L'Ucraina vuole la no-fly zone: perché gli Stati Uniti e la Nato continuano a dire no a Zelensky?

L'abbattimento di aerei, la sorveglianza dello spazio aereo e la questione dei corridoi umanitari. Facciamo il punto

L'Ucraina vuole la no-fly zone: perché gli Stati Uniti e la Nato continuano a dire no a Zelensky?
L'Ucraina vuole la no-fly zone: perché gli Stati Uniti e la Nato continuano a dire no a Zelensky?
Mercoledì 16 Marzo 2022, 17:39 - Ultimo agg. 17 Marzo, 00:12
4 Minuti di Lettura

No alla no-fly zone in Ucraina. La Nato è compatta nel non voler chiudere i cieli ucraini. A chiedere la No-fly zone, fin dall'inizio del conflitto, è il presidente Zelensky. La Nato la nega strenuamente perché comporterebbe uno scontro diretto tra l'alleanza atlantica e la Russia.

«Gli alleati sono uniti» nel dire «che la Nato non dovrebbe schierare le sue forze sul territorio o nello spazio aereo dell'Ucraina, perché abbiamo la responsabilità di garantire che questa guerra non si intensifichi oltre l'Ucraina». Lo dice il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in conferenza stampa al termine della riunione dei ministri della Difesa. «Vediamo morte, distruzione e sofferenza in Ucraina, ma questo può peggiorare se la Nato interviene con un'azione che potrebbe trasformare» il conflitto «in una guerra a tutti gli effetti tra Nato e Russia», spiega.

Qui si può rivedere l'intera conferenza stampa di Stoltenberg

Il segretario Stoltenberg ha detto che Putin ha sottostimato la forza dell'Ucraina, della sua popolazione e anche della Nato «ma noi non dobbiamo sottostimare la capacità militare della Russia di continuare i suoli attacchi e la guerra».

Perché Zelensky la chiede, perché la Nato la nega

La no fly zone è una zona in cui è proibito volare, letteralmente. Si tratta cioè di uno porzione di cielo in cui si decide di vietare il sorvolo di tutti o alcuni tipi di aerei. Dal 1991 al 2003 gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna hanno imposto delle no-fly zone sull'Iraq dopo la guerra del Golfo del 1991, per proteggere le popolazioni sciite del sud e la minoranza curda del nord dagli attacchi aerei del governo sunnita di Saddam Hussein. Dal 1993 al 1995 la Nato ha imposto una no-fly zone dichiarata dalle Nazioni Unite sulla Bosnia. E nel 2011 la Nato ne ha anche applicata una approvata dall'ONU sulla Libia durante la guerra civile di quel paese.

Gli ucraini chiedono insistentemente una no-fly zone per proteggersi dagli attacchi della Russia, per aprire un ombrello su milioni di civili ucraini disperati intrappolati nei villaggi assediati dalla potenza dell'aviazione russa e dal suo arsenale di bombe a grappolo.

Ucraina, l'Aeronautica italiana in trincea in Romania: così i nostri top gun sfidano i russi

Gli Stati Uniti e la Nato sono irremovili: non si può attivare la no- fly zone.

Perché equivarrebbe a ingaggiare un combattimento diretto con la Russia, poiché i piloti da combattimento - delle due parti - cercherebbero di abbattersi a vicenda. Questo rappresenterebbe un'escalation che molti paragonano a una terza guerra mondiale, perché coinvolgerebbe due grandi potenze nucleari. 

«Se lo facessimo, finiremmo con qualcosa che potrebbe finire in una vera e propria guerra in Europa, coinvolgendo molti più paesi e causando molta più sofferenza umana. Questa è la ragione per cui prendiamo questa decisione dolorosa», ha detto il segretario Stoltenberg il 4 marzo scorso. Il giorno dopo, il presidente russo Vladimir Putin ha   detto che qualsiasi paese che cercherebbe di far rispettare una no-fly zone in Ucraina «sarà considerato da noi come una partecipazione a un conflitto armato da parte di quel paese».

È possibile una no-fly zone limitata? Si può chiudere lo spazio aereo per il tempo necessario alla costituzione di corridoi umanitari e lasciare che i civili siano protetti così dai bombardamenti? Non è chiaro e non è ritenuto prudente perché comunque lo spazio aereo sarebbe sorvegliato e la Nato interverebbe per far rispettare la no fly zone abbattendo gli aerei russi. Si torna dunque al punto di partenza: comincerebbe così un conflitto diretto tra Nato e Russia. 

Guerra di parole, da "oligarchi" a "no fly zone", fino ad "armi termobariche" e "sanzioni": come cambia il vocabolario

© RIPRODUZIONE RISERVATA