Melania e Ivanka Trump: guerra alla Casa Bianca tra gelosie, invidie e dispetti

Melania e Ivanka Trump: guerra alla Casa Bianca tra gelosie, invidie e dispetti
Melania e Ivanka Trump: guerra alla Casa Bianca tra gelosie, invidie e dispetti
di Anna Guaita
Martedì 1 Settembre 2020, 07:28 - Ultimo agg. 11:17
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NEW YORK Sempre elegantissime, truccate alla perfezione, fresche di parrucchiere. Sempre pronte al flash dei fotografi, col volto disteso in un lieve sorriso. Eppure qualche volta anche queste due donne abituate a muoversi sul palcoscenico nazionale non riescono a nascondere la reciproca antipatia. Melania e Ivanka sono due donne naturalmente troppo protagoniste per poter convivere pacificamente, e fra di loro si fanno sgambetti e si criticano aspramente.

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LA COMPETIZIONE
La first lady pensa che Ivanka sia «un serpente», e la first daughter rispone tentando di relegare la matrigna in una posizione secondaria. Della faida fra le due ci avevano già parlato altri libri, ma oggi arriva la testimonianza più diretta e bruciante di quanto la first lady e la first daughter non possano sopportarsi.

A scrivere l'ennesimo volume che ci porta dietro le quinte di una famiglia piena di problemi è la ex migliore amica di Melania, Stephanie Winston Wolkoff, una nota organizzatrice di eventi, come la Fashion Week e il Met Gala. Il titolo del libro è eloquente «Melania and me: the rise and fall of my friendship with the first lady», cioè l'ascesa e la caduta di un'amicizia. Stephanie non perdona (e non perdonerà mai) a Melania di averla abbandonata quando sono nati i primi problemi circa il finanziamento delle feste per l'insediamento del gennaio 2017, sul quale la procura di New York sta indagando: «Mi hanno buttato sotto l'autobus» si è lamentata Stephanie in una intervista al New York Times.
 

 


LA STORIA
Eppure Stephanie e Melania erano state amiche 15 anni, e insieme hanno complottato per contenere il desiderio «espansionista» di Ivanka, la first daughter, figlia del matrimonio di Donald con Ivana, la modella e campionessa di sci cecoslovacca. Insieme le due amiche hanno lanciato il progetto «bloccare Ivanka» per evitare che la giovane avesse un posto in prima fila durante l'inaugurazione del 2017, e per rintuzzare i tentativi di questa di strappare uffici a Melania, e anche il personale più preparato.

L'ALLEANZA
Insieme avevano anche fatto arenare l'ipotesi di un ballo inaugurale dedicato all'ambiente, al quale Ivanka sperava di attirare Leonardo Di Caprio: «Ma fammi il piacere!» sbottò Melania, condannando il progetto. Ma mentre la first lady restava a New York, nei primi sei mesi della presidenza Trump, Ivanka accompagnava il padre, prendendo un ruolo pubblico sempre più appariscente. Melania era irritata e l'aveva soprannominata «la principessa», e si lamentava del fatto che anche Ivanka stesse usando un server di email privato, ma nessuno l'attaccava come avevano fatto prima con Hillary Clinton «Qualcuno non potrebbe dirlo, del private server?» ripeteva.

Stephanie non nega di essere stata al fianco di Melania nella lotta per bloccare Ivanka e il marito Jared, che avevano soprannominato «i serpenti». Ma il quadro di Melania che ci presenta è diverso da quello che molti hanno immaginato per almeno un paio di anni: la ex modella slovena non è prigioniera della Casa Bianca, triste, e offesa dal marito. E' complice e sostenitrice di Donald, e anzi, rivela Stephanie, è l'unica alla quale il presidente dia ascolto. Se lui l'ha tradita, se lui si è vantato di poter fare quel che vuole alle donne perché è famoso, lei non se la prende: «Donald è fatto così, so chi ho sposato».

IL GELO
E se Stephanie e Melania sono state in perfetto accordo e in sintonia per tanti anni, adesso Stephanie non la protegge più: «Melania non sa dire grazie, non si cura degli altri» sostiene, e rivela anche un sotterraneo razzismo della ex amica, nel precisare che Melania (dopo l'elezione di Donald nel 2016) restò sei mesi a New York non solo perché il figlio Barron finisse la scuola, ma anche perché non voleva trasferirsi alla Casa Bianca fino a che non fossero terminati i lavori di rifacimento dei tanti gabinetti che erano stati usato da Michelle e Barak Obama e dalla loro due figlie.
 

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