Iran, come reagirà Teheran: attacchi alle navi nel Golfo e corsa al nucleare

Iran, come reagirà Teheran: attacchi alle navi nel Golfo e corsa al nucleare
Iran, come reagirà Teheran: attacchi alle navi nel Golfo e corsa al nucleare
di Siavush Randjbar-Daemi
Sabato 4 Gennaio 2020, 12:18 - Ultimo agg. 19:37
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Dall'ex presidente riformista Mohammad Khatami a Mahmoud Ahmadinejad, dagli ex attivisti dell'Onda verde al più rigido tra i comandanti dei Pasdaran. L'intero mondo politico della Repubblica islamica si è riversato su Internet per emanare una lunga fila di messaggi di profondo cordoglio e ammirazione per Haj Ghassem, quel Soleimani che godeva di un massiccio sostegno bipartisan. Già nella mattinata di ieri l'ex vicepresidente riformista e prigioniero politico Mohammad Ali Abtahi si è fatto portavoce di centinaia di utenti di Instagram, tra i pochi social network tuttora non soggetti al filtraggio di Stato, che condannavano la «censura» di molti post a favore del generale Pasdaran ucciso a Baghdad.

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Khatami ha attributo la responsabilità dell'assassinio ai «criminali» che hanno assalito la regione, mentre Ahmadinejad ha parlato senza mezzi termini di «terrorismo americano».

La Repubblica islamica si ritrova alle prese con una difficile scelta nelle ore in cui Teheran si prepara ad accogliere il feretro di Soleimani, che raggiungerà domani la capitale iraniana dopo due tappe d'obbligo nelle città-sante di Najaf e Karbala per quella che sarà con tutta probabilità la più imponente cerimonia funebre dalla morte di Khomeini nel 1989. Per prima cosa rimane da chiarire la dinamica dell'assassinio e se, come ritengono alcuni, Soleimani sia stato tradito dai suoi alleati e discepoli iracheni.

La «rappresaglia dura» auspicata da molti, come l'ex comandante dei Pasdaran Mohsen Rezai dipenderà dalla voglia di un atto clamoroso diretto ma anche dall'atteggiamento delle Forze di mobilitazione popolare e dagli altri esecutori delle iniziative asimmetriche che hanno già colpito ambasciate e altri bersagli americani. «Gli Usa comprino bare per i soldati», è l'avvertimento lanciato da un alto comandante dei Pasdaran), il generale Reza Naghdi.

EQUILIBRI DELICATI
Gli Hezbollah dovranno contrapporre gli equilibri della delicata congiuntura interna libanese alla possibile richiesta di un'iniziativa militare contro Israele. La ripresa della strategia della tensione nello Stretto di Hormuz, già teatro di una mini guerra delle petroliere nei mesi scorsi, potrebbe incidere sulle esili esportazioni di greggio da parte di Teheran, che sono molte fonti sarebbero scese ai 200,000 barili al giorno. L'assassinio di Soleimani potrebbe indebolire ancor di più l'aderenza di Teheran all'accordo nucleare siglato nel 2015. Tra pochi giorni scatta infatti la quinta sospensione da parte dell'Iran di misure volontarie incluse nell'accordo, da cui potrebbe scaturire il ritorno dell'arricchimento dell'uranio alla soglia critica del 20%.

Mentre i vertici della Repubblica islamica si interrogano sulla reazione da intraprendere all'assassinio di Bagdad, Khamenei ha subito annunciato il successore di Soleimani. Esmail Ghaani ha preso il posto del suo mentore. Membro di lungo corso della Divisione Qods dei Pasdaran, dei quali ha fatto parte sin dal 1980, Ghaani è un coetaneo di Soleimani e lo ha affiancato dapprima nella lunga guerra contro l'Iraq di Saddam negli anni Ottanta e in seguito nelle complesse partite siriane e irachene dal 2003 in questa parte.

IL VETERANO
A differenza del suo mentore, Ghaani ha talvolta effettuato esternazioni di grande effetto sulla politica interna. Durante la visita a sorpresa (organizzata da Soleimani) di Bashar al-Assad a Teheran nel marzo 2019, Ghaani provocò le dimissioni-choc del ministro degli Esteri Javad Zarif (poi rientrate) dopo aver dichiarato che solo «coloro i quali dovevano saperlo» - tra cui non vi era Zarif - erano a conoscenza del viaggio del presidente siriano. Ghaani è un falco che, a differenza dei suoi commilitoni, ha accusato gli Stati Uniti di aver sfruttato ma non creato Al Nusra e le altre formazioni jihadiste che hanno combattuto negli anni scorsi in Siria. Si tratta quindi di un veterano che dovrà trovare una quadra tra la voglia di vendetta rapida che viene invocata a gran voce in queste ore a Teheran e la necessità di ricostituire e rafforzare la fitta rete di milizie e forze alleate su cui si è affidata la Qods negli ultimi decenni nell'area che spazia dal Libano all'Iraq.

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