Biden presidente Usa, impronta femminile dietro al trionfo. Ecco Kamala: la prima donna (e nera) conquista il posto di vice

Biden presidente Usa, impronta femminile dietro al trionfo. Ecco Kamala: la prima donna (e nera) conquista il posto di vice
Biden presidente Usa, impronta femminile dietro al trionfo. Ecco Kamala: la prima donna (e nera) conquista il posto di vice
di Flavio Pompetti
Domenica 8 Novembre 2020, 07:46 - Ultimo agg. 16 Febbraio, 17:49
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C'è una persona che incorpora le speranze di una riappacificazione del paese dopo la spaccatura delle elezioni, e che darà una mano a Joe Biden per affrontare la sfida di ricompattare l'elettorato diviso. Kamala Harris, la compagna di cordata che l'anziano senatore ha scelto lo scorso agosto è nella sua vera essenza una figura politica di mediazione. È l'immagine giovanile di un paese ancora in via di trasformazione: è il futuro. «Mi sono trovata tante volte ad entrare in una stanza nella quale mi sentivo sola, circondata da persone che erano tutte molto diverse da me ha raccontato alla prima apparizione in pubblico, dopo essere stata scelta - ma in quelle stanze non mi sono mai sentita sola. Portavo con me la presenza di tante altre donne che mi hanno preceduto, e che hanno reso possibile quanto stava accadendo».

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LA SPINTA FEMMINILE
Alle sue spalle c'era in realtà un'intera tribù.

Oltre alle conquiste delle donne che hanno reso possibile l'accesso al voto, la parità sul lavoro e all'interno della famiglia, Kamala è spinta dalle donne di colore che non si sono mai rassegnate al ruolo subalterno che la società statunitense aveva loro assegnato, anche dopo averle redente dalla schiavitù.


FIRST HUSBAND
Cammina sulle spalle di Harriet Tubman, l'abolizionista che collaborò alla realizzazione della ferrovia sotterranea che portava gli schiavi fuggiaschi dal sud verso l'emancipazione negli Stati del nord, e nelle scarpe di Rosa Park, che si rifiutò di prendere posto sull'autobus nella fila posteriore for colored people only.
In tempi più recenti sono state altre due compagne di avventura a spingerla sulla poltrona sulla quale sta per sedersi: Stacey Abrams, la democratica di colore sconfitta alla governatoriali della Georgia, che dopo la debacle è riuscita a trovare la motivazione per far iscrivere 800.000 nuovi elettori ai registri dello stato, e la biondissima, quarantatreenne Jennifer O'Malley, l'eroina dei social dietro la raccolta dei fondi elettorali per il ticket Biden-Harris, che dalla sua mansarda in Florida ha chiamato al telefono migliaia di donatori, convincendoli a finanziare la scommessa democratica.

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E non è finita. La cinquanntaseienne ex giudice distrettuale, ex ministro della giustizia dello stato della California, ex senatrice al congresso di Washington, nata da un padre giamaicano e da una madre indiana, ha sposato un uomo ebreo, che entrerà alla Casa Bianca da primo marito della vice presidentessa. Anche questa è una contaminazione estemporanea e molto rara nella vita reale del paese. Nelle periferie urbane e nelle sacche di povertà che i due gruppi etnici dei neri e degli ebrei sono spesso chiamati a condividere, il rapporto di vicinanza è aspro e spesso produce frizioni violente. Tutte queste anime che la Harris compendia nella sua persona sono visibili ad un primo sguardo: nei tratti somatici, ma anche nella confidenza che emana da una donna come lei, che ha affrontato tutte queste apparenti contraddizioni, ed è riuscita a farle convivere. Dietro di lei c'è comunque una grande fetta della popolazione giovanile negli Usa, la quale sta vivendo sulla propria pelle una simile trasformazione.
L'ESPERIENZA
Basta guardare i bambini che escono dalle porte di una scuola pubblica a fine lezione, per comprendere che l'osmosi tra le tante componenti che oggi ancora dividono la società statunitense è a portata di mano, e si realizzerà un giorno con la fusione di quelle che ci ostiniamo a chiamare razze. Un processo già abbondantemente in corso, negli Usa come altrove nel mondo. La figura minuta di Kamala, gli zigomi scolpiti sotto la pelle ambrata, il sorriso accattivante come a volere scusarsi delle tante violazioni che ha compiuto con la sua stessa presenza, sono caratteristiche tutta già ben conosciute a Washington.

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Nei quattro anni da senatrice si è distinta per la chiarezza con la quale sa esprimersi in pubblico, e con la tenacia con la quale sa porre le domande più inquisitive e imbarazzanti per chi è chiamato a rispondere. Dalla fine di gennaio la vedremo muoversi nell'ombra del presidente, come vuole la tradizione istituzionale. Ma quell'ombra, c'è da giurarci, sarà ricca di attività e di dinamiche che sarà interessante esplorare.
 

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