Meghan Markle divide la stampa britannica ma vince la guerra mediatica globale

Meghan Markle divide la stampa britannica ma vince la guerra mediatica globale
Meghan Markle divide la stampa britannica ma vince la guerra mediatica globale
di Riccardo De Palo
Lunedì 8 Marzo 2021, 18:39 - Ultimo agg. 19:49
4 Minuti di Lettura

La “bomba” mediatica è scoppiata, e l’onda d’urto è di tali proporzioni che sarà difficile tornare indietro. L’intervista a Meghan e Harry dalla anchor superstar Oprah Winfrey, vista da 17,18 milioni di telespettatori solo negli Usa, sta avendo due effetti fondamentali: la polarizzazione dell’opinione pubblica britannica e la rivalutazione, in chiave globale, della duchessa fuggitiva. Ed è caccia a chi, nella famiglia reale, ha espresso riserve sul futuro colore della pelle del primogenito in arrivo (non sono stati né la regina Elisabetta né il principe Filippo, ha fatto sapere Oprah). Finora, Meghan Markle era stata dipinta come una scaltra manipolatrice, che aveva sottratto Harry ai suoi doveri nobiliari, e gettato fango sulla casa reale. Quello che emerge dall’intervista è però molto diverso: una donna umiliata e frustrata, discriminata per il colore della sua pelle, e pure per quello del suo nascituro.

Harry, che è intervenuto con il contagocce, ci ha messo il carico da novanta, facendo capire, con il suo timore che “la storia si ripeta”, che non c’era altro modo che la fuga verso l’America, per evitare alla sua sposa una fine simile a quella di Lady Diana.

Altro che scaltra manipolatrice.

Video

Il dibattito nel Regno Unito

Abbastanza prevedibilmente, il tema è diventato di tendenza sui social, con 180mila tweet solo con l'hashtag #Meghan, ed è stato oggetto di commenti diversi sui media britannici. La Corte è rimasta come paralizzata e non ha espresso, almeno nell’immediato, alcun commento. Per Chris Ship, royal editor di Itv, è come sei i Sussex «avessero fatto volare un B-52 su Buckingham Palace e poi sganciato un intero arsenale» di rivelazioni «bomba ad alto potenziale».

Ma c’è, almeno nella stampa più conservatrice (espressione di buona parte dei sudditi britannici) chi chiede immediate contromisure, e che vengano ritirati i titoli a duca e consorte. "Megxile", titola il Sun, che vorrebbe esiliare per sempre Meghan dal suolo britannico. Su questa linea anche Clare Foges, columnist ultraconservatrice del Times di Rupert Murdoch, la quale sostiene che la coppia dovrebbe “pagare” per l’affronto subito dalla corona in mondovisione. Sulla stessa onda gli altrettanto destrorsi Daily Mail - ma quanto sono “ossessionati dal vittimismo”, questi duchi - e il Telegraph, secondo il quale a salvarsi dal gioco al massacro è soltanto la Regina. Quest’ultimo giornale accusa anche Oprah Winfrey di essersi prestata al gioco, senza sottolineare le “evidenti contraddizioni” di Meghan e Harry.

Ben diversi i commenti social nel resto del mondo, che danno torto, in gran parte, alla famiglia reale. Il Washingto Post, addirittura, elogia la WInfrey come "la migliore intervistatrice di celebrità del mondo", e sostiene che "tutti i giornalisti dovrebbero imparare da lei".

Il progressista The Guardian si chiede invece se al piccolo Archie fu rifiutato il titolo nobiliare per ragioni razziali - Meghan dice che non gli diedero il titolo di principe, e che questa fu “una rottura del protocollo” - e la Bbc sostiene che le fu proposto quello di conte, ma che questo fu rifiutato. Il Guardian ricorda proprio come le regole decise da Giorgio V oltre un secolo fa,  nel 1917, i figli e i nipoti dei reali devono automaticamente avere il titolo di principe, o principessa, e quello di “altezza reale”. Poiché però Archie era il pronipote di un regnante, questa regola non si applicava, ed è lo stesso protocollo ad assegnargli il titolo di duca. La stessa regina, sottolinea il giornale inglese, si era mossa per raccomandare al primogenito di Meghan e Harry il titolo di principe. Ma questo privilegio non è stato concesso a Harry, che è soltanto sesto nella linea di successione al trono. Al tempo della nascita di Archie, si pensò che la mancanza di un titolo fosse stata decisa dalla stessa coppia, per permettere al neonato una vita normale. Ora sappiamo che, dietro le quinte, non è andata esattamente così.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA