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Oligarchi e manager russi morti, cosa sta succedendo? Maganov, l'ultimo mistero

Il capo del colosso petrolifero Lukoil (non gradito a Putin) vola dalla finestra di un ospedale a Mosca. "Era malato"

Oligarchi e manager russi morti, cosa sta succedendo? Maganov, l'ultimo mistero
Oligarchi e manager russi morti, cosa sta succedendo? Maganov, l'ultimo mistero
di Mauro Evangelisti
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 2 Settembre 2022, 06:19 - Ultimo agg. : 08:53
4 Minuti di Lettura

Cade dalla finestra e perde la vita Ravil Maganov, presidente del consiglio di amministrazione di Lukoil. Le morti degli oligarchi russi continuano, il mistero s'infittisce. La maledizione miete un'altra vittima, anche se più che alla cattiva sorte e al sovrannaturale forse bisogna guardare a cause molto più prosaiche, a una regia che sta dietro questi decessi in serie dei potenti dell'economia russa non sempre in linea con Vladimir Putin. In totale sono almeno una decina i miliardari morti negli ultimi mesi. Va ricordato che la Lukoil, l'azienda petrolifera di Maganov, l'ultima vittima, non aveva risparmiato critiche alla decisione del Cremlino di aggredire l'Ucraina.

APPROFONDIMENTI
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Chi era Maganov
Ravil Maganov, morto il vicepresidente di Lukoil: è caduto da una finestra dell'ospedale a Mosca

Il quadro: la Lukoil è la più grande industria petrolifera privata russa e Maganov era il presidente del consiglio di amministrazione. Avrebbe compiuto 68 anni il 25 settembre, ma ieri è precipitato dalla finestra del Moscow Central Clinic Hospital. Il comunicato ufficiale della compagnia recita: «È morto a seguito di una grave malattia». Non viene spiegato, però, quale. Le agenzie di stampa russe invece hanno fornito un'altra versione. Interfax: «Maganov è caduto dalla finestra della sua stanza dell'ospedale. È morto per le ferite». Viene inoltre fatto trapelare: Maganov era in ospedale per problemi cardiaci e prendeva anti depressivi. Un quadro in linea teorica credibile, ma appare improbo pensare che così tanti uomini forti dell'economia, non di rado sgraditi al Cremlino, abbiano trovato la morte nello stesso arco temporale solo per una macabra serie di coincidenze. Per capire: la Lukoil aveva chiesto il cessate il fuoco in Ucraina subito dopo l'invasione. Ieri The Guardian ricordava il testo del comunicato ufficiale del consiglio di amministrazione: «Chiedendo la fine più rapida del conflitto armato, esprimiamo la nostra sincera empatia per tutte le vittime colpite da questa tragedia. Sosteniamo fermamente un cessate il fuoco duraturo e una soluzione dei problemi attraverso seri negoziati e diplomazia». Trascorrono le settimane e il presidente di quel consiglio di amministrazione muore misteriosamente cadendo dalla finestra di un ospedale di Mosca. Ieri dalle fonti vicine al Cremlino sono state fatte circolare varie tesi: secondo il sito Baza, Maganov era uno sbadato, è scivolato dal balcone mentre fumava; secondo l'agenzia Tass è un suicidio.

GLI ALTRI
I precedenti: a metà aprile muore Vladislav Avayev, 51 anni. Era stato consigliere del Cremlino ed vicepresidente della Gazprombank. Il corpo viene trovato nel fastoso appartamento al quattordicesimo piano di un elegante condominio della Capitale e Avayev aveva la pistola in mano. Vicino, i corpi senza vita della moglie e della figlia di 13 anni. Apparentemente un omicidio-suicidio, ma molte cose non tornano. Alcuni vicini spiegarono: «Era ricco, intelligente. Non è possibile che un uomo del genere possa uccidersi. Forse Avayev e la sua famiglia sono stati uccisi». Più di recente, il 6 luglio, tocca a Yuri Voronov, 61 anni, capo di Astra Shipping, società con contratti con Gazprom nell'Artico. Come in una serie di Netflix, il cadavere galleggia nella piscina della sua villa a San Pietroburgo. C'è una pistola, i media ipotizzano una «disputa con partner commerciali».

Inizio del 2022, in una dacia muore - versione ufficiale: suicidio - Leonid Shulman, 60 anni, top manager di Gazprom, già dirigente di Gazprom Transgaz. 25 febbraio, altro cadavere: Alexander Tyulyakov, 61 anni, vicedirettore generale del Gazprom Unified Settlement Center. La causa? Per la polizia altro suicidio. 21 aprile, Sergei Protosenya, un ex top manager di Novatek, muore a Lloret de Mar, in Catalogna. Protosenya, patrimonio da 400 milioni di euro, si è impiccato. A maggio cade da una scogliera sul Mar Nero Andrei Krukowski, 37 anni, il capo del resort Krasnaya Polyana, appartenente a Gazprom. In questo caso la tesi ufficiale è incidente. Coincidenza: il resort sciistico aveva tra i suoi clienti abituali Putin. Nello stesso mese perde la vita il miliardario Alexander Subbotin, 43 anni, ex alto dirigente del gigante dell'energia Lukoil, la stessa compagnia di Maganov. La causa ufficiale? Il decesso, dicono gli investigatori, è stato causato da un rimedio alternativo somministrato da uno sciamano: il veleno di rospo. Mikhail Watford, 67 anni, muore invece a febbraio. Si era arricchito con il petrolio e il gas nel far west seguito alla caduta dell'impero sovietico. Il suo vero nome era Mikhail Tolstosheya, il cadavere era stato rinvenuto a Wentworth, nel Surrey, in Gran Bretagna. Le cause? Non chiare. Non è una professione tranquilla quella degli oligarchi russi.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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