Mauritius, marea nera fuoriesce dalla petroliera incagliata nel paradiso dei turisti

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Sabato 8 Agosto 2020, 11:10 - Ultimo agg. 19:04

Chiazze nere che galleggiano su acque cristalline e minacciano paradisi di sabbia bianca: le immagini che arrivano da Mauritius sono quelle che nessuno avrebbe mai voluto vedere, e lasciano intravedere un enorme rischio ambientale, che rischia di trasformarsi in un vero e proprio disastro. Tanto da indurre il governo a dichiarare lo "Stato di emergenza" e a lanciare un appello alla Francia a mandare aiuti con Parigi che ha già disposto l'invio di barriere galleggianti. 

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L'incubo nell'Oceano Indiano è cominciato due settimane fa, in sordina, quando il cargo MV Wakashio, battente bandiera panamense ma di proprietà di un armatore giapponese, si era incagliato sugli scogli della costa sud-orientale dell'isola situata 550 chilometri ad est del Madagascar. I 20 componenti dell'equipaggio erano stati tratti in salvo senza grandi problemi ma giovedì scorso il governo di Mauritius aveva annunciato una falla dalla nave, con la fuoriuscita di combustibile. La nave-cisterna da 101 mila tonnellate di stazza varata nel 2007 trasportava 200 tonnellate di diesel e aveva a bordo altre 3.800 tonnellate di carburante per uso proprio, secondo quanto hanno riferito i media locali. Ad essere colpita è la costa di Pointe d'Esny, zona protetta dalla Convenzione di Ramsar sulle zone umide: è vicino all'aeroporto di Mauritius ma soprattutto al parco marino di Blue Bay, altro ecosistema a rischio. Riprese aeree mostrano un'enorme chiazza marrone tra acque turchesi e spiagge e mangrovie già intaccate. Con una decisione senza precedenti, uno «stato di emergenza ambientale» è stato dichiarato nelle ultime ore dal premier mauriziano Pravind Jugnauth il quale ha confermato che la marea nera rappresenta «un rischio per Mauritius». 

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Il Paese infatti vive di pesca ma soprattutto di turismo. «Quando la biodiversità è in pericolo, c'è urgenza di agire. La Francia è là. Al fianco del popolo mauriziano», ha twittato il presidente francese Emmanuel Macron mentre Parigi annunciava l'invio per via aerea di soccorsi dalla relativamente vicina isola francese di Reunion: essenzialmente barriere galleggianti. Un aiuto di Parigi, che dopo l'Olanda e prima dell'Impero britannico fu colonialista dell'isola, era stato invocato da Mauritius giovedì. Una speranza che il disastro ecologico possa essere limitato è stata suscitata dal portavoce della società giapponese che opera la nave, la Mitsui OSK Lines, sostenendo che parte del carico è stivato in serbatoi separati e quindi non a rischio di fuoriuscita. Gli ambientalisti però temono da giorni che il cargo possa spezzarsi. Una prospettiva evocata dal premier sottolineando il maltempo previsto per questo fine settimana e ammettendo: «non so cosa succederà alla nave». Mare grosso e vento forte avevano già ostacolato o vanificato tentativi di raccogliere il gasolio con elicotteri e di arginarlo piazzando galleggianti, ha segnalato all'Afp il portavoce della Mitsui.
 
 

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