Morto Jean-Louis Trintignant, mostro sacro del cinema francese: aveva 91 anni. Recitò con Gassman in "Il sorpasso"

Morto Jean-Louis Trintignant, mostro sacro del cinema francese: aveva 91 anni
Morto Jean-Louis Trintignant, mostro sacro del cinema francese: aveva 91 anni
di Gloria Satta
Venerdì 17 Giugno 2022, 17:17 - Ultimo agg. 18 Giugno, 07:39
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Jean-Louis Trintignant aveva 91 anni e fino al 2019 ha continuato a recitare, dividendosi tra cinema (I migliori anni della nostra vita, sequel di Un uomo, una donna di Claude Lelouch, è stato il suo ultimo film) e in teatro malgrado il tumore avesse cominciato a togliergli le forze: il grande attore francese amatissimo anche in Italia dove aveva girato numerosi film tra cui il cult Il sorpasso di Dino Risi accanto a Vittorio Gassman (1962) e Il conformista di Bernardo Bertolucci (1970), è morto a Piolenc, in Provenza, dov'era nato l'11 dicembre 1930 e dove era tornato a vivere da qualche anno in una grande tenuta circondata dagli ulivi e vigneti in cui produceva anche il vino. «È morto in pace, circondato dai suoi cari», ha annunciato l'ultima moglie Mariane Hoepfner Trintignant.


I SUCCESSI
La sua carriera durata un settantennio è stata scandita da 120 film, molti dei quali successi intramontabili come Piace a troppi - E dio creò la donna di Roger Vadim (1956) interpretato accanto a Brigitte Bardot che per un breve periodo fu la sua compagna, Un uomo, una donna, manifesto del cinema romantico firmato da Lelouch (1966), Z-l'orgia del potere di Costa Gavras, La mia notte con Maud di Eric Rohmer, Metti una sera a cena di Giuseppe Patroni Griffi (tutti girati nel 1969), Il deserto dei Tartari di Valerio Zurlini (1976), Finalmente domenica!, l'ultima regia di Francois Truffaut (1983), lo sconvolgente Amour di Michael Haneke, Palma d'oro a Cannes nel 2012.


IL DRAMMA
Ma non poche sono state le tragedie che hanno funestato la sua esistenza. Nel 1969, a soli dieci mesi, morì nella culla la seconda figlia Pauline. E nel 2003 l'amatissima primogenita Marie venne uccisa di botte dal compagno Bertrand Cantat, il frontman dei Noir Désir. Trintignant aveva cominciato a morire proprio quel giorno, confessò nel 2012 nell'autobiografia Alla fine ho deciso di vivere (Mondadori), e solo il lavoro ebbe il potere di dargli un motivo per non lasciarsi andare e magari scegliere il suicidio come l'anziano protagonista di Amour. Nato in una famiglia altoborghese, padre industriale e madre innamorata del teatro che vestiva il figlio da donna e lo spinse a calcare le scene, l'attore è stato un uomo elegante, schivo, dalla discrezione leggendaria. Insuperabile nell'interpretare personaggi tormentati da conflitti interiori, inibizioni, fragilità come il timido studentino Roberto Mariani che in Il Sorpasso accompagna a Ferragosto lo spavaldo Gassman-Bruno Cortona sulla sua rombante Lancia Aurelia B24 Spider in giro per le strade delle vacanze al suono assordante del clacson, e paga la propria voglia di emancipazione con una fine terribile, sfracellandosi sugli scogli della curva Calafuria in Toscana. In teatro Trintignant interpretò molte volte i classici e spesso i versi di Jacques Prévert.

Come regista diresse due film: Une journée bien remplie (1973) e Il maestro di nuoto (1979) con Stefania Sandrelli.


PAGINA BIANCA
L'esibizionismo di tanti attori non gli apparteneva: «Sono una pagina bianca», diceva, «e non ho bisogno di fare troppo rumore per essere ascoltato». Raccontava con sincerità i suoi inizi: «Giravo film secondo l'umore, spesso per soldi. Per molto tempo sono stato un cattivo attore e il pubblico non mi amava perché non facevo ridere, avevo una voce triste...a volte mi sono sentito un fallito che aveva avuto una grande fortuna».


«Se n'è andato una leggenda del cinema che ha interpretato film indimenticabili e tra questi Il sorpasso, accanto a mio padre Vittorio», dice Alessandro Gassman, «erano una coppia perfetta, dalla recitazione complementare: papà in attacco, simpatico, dalla battuta spiazzante, Trintignant in sottrazione, tenero, affettuoso. L'ho conosciuto proprio grazie a Vittorio e l'ho trovato garbato, gentile, dotato di humour. È stato, come lui, uno degli ultimi leoni del cinema europeo capace di emozionare», continua Alessandro, che rievoca la lavorazione del film: «Furono molti i momenti di improvvisazione tra i due attori. Sono felice che oggi Il Sorpasso sia conosciuto dalle giovani generazioni grazie a internet». Sulla morte di Trintignant si è espresso anche il presidente francese, Emmanuel Macron: «È stato un formidabile talento artistico che accompagnato le nostre vite attraverso il cinema francese», ha detto, «è una pagina che si volta».

