NEW YORK Sommerso da problemi interni, Joe Biden aveva sperato di riuscire a navigare nel tempestoso palcoscenico israelo-palestinese scegliendo una via di mezzo. Come dire, un colpo al cerchio e uno alla botte. Ha lasciato l'ambasciata a Gerusalemme, dove l'aveva trasferita Donald Trump, con soddisfazione degli israeliani, mentre ha riaperto il canale degli aiuti finanziari ai palestinesi, che invece Trump aveva prosciugato, ottenendo qui il ringraziamento del presidente dell'Autorità Palestinese Abbas. I suoi collaboratori avevano spiegato che «c'era poco da guadagnare, nel voler cambiare di colpo la politica nei confronti del conflitto israelo-palestinese».
#Israel: Flights to and from airports in Israel may be suspended or rerouted by the Israeli government at any time. Airlines may also cancel their flights with little or no warning, making availability limited and unpredictable. https://t.co/dte5D0l1mg pic.twitter.com/dKgcFVVXjA
— Travel - State Dept (@TravelGov) May 13, 2021
La nuova crisi - Anche nella crisi da poco scoppiata, dunque, Biden ha cercato di continuare a camminare nel centro della strada, con il risultato questa volta che tutte e due le parti lo hanno aspramente criticato. Ieri dunque Jane Psaki, portavoce della Casa Bianca, ha rivelato che in realtà l'Amministrazione si stava dando da fare dietro le quinte. Almeno una trentina di telefonate sono state scambiate fra la Casa Bianca, il Dipartimento di Stato e gli interlocutori principali in Medio Oriente. L'Egitto è l'alleato più importante nella regione, e a Washington nessuno ha dimenticato che nel 2014, quando di nuovo Israele era entrato a Gaza e la battaglia mieteva centinaia di vittime, fu proprio Il Cairo a disegnare un piano di pace che poi gli Usa spalleggiarono all'Onu.
Il partito - La questione palestinese-israeliana per di più rischia di costargli anche l'unità del suo partito, che gli è indispensabile per il successo dei programmi di politica interna. Si è già creata una spaccatura infatti fra la solida colonna filo-israeliana, guidata dal senatore di New York Chuck Schumer, affiancato dai più anziani, e un'ala di giovani ribelli, pronti a rompere con l'ortodossia del partito: «Non possiamo solo condannare i razzi lanciati da Hamas, e ignorare a violenza sancita dallo Stato che Israele infligge ai palestinesi» proclamano le famose tre deputate che formano The Squad, Alexandria Ocasio Cortez, Rashida Tlaib e Ilhan Omar. La questione verrà comunque portata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L'ambasciatore Riyad Mansour martedì si era però già lamentato che «al Consiglio di Sicurezza siamo in uno stato di costante paralisi», e aveva definito l'inazione della diplomazia «inaccettabile». Una riunione lo scorso lunedì si era in effetti risolta in un nulla di fatto proprio perché gli Usa avevano chiesto più tempo per poter discutere della questione «con gli alleati della regione». Vedremo se davanti alle mosse di Israele di ieri gli Usa oggi saranno più pronti a discutere un intervento.
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