Israele, scudo in appalto. Abbattuto dagli alleati il 30% di missili e droni

Per rendere inoffensive le minacce sono stati spesi 1,5 miliardi di dollari. L’attacco sarebbe pesato sul bilancio di Teheran molto meno: 69 milioni

Israele, scudo in appalto. Abbattuto dagli alleati il 30% di missili e droni
Israele, scudo in appalto. Abbattuto dagli alleati il 30% di missili e droni
di Sara Miglionico
Martedì 16 Aprile 2024, 00:18 - Ultimo agg. 17 Aprile, 12:17
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Tempo di bilanci per gli analisti politici e militari, dopo la «notte delle stelle cadenti» come è stata soprannominata la notte del primo attacco diretto dell’Iran a Israele e il lancio di 350 tra droni e missili. C’è da un lato chi fa i conti in tasca a Israele, dall’altro chi osserva che Israele ha neutralizzato l’aggressione iraniana, ma ci è riuscito anche per l’aiuto determinante degli alleati, in particolare delle forze Usa che avevano strategicamente spostato nell’area la portaerei Eisenhower.

I COSTI DELL’OPERAZIONE

Ram Aminach, ex consigliere finanziario dello stato maggiore della Difesa israeliano, ha calcolato per il sito “Ynet” che il costo per Israele della sua vittoriosa difesa si aggira «tra i 4 e i 5 miliardi di shekel, ovvero ta 1.08 e 1.35 miliardi di dollari. E sto parlando – aggiunge – solo delle operazioni di intercettazione, non del dispiegamento dei caccia o dei danni o feriti che questa volta sono stati marginali». In particolare, un missile “Arrow”, il gioiello della contraerea israeliana che è capace di intercettare i missili balistici, costa 3.5 milioni di dollari, mentre il costo di un missile «Magic Wand è di 1 milione». E anche se le cinque diverse difese antiaeree di Israele, da Iron Dome a Arrow passando per la “Fionda di David”, sono il più efficace e avanzato dispositivo al mondo, superiore per certi aspetti anche a quello americano, russo o cinese, gli iraniani hanno lanciato solo un numero limitato dei missili e droni che avrebbero potuto scagliare sul territorio del «regime sionista».

Secondo il comando centrale degli Stati Uniti, tra sabato e domenica le forze “Centcom”, supportate anche dal Comando US-Europa, sono riuscite a distruggere più di 80 droni e almeno 6 missili balistici «che puntavano su Israele dall’Iran, ma anche dallo Yemen». Il che significa che quasi un terzo della potenza di fuoco iraniana è stata annientata dagli americani, supportati dai britannici della Raf e dai francesi. Una volta Israele faceva parte del Comando Europeo Usa, ma nel 2021 è avvenuto il «trasferimento» al Comando centrale. E proprio nell’imminenza dell’attacco iraniano, che la Cia aveva previsto con precisione indicando anche i tempi giusti, era sbarcato in Israele il comandante di Centcom, il generale Michael “Erik” Kurilla. Per coordinare la difesa contro i dardi degli Ayatollah. Tutto era avvenuto alla luce del sole forse proprio per tentare una deterrenza in extremis rispetto a una decisione che però a Teheran era stata presa. Le operazioni alleate sono state molto più complesse e insieme coordinate di quanto non si immagini, perché il Comando centrale Usa ha anche rivelato di essere intervenuto preventivamente, quella notte, contro le postazioni Houthi filo-iraniane che si preparavano a lanciare un missile balistico e 7 droni dal territorio yemenita. Lo stesso Iran ha sottolineato di avere attaccato Israele da quattro direzioni diverse. A sostegno degli alleati si è schierata anche la Giordania, che è intervenuta con contraerea e caccia ad abbattere i droni che passavano sul suo territorio. Una scelta coraggiosa considerando oltretutto che metà della popolazione giordana è di origine palestinese. Francia, Gran Bretagna e Giordania avrebbero abbattuto in totale 90 droni. E probabilmente con loro altri Paesi.

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LA RISPOSTA IRANIANA

Quanto all’Iran, si calcola che abbia provato a lanciare circa 120 missili balistici, ma non tutti hanno avuto un tragitto regolare. Qualche lancio è fallito. In ogni caso, per l’Iran il costo dell’attacco è stato molto inferiore a quello della difesa israeliana (e alleata). In tutto, i vettori iraniani sarebbero costati 69 milioni di dollari, sempre secondo i calcoli del generale Aminach, l’ex consigliere delle forze armate israeliane: 3.4 milioni per 170 droni Shahed, 36 milioni per 120 missili Khebar, e trenta per altrettanti missili Paveh. L’escalation, quindi sarebbe anche un’escalation finanziaria. Davanti alla contro-risposta israeliana, gli iraniani non hanno sicuramente la stessa capacità difensiva di Israele (e alleati).

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