antonio Tajani, «l’Italia garantisce il pieno sostegno all’Ucraina» ha assicurato ieri in una telefonata con l’omologo Dmytro Kuleba. 
Dall’altro lato la ricostruzione di un Paese in macerie. Missione che inizia subito e vede l’Italia e le sue aziende in prima linea. Si stimano tra 400 e 700 miliardi di euro i danni alle infrastrutture ucraine causate dalla guerra russa, cifre necessariamente approssimative. Per fine marzo è in preparazione un summit internazionale in Italia per la ricostruzione. Per il governo, un’occasione per mettersi alla testa del rilancio ucraino. 

Le richieste di Kiev

Ha preparato il terreno la recente missione del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso insieme al presidente di Confindustria Carlo Bonomi. In cima alle richieste di Kiev un sostegno italiano al settore agricolo con la fornitura di macchinari per riavviare un comparto che è da sempre motore del “granaio” ucraino. Dunque gli investimenti nella rete ferroviaria intorno a Kiev devastata dalla guerra e obsoleta di suo perché figlia delle infrastrutture lasciate in eredità dall’Urss. Ma anche generatori e un piano per ricostruire gli impianti idrici nella regione di Kherson, isolata e lasciata a se stessa dopo mesi di occupazione e combattimenti feroci ancora in corso. 

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