morto oggi a 91 anni. Nato nel piccolissimo comune francese di Piolenc in Provenza l'11 dicembre 1930, ha avuto una carriera lunga oltre 70 anni, un vero mostro sacro, la cui vita privata è stata segnata da molti drammi, primo fra tutti quello della morte violenta della figlia Marie uccisa dal compagno Bertrand Cantat nel 2003. Si era ufficialmente ritirato dalle scene nel 2018, annunciando quasi con nonchalance di dover combattere contro un tumore che gli succhiava le forze. «Nei primi giorni ho deciso di combattere - ha raccontato - ma poi sono diventato un po' pigro, mi faccio accudire e aspetto. Non mi sento più sicuro, ho sempre bisogno di qualcuno che mi sorregga e soprattutto mi sento vecchio e inutile». Invece nel 2019 aveva ceduto al richiamo del vecchio amico Claude Lelouch per tornare a fare coppia con Anouk Aimè e per l'atteso ritorno dei personaggi di «Un uomo e una donna» che nel 1966 furono premiati con la Palma d'oro e diedero a Trintignant il successo mondiale.

I successi

Il festival di Cannes ha applaudito «I Migliori anni della nostra vita», a metà fra finzione e confessione pubblica, ma c'era un pò di tristezza nascosta dal luccichio dei flash sul tappeto rosso. L'inimitabile pilota romantico Jean-Louis di «Un uomo e una donna» nasce a Piolenc. Suo padre è un piccolo industriale, figlio e nipote di una famiglia di piloti da corsa che non fa mistero delle sue simpatie socialiste: milita nella Resistenza e poi sarà sindaco del paese. La madre è una robusta signora della piccola borghesia, andata sposa per un matrimonio combinato, protagonista di una storia d'amore con un soldato tedesco che segnerà i rapporti col marito e la prima infanzia del figlio che assiste ai litigi dei genitori e viene spesso costretto a vestirsi da donna per accondiscendere al desiderio della madre che voleva una figlia dopo il primogenito. La signora Trintignant - così la raccontava Jean-Louis - è passionale e romantica, ama la tragedia, adora Racine e lo incoraggia a recitare fin da ragazzo nell'allestimento locale de «L'Arlesienne». Studente di legge, Trintignant sale a Parigi e trova i primi ruoli in teatro, ma nel 1955 fa le sue prime prove nel cinema: tre film in un anno tra cui «E Dio creò la donna» con Brigitte Bardot diretta da Roger Vadim. Il successo del film si riflette anche su di lui, Vadim lo richiama per «Le relazioni pericolose», i produttori lo usano come merce di scambio per le frequenti coproduzioni con l'Italia. Sbarca quindi a Cinecittà per «Estate violenta» di Valerio Zurlini (1959), il mitologico «Antinea» e infine, quasi per caso, lo sceglie Dino Risi per far coppia con Vittorio Gassman ne «Il sorpasso» (1962). In carriera Trintignant ha interpretato oltre 120 ruoli, ha recitato con i più grandi (da Cavalier a Costa Gavras, da Bertolucci a Scola, da Robbe-Grillet a Chabrol, Da Rohmer a Deray, da Truffaut a Kieslowski), fino a Michael Haneke che lo ha riportato su un set dopo anni di silenzio in seguito alla morte dell'adorata figlia Marie.

In teatro

In teatro ha recitato tragedia e commedia, declamato Prè vert almeno 2000 volte, superato tutti gli interpreti della sua generazione ed è rimasto nel cuore degli spettatori per film memorabili. Oltre «Il sorpasso» e «Un uomo e una donna» non si possono dimenticare almeno: «Z - l'orgia del potere», «Metti una sera a cena», «La mia notte con Maud», «Il conformista», «La donna della domenica», , «Il deserto dei tartari», «La terrazza», «Finalmente domenica», «Film rosso» fino al dittico finale «Amour» e «Happy end», confermando a più riprese un amore reciproco con il cinema italiano. Ma la costante è quel tratto sommesso, malinconico e gentile che sono la sua cifra più ricorrente. Costa Gavras gli mise addirittura un paio di occhiali scuri in «Z» per accentuare il tratto felicemente ordinario della sua presenza. E alla fine si pentì perché in fin troppe scene Trintignant sembrava sparire dallo schermo, intimidito tra la folla. Ma è proprio questo ad attrarre l'attore: un modo di essere che non appare, che non si fa notare e per questo lo fa diventare intimo con lo spettatore. E vinse il premio a Cannes. Trintignant non amava il glamour, i premi, il gossip e anche per questo si è sempre riconosciuto in registi come Lelouch (che attira su di sé l'attenzione) o la sua prima moglie, Nadine, che era la sua prima complice. Per questo amava più di tutto il teatro.

 

 

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