Migranti, «Così ho salvato il neonato a Ceuta». Già riportati in Marocco 5.500 degli 8mila fuggitivi

Migranti, «Così ho salvato il neonato a Ceuta». Già riportati in Marocco 5.500 degli 8mila fuggitivi
Mercoledì 19 Maggio 2021, 20:52 - Ultimo agg. 21:25
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Il neonato e la madre stanno bene, garantisce Juan Francisco, l'agente della Guardia Civil spagnola immortalato in una foto che da ieri sta facendo il giro del mondo: lui in mare con un neonato tra le mani, tratto in salvo mentre sua madre lo portava in spalla nel tentativo disperato di raggiungere a nuoto l'enclave iberica di Ceuta dal Marocco. La stessa sorte tentata da altri circa 8.000 migranti a partire dalla notte tra domenica e lunedì: già 5.500 sono stati nel frattempo riportati in Marocco. «Abbiamo preso il piccolo, era gelato, freddo, non si muoveva molto. Eravamo tre persone in acqua, stavamo aiutando varie persone», ha spiegato l'agente alla televisione La Sexta. «Ho visto una donna con un salvagente giocattolo, cercava di non annegare», ha raccontato.

«Pensavo che avesse in spalla uno zainetto con dei vestiti, ma dopo un suo movimento ho capito che si trattava di un neonato». A quel punto, Juan Francisco non ci ha pensato due volte: «Io e un collega ci siamo diretti rapidamente verso di loro, io ho preso il bimbo e lui ha soccorso la madre».

L'agente non ha capito subito in che condizioni fosse il piccolo: «Era così pallido e immobile che non sapevo se stesse bene o no», ha raccontato ancora a radio Cadena Ser. Secondo le informazioni di cui è in possesso, ha aggiunto, adesso sia il bimbo sia sua madre stanno bene. Questo salvataggio «un po' traumatico» è stato solo uno dei tanti effettuati in questi giorni da Juan Francisco. «Lunedì ci sono stati arrivi continui di persone che cercavano disperatamente di raggiungere le nostre coste. C'erano padri, madri, anziani, bambini, di tutto». L'agente e i suoi colleghi sono stati in acqua anche per «10 o 15 ore». Il caso che l'ha impressionato di più è stato però quello di una persona annegata nella traversata: «Non siamo arrivati in tempo».

Fanno intanto discutere i respingimenti 'express' messi in atto dalla Spagna dopo l'arrivo a Ceuta di almeno 8.000 migranti tra lunedì e martedì: secondo gli ultimi dati del ministero dell'Interno iberico, a meno di tre giorni dai primi ingressi irregolari in questa enclave nordafricana erano già tornate in Marocco più di 5.600 persone, fra quelle mandate via da soldati e agenti di polizia schierati al confine, alle volte con la forza, e quelle che hanno deciso invece di rimpatriare volontariamente dopo essersi trovate senza un posto dove stare. Intanto, il rafforzamento dei controlli da parte delle guardie marocchine sul proprio lato della frontiera, dopo circa 48 ore di sostanziale passività — in contemporanea ai segnali di forte tensione diplomatica fra Rabat e Madrid —, ha portato a un alleggerimento della pressione migratoria.

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Mentre c'è chi elogia la reazione a questa crisi del governo del socialista Pedro Sánchez — lo fanno ad esempio esponenti della destra italiana, che chiedono misure simili in patria — diverse ong operative in Spagna esprimono «preoccupazione». «Si stanno mandando indietro molte persone in virtù di un accordo tra la Spagna e il Marocco che permette i respingimenti express, contrari al diritto internazionale», denunciano la commissione spagnola di aiuto al rifugiato e altre organizzazioni. Si riferiscono agli allontanamenti compiuti senza aver prima effettuato procedimenti come l'identificazione delle persone intercettate. Sia la Corte europea dei diritti dell'uomo sia la Corte Costituzionale spagnola hanno avallato questa forma di espulsione, sempre che sia effettuata in osservanza delle norme internazionali sui diritti umani. Ma esperti in diritto migratorio sostengono che nel caso di Ceuta ciò non sta avvenendo (parte dei respingimenti sono avvenuti senza identificazione e in assenza di un avvocato). «E' la conseguenza di basare le politiche migratorie sul controllo e l'esternalizzazione dei confini e non sui diritti umani», dicono le ong. Martedì il ministro dell'Interno Fernando Grande Marlaska aveva dichiarato che i respingimenti si stavano realizzando «secondo le vie legali prestabilite».

E oggi a chi chiedeva se misure simili, compresa quella di schierare l'esercito, possono essere adottate anche in Italia, la titolare del Viminale Luciana Lamorgese ha risposto: «Se mi date un consiglio su dove mettere i militari in mare lo accetto. I confini marittimi sono diversi da quelli terrestri».

Domani, accompagnata dalla commissaria agli Affari interni dell'Ue Ylva Johansson, la ministra sarà a Tunisi per incontrare il presidente Kais Saied e il primo ministro Hichem Mechichi per discutere proprio del dossier. Intanto autorità e ong si adoperano per prestare assistenza ai migranti rimasti a Ceuta (molti sono minorenni senza accompagnatori): mentre gli under 18 sono stati sistemati in capannoni, altre persone sono rimaste nelle strade della città.

«Non siamo né pericolosi né criminali, vogliamo solo lavorare», diceva una di loro all'agenzia di stampa Efe. I servizi sanitari hanno sottoposto i migranti a tamponi rapidi per il covid, mentre il governo e le regioni si sono riunite per stabilire come gestire l'accoglienza delle persone rimaste in territorio spagnolo. Poco prima, il leader dell'opposizione in Parlamento, il popolare Pablo Casado, ha accusato Sánchez di aver creato «il caos».

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