Lynn, licenziata perché transgender: le scuse di Ibm arrivano 52 anni dopo

Lynn, licenziata perché transgender: le scuse di Ibm arrivano 52 anni dopo
Lynn, licenziata perché transgender: le scuse di Ibm arrivano 52 anni dopo
di Anna Guaita
Lunedì 23 Novembre 2020, 07:50 - Ultimo agg. 16 Febbraio, 21:33
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NEW YORK Quando usate il vostro smartphone o il vostro laptop, vi verranno forse in mente i nomi di Steve Jobs o Bill Gates. Di certo nessuno penserà a Lynn Conway, una signora di 82 anni, che negli anni Sessanta con le sue ricerche aprì la porta ai supercomputer di oggi. Lynn è un genio, come è stato chiaro fin dai suoi primi anni di vita. Eppure, nell'agosto del 1968, appena trentenne, fu licenziata perché transgender. E solo adesso, 52 anni più tardi coloro che la licenziarono le hanno chiesto pubblicamente scusa.
L'INTERVENTO
Nonostante il suo lavoro all'Ibm apparisse molto promettente, il colosso americano dell'informatica era indietreggiato con orrore quando Lynn aveva informato i suoi capi che stava per sottoporsi a un intervento chirurgico per risolvere «la terribile situazione esistenziale» che l'aveva perseguitata sin da bambino.
Lynn, il cui nome di nascita era Robert, era stata assunta dall'Ibm nel 1964, ma alla vigilia dell'intervento per la riassegnazione di genere, nell'agosto 1968, si ritrovò senza lavoro. Gli anni Sessanta saranno anche stati gli anni della liberazione sessuale, ma non certo per i transgender o i gay, contro i quali il pregiudizio è durato per altri decenni. Oggi però negli Usa sarebbe illegale licenziare una persona transgender, grazie a una sentenza della Corte Suprema della scorsa estate. E l'Ibm è anzi diventata già da tempo una delle aziende più aperte nel settore. La cerimonia con cui l'azienda ha chiesto scusa per l'ingiustizia commessa contro Lynn ha attratto grande attenzione, anche perché nel corso degli anni la signora Conway è diventata una delle menti più rispettate nel settore dell'informatica.

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IL CONTRIBUTO
I testi che ha scritto e le ricerche che ha fatto alla Memorex, la Xerox, il Dipartimento della Difesa e all'Università del Michigan hanno «contribuito a cambiare per sempre la microelettronica, gli strumenti che usiamo e le nostre vite» ha detto Dario Gil, direttore dell'Ibm Research, presentandole il Riconoscimento di una vita.
Lynn Conway era nata Robert nel 1938, a New York, e subito era stato chiaro che era un bambino atipico. Ma negli anni Quaranta la sola idea della transessualità non era solo un tabù, era assolutamente inimmaginabile. Così i genitori, gli insegnanti, i parenti, tutti si allearono per reprimere Robert. E lui tentò di conformarsi, tanto che arrivò anche a sposarsi e ad avere due figlie. Ma la sua vera identità di genere era insopprimibile e la sofferenza lo portò quasi al suicidio.

A salvarlo fu la scoperta di una seria scuola chirurgica per la riassegnazione del genere. E così Robert divenne Lynn. Ma fu anche abbandonato dalla famiglia e dagli amici, e si ritrovò senza lavoro.

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«SONO FELICE»
Potè pian piano ricostruirsi una vita, grazie alla sua spettacolare intelligenza. E riuscì a sbocciare nel posto di lavoro: «Prima dell'operazione tutti mi dicevano che sarei impazzita, o morta, o finita in manicomio. Avevano torto. Ho vissuta una bella vita. Sono felice, e sono anche riuscita a fare del lavoro importante e produttivo».
Lynn Conway è sposata dal 2003 con un collega della Michigan University, ma da tempo si è riconciliata anche con le figlie e il resto della sua famiglia. La sua vicenda è venuta a galla quando qualcuno all'Ibm ha cominciato a indagare che fine aveva fatto la ricerca sui circuiti integrati di elevata complessità che proprio lei aveva iniziato negli anni Sessanta e che poi era stata sviluppata altrove.

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A quel punto Lynn, che non aveva mai rivelato se non a pochi intimi la storia della sua transessualità, ha deciso di venire allo scoperto, e ha raccontato tutto. In poco tempo il suo nome è diventato un simbolo nella lotta per i diritti della comunità lgbt. Nella sua età avanzata, Lynn ha ricevuto così premi sia per il suo lavoro da pioniera dell'informatica, sia per la sua lotta per la parità dei diritti. E finalmente anche la Ibm ha deciso di ammettere in pubblico il grande errore commesso 52 anni fa. Lynn ha accettato il riconoscimento, rifiutandosi di criticare la dirigenza del passato, perché, ha spiegato «andare indietro a incolpare la gente non fa che dividerci e creare una sofferenza inutile». Piuttosto, ha preferito dire che il benvenuto che aveva ricevuto l'aveva fatta sentire come se stesse «tornando a casa».

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