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Tank Leopard e Abrams, alta tensione tra Washington e Berlino: l'asse dell'alleanza si sposta su Varsavia

Joe Biden furioso con il cancelliere tedesco Scholz per i tentennamenti sull'invio dei tank

Guerra in Ucraina, alta tensione tra Washington e Berlino: l'asse dell'alleanza si sposta su Varsavia
Guerra in Ucraina, alta tensione tra Washington e Berlino: l'asse dell'alleanza si sposta su Varsavia
di Marco Ventura
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 27 Gennaio 2023, 06:46
4 Minuti di Lettura

Senza gli Stati Uniti, la vecchia Europa che si reggeva sull'asse franco-tedesco non avrebbe mai mandato i carri armati in Ucraina. E adesso che Joe Biden ha finalmente annunciato la fornitura degli americani Abrams M1 (pur sapendo che ci vorrà un anno perché diventino operativi) si scatenano i media d'oltreoceano a sottolineare la perdita di credibilità e potere di Berlino e Parigi e lo spostamento del «centro dell'Europa» a est verso la Polonia, a Nord verso i Baltici, senza contare i prossimi nuovi ingressi nella Nato di Svezia e Finlandia e le adesioni di Ucraina e Balcani alla UE. Il New York Times, in particolare, ricorda le «settimane di negoziati dietro le quinte di Biden con il cancelliere Scholz e altri leader europei, i quali insistevano che l'unico modo per sbloccare il flusso di armi pesanti europee era che gli Stati Uniti mandassero i tank per proprio conto».

APPROFONDIMENTI
La battaglia dei tank
Leopard e Abrams, quanti ne arriveranno? 
Foto

Senza l'ombrello dello Zio Sam, la vecchia Europa spiazzata dalla guerra con la Russia non avrebbe saputo che decisione prendere. «La scelta di Biden, comunque riluttante, spiana ora la strada scrive il New York Times alla consegna dei carri armati tedeschi Leopard 2 in due o tre mesi, da parte di diverse nazioni europee». Non è chiaro, in realtà, se questi mezzi faranno realmente la differenza sul terreno nella prevedibile offensiva di primavera che Zelensky progetta di lanciare per riprendere i territori invasi da Mosca. Tre mesi fa, inviare i tank sarebbe stato impensabile anche a Washington, osserva il principale quotidiano della Grande Mela. Ma poi la situazione sul terreno è cambiata. Gli Abrams, a detta di tutti i consiglieri militari della Casa Bianca, sono pressoché inservibili se non sul lungo o lunghissimo termine: troppo sofisticati, necessitano di pezzi di ricambio non facilmente reperibili in Europa, e non sono agili come i Leopard. Ma attorno al tank affaire si gioca il futuro politico dell'Europa e dell'Alleanza atlantica.

 

 


I Paesi

«I Paesi dell'Est Europa non sono grandi sostenitori della difesa europea, loro vogliono Gli Stati Uniti e la Nato», osserva Jana Puglierin, direttrice a Berlino dell'European Council on Foreign Relations. «Il Potere si è spostato a Est, e l'Ucraina cementerà questa tendenza». Anche i leader non sono più quelli di una volta. Il NYT ricorda che Mitterrand e Kohl si erano scontrati sulla riunificazione della Germania, ma alla fine avevano lavorato gomito a gomito, mentre «quando la Russia ha invaso l'Ucraina, Scholz era cancelliere da tre mesi e a malapena si conosceva con Macron». Germania e Francia si trovano di fronte al palpabile fallimento delle loro politiche sulla sicurezza europea rispetto alla Russia. Macron insiste nel perseguire un negoziato che al momento è un miraggio, la sua aspirazione a una difesa europea «autonoma» sembra tramontata visto il «ruolo della Nato e degli Stati Uniti nell'ultimo anno».

L'accusa

Il punto davvero imbarazzante per gli europei è l'accusa, rilanciata dai media Usa, di un indecisionismo strutturale delle leadership europee, bisognose della tutela americana e incalzate da un'Europa dell'Est che invece avrebbe avuto la capacità di guardare in faccia le cose come stanno e assumere posizioni coraggiose da subito. I vertici del Pentagono, il segretario di Stato Austin e il generale Milley, avrebbero solo commesso l'errore di «non considerare abbastanza secondo l'affermazione di un alto funzionario di Washington, ovviamente anonimo la forte paura, tra i governi europei, di fare qualsiasi cosa che potesse provocare la Russia senza avere la copertura degli Stati Uniti che facessero il primo passo». Insomma, stando all'analista della sicurezza nazionale Peter Juul, che piaccia o no gli Usa «rimangono il collante che tiene insieme la Nato e l'Europa». Addirittura, l'Europa. Senza considerare il peccato d'origine, rimarcato dai media di Washington e New York, di una Europa a traino tedesco che non ha saputo rendersi autonoma da un Paese inaffidabile come la Russia di Putin. Col risultato di due inverni da incubo per i governi chiamati a garantire le scorte di energia per una popolazione che non è abituata alla guerra. Fa eccezione, ovviamente, la Gran Bretagna, che nella percezione americana fa parte ormai, soprattutto dopo la Brexit, del blocco atlantico più che europeo. Per lunga tradizione.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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