Libia dopo il raid su Tripoli, pressing di Italia e Usa. Haftar: «Sì alla tregua umanitaria, se al Serraj cessa le ostilità»

Libia dopo il raid su Tripoli, pressing di Italia e Usa. Haftar: «Sì alla tregua umanitaria, se al Serraj cessa le ostilità»
Sabato 21 Marzo 2020, 16:27 - Ultimo agg. 19:34
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Dopo il nuovo raid di Haftar - tre razzi ieri sera che hanno colpito il centro storico di Tripoli ferendo tre persone - si cerca ancora una volta di ricucire la labile speranza di un accordo tra le parti. Un accordo quanto mai necessario ora che il coronavirus è sbarcato anche nel Paese africano. E si sono moltiplicate le richieste di una ricomposizione. Alla fine le forze libiche che rispondono al comando del generale Khalifa Haftar hanno accolto le richieste internazionali per una tregua umanitaria. L'Esercito nazionale libico ha dichiarato che guarda «positivamente» agli sforzi internazionali per ristabilire la pace nel Paese. «Il comando dell'Esercito nazionale libico si impegna a cessare i combattimenti, dal momento in cui le altre parti si impegnano a fare altrettanto anche alla luce delle difficili circostanze legate alla diffusione dell'epidemia da coronavirus». 
 A intervenire per prima era stata l'Ambasciata d'Italia e dopo aver 
«condannato  con fermezza i continuati, inaccettabili bombardamenti che negli ultimi giorni hanno colpito quartieri residenziali di Tripoli causando numerose vittime civili e da ultimo il centro storico della Capitale» aveva rinnovato «la propria richiesta alle forze del generale Khalifa Haftar di aderire a una cessazione delle ostilità» dopo aver accolto «con favore la disponibilità delle governo del premier Fayez al-Sarraj a una tregua umanitaria per affrontare l'emergenza coronavirus». Poi gli Stati Uniti si  erano unite alla missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) nell'accogliere con favore la decisione del primo ministro libico Fayez al-Sarraj di approvare un'immediata cessazione umanitaria delle ostilità per consentire alle autorità locali di unirsi in risposta alla sfida senza precedenti della salute pubblica posta da Covid-19.  

 
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