Igor il russo giudicato colpevole di tre omicidi: dopo l'ergastolo in Italia rischia la condanna alla "prigione permanente" in Spagna

Igor il russo giudicato colpevole di tre omicidi: dopo l'ergastolo in Italia rischia la condanna alla "prigione permanente" in Spagna
Giovedì 22 Aprile 2021, 13:50 - Ultimo agg. 19 Febbraio, 01:18
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Igor il Russo, ovvero Norbert Feher, serbo pluriomicida, si avvia a incassare un'altra condanna al massimo della pena dopo l'ergastolo ricevuto in Italia. Come ampiamente previsto, l'assassino è stato dichiarato colpevole di tre omicidi da una giuria popolare spagnola. I delitti risalgono al 2017, in Aragona: si tratta degli agenti della Guardia Civil Victor Romero, 30 anni, e Victor Jesús Caballero, 38 anni, a Teruel, e dell'allevatore 40enne José Luis Iranzo.

Le tre persone sono state uccise a sangue freddo dal fuggitivo che era scappato in Spagna dopo essere passato fra le maglie della colossale caccia all'uomo allestita tra Bologna e Ferrara, dove aveva ammazzato il barista di Budrio, Davide Fabbri, il volontario guardiaparco di Portomaggiore, Valerio Verri, e aver tentato di uccidere l'agente provinciale Marco Ravaglia.

Crimini per i quali è già stato condannato all'ergastolo, pena confermata in appello. 

Ora spetterà al giudice spagnolo emettere la sentenza di condanna. Per il caso degli agenti della Guardia Civile il voto a favore della dichiarazione di colpevolezza è stato espresso da sette dei nove membri. La pubblica accusa e le parti civili hanno chiesto il massimo della pena possibile in Spagna, dove non è previsto l'ergastolo. L'accusato aveva ammesso l'omicidio di Iranzo, mentre ha dichiarato che sparò agli agenti della Guardia Civil Romero e Caballero per legittima difesa. Feher attualmente sta scontando una condanna a 21 anni per un duplice tentato omicidio, reati commessi nella stessa zona della Spagna pochi giorni prima delle uccisioni di Iranzo, Romero e Caballero. Igor il Russo, 40 anni, in realtà è nato in Serbia. 

Anche se il l'ordinamento spagnolo punta effettivamente alla rieducazione e al recupero alla vita sociale di ogni detenuto, è scontato con per Igor il Russo che arrivi un'ulteriore condanna al massimo della pena che attualmente è la "prisón permanente revisable", un ergastolo rivedibile. La costituzione non prevede l'ergastolo, ma in seguito alla pressione dell'opinione pubblica in particolare in seguito per gli omicidi di minorenni, è stata introdotta questa formula a cui difficilmente il serbo sfuggirà, anche perché per ogni omicidio rischia di accumulare 30 anni di carcere. L'ex soldato balcanico la settimana scorsa ha del resto confermato di non essere per nulla interessato a migliorare la sua posizione. Con delle schegge di ceramica (ricavate dalle piastrelle del bagno) ha ferito cinque persone nel carcere di Duenas, a nord di Valladolid, in Spagna, dove era rinchiuso in attesa del processo. 

Feher si è scagliato contro le guardie che avrebbero dovuto trasferirlo nel carcere di Zuera, dove poi è stato portato in vista del processo per triplice omicidio. Ha usato un'arma rudimentale che però poteva essere letale.  E in più si era foderato gli abiti con riviste per attutire gli eventuali colpi delle guardie. Questi primi tre anni di carcere non l'hanno per nulla cambiato: agli agenti che l'hanno infine immbilizzato ha urlato che a lui "uccidere non costa nulla".

 

Del resto la ferocia di Feher è stata illustrata con costanza dallo stesso assassino che prima di uccidere scattava i selfie tenendo bene in vista la pistola.  Norbert Feher, alias Igor il Russo, è accusato di cinque omicidi tra Spagna e Italia: è stato arrestato in Spagna e detenuto dallo scorso dicembre nel carcere di Zuera, a Saragozza. Poil trasferimento Duenas

Con le dita a formare una V in segno di vittoria, sorridente con un berretto da pescatore o da 'gringo', vestito in mimetica o con un passamontagna, Igor si scattava un selfie mostrando la pistola in mano, la stessa arma usata per uccidere tre persone in Spagna, a El Ventorillo. Sullo sfondo, su terre bruciate dal sole o in un bosco, la bicicletta utilizzato per spostarsi e il sacco a pelo usato per riposare durante la sua latitanza iberica. Le foto e alcuni video erano contenuti nella scheda di una telecamera Go-Pro sequestrata al serbo insieme ad altri apparecchi informatici al momento dell'arresto, nelle campagne di Teruel.

L'anno scorso era stato intanto confermato in secondo grado l'ergastolo per Igor il russo, ovvero Norbert Feher. La sentenza a Bologna per il serbo è stata letta dopo un'ora e mezza di camera di consiglio dalla Corte di assise di appello: Igor risponde di due omicidi e un tentato omicidio, commessi il primo e l'8 aprile 2017 tra Bologna e Ferrara. Nel dicembre di quello stesso anno altri 3 omicidi in Spagna dove era riuscito a fuggire nonostante la colossale caccia all'uomo: l'ex militare serbo, capace di sfoggiare una dozzina di identità con realtivi travestimenti,  riuscì a beffare migliaia di carabinieri e poliziotti, aiutati da truppe d'elite,  che perlustrarano palmo a palmo le zone paludose tra il bolognese e il ferrarese. Nulla di nulla, salvo poi registrare la riapparizione del'omicida in Spagna.

L'ultima fuga di Igor nascosto nei boschi e braccato dai parà

 

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Il serbo imputato, detenuto in Spagna nel carcere di La Coruna, aveva rinunciato ad essere presente in video all'udienza, definendosi non fondamentale. È accusato degli omicidi del barista di Budrio Davide Fabbri, del volontario di Portomaggiore Valerio Verri e del tentato omicidio dell'agente provinciale Marco Ravaglia. La Procura generale aveva chiesto la conferma dell'ergastolo, la difesa di disporre una perizia psichiatrica.

La vedova del barista

«Sentire il nome di quell'individuo mi fa ancora male, per questo non ne parlo mai. Penso solo che una persona così non dovrebbe esistere. Che sia stato nuovamente condannato anche in Spagna non mi interessa, ma voglio dire ancora una volta che se sono rimasta da sola è colpa dello Stato italiano, perché Igor doveva stare in galera oppure essere espulso, di conseguenza mio marito sarebbe ancora vivo». A parlare è Maria Sirica, la vedova di Davide Fabbri, il barista di Riccardina di Budrio (Bologna) ucciso dal killer serbo il primo aprile del 2017, pochi giorni prima di un altro assassinio, quello della guardia ecologica di Portomaggiore (Ferrara) Valerio Verri, ammazzato l'8 aprile.

«Non sapevo che fosse stato dichiarato colpevole anche in Spagna - ha aggiunto - qui non parliamo più di lui, le persone che vengono al bar sanno che mi fa male sentire il suo nome e quindi evitiamo l'argomento. Dopo che è morto anche mio suocero, il papà di Davide, sono rimasta ancora più sola. Spero che rimanga in galera lì e non torni più in Italia, almeno nel posto dov'è adesso sarà costretto a rispettare le regole. Qui lo Stato se ne è fregato», ha concluso la vedova di Davide Fabbri.

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