Notre-Dame, i danni: ecco cosa abbiamo perso

Notre Dame, 12 milioni di turisti l'anno: ecco cosa abbiamo perso
Notre Dame, 12 milioni di turisti l'anno: ecco cosa abbiamo perso
di Fabio Isman
Martedì 16 Aprile 2019, 08:31 - Ultimo agg. 09:57
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Quell'orribile pennacchio di fumo nero visibile da buona parte della Ville Lumière, e il collasso della flèche, la guglia alta 45 metri (e 96 dal suolo), tutta di legno e pesante ben 750 tonnellate, hanno causato una profondissima angoscia. La Cattedrale di Notre-Dame è infatti uno scrigno di tesori; un capolavoro gotico tra i più antichi visitato ogni anno da 12 milioni di turisti; ma anche un pezzetto di cuore e luogo di svariati ricordi per tutti gli abitanti della capitale francese: in quanti sono saliti sulle sue torri di 70 metri, per godere di uno tra i migliori panorami parigini? È sicuramente ancora troppo presto per valutare i danni; ma già quanto è di sicuro accaduto, e quanto ci si può immaginare, li rende davvero esorbitanti. Il tetto era ancora quello originale: edificato fino al 1326; il solo telaio, tutto in quercia, aveva richiesto 1.300 piante: 21 ettari di foresta. Il suo crollo è totale, definitivo, assolutamente irreparabile.

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TESORI
Tutto l'esterno della cattedrale è un capolavoro, e i tre portici della facciata rappresentano un unicum: quello a destra è il più remoto, scolpito nel 1140 per un'altra struttura e completato poco più tardi per questa. Le stesse cerniere dei portali (non si sa se sono state lesionate dal calore) sono originali: conosciamo addirittura il nome del loro fabbro, tale Biscomet. Quanto ne avranno risentito? E all'interno, avrà retto il rosone, del diametro di dieci metri? E, nelle cinque navate (la maggiore è lunga 32 metri e larga 12), i marmi avranno sopportato la temperatura, per ore elevatissima? Le navate custodiscono tesori assoluti: la statua equestre di Filippo il Bello rimonta al 1304; il bronzeo Crocefisso di Napoleone III è su una parete; i pilastri risalgono alla fine del XII secolo.
Le vetrate e i matronei sono mirabili; però, ai livelli più elevati della costruzione: quelli maggiormente colpiti dalle fiamme, che sono iniziate dall'alto. Dal sottotetto, dove si stavano svolgendo dei lavori: purtroppo, accade spesso. Le bifore sono (o erano?) del 1125; altre, tuttavia, sono assai più recenti: perfino degli Anni 60 del secolo scorso. Nelle navate laterali, dipinti seicenteschi, spesso dono degli orafi: quadri importanti, ma artisti non eccelsi. Pare, tuttavia, che arte e reliquie siano state poste in salvo subito: nei momenti iniziali della catastrofe.
 


EVENTI
Quello che fa ancora più male è il cuore: la cattedrale, infatti, è stata luogo d'infiniti importanti avvenimenti, a cominciare dalla sua nascita; non era ancora pronto quello scrigno (non lontano) che è la Sainte Chapelle, e il tesoro di fede portato in Francia nel 1239 da Luigi XI il Santo, una reliquia delle Corona di spine, fu collocato proprio qui. Ironia della sorte, dopo essere finito altrove, vi è ritornato nel 1801, in seguito al Concordato tra Stato e Chiesa. Perché la Cattedrale è dello Stato: soltanto in uso alla diocesi metropolitana. Numerose le cerimonie che vi ha ospitato: perfino il processo di riabilitazione di Giovanna d'Arco, o l'incoronazione di Napoleone nel 1804 (con un Te Deum opera dell'italiano Giovanni Paisiello), presente il papa, Pio VII Chiaramonti. Troppo lungo sarebbe dettagliare tutto il resto: i battesimi reali, o i funerali solenni (e la comemmorazione per De Gaulle); le nozze più solenni, e i Te Deum alla conclusione delle maggiori imprese militari: dal 1447, per la riconquista di Parigi da parte di Carlo VII, al 9 maggio 1945, per la vittoria nella seconda guerra mondiale.
L'unica consolazione è davvero quanto mai amara: tutti gli oggetti più preziosi che Notre-Dame conteneva, sono spariti durante la Rivoluzione francese: non s'è salvato nemmeno un metallo prezioso. E' sopravvissuta però la più sfrenata fantasia che si è esplicata negli animali di pietra agli angoli superiori dell'edificio: 54 mostri, di un'incredibile capacità creativa. Terminali di grondaia; ma non primordiali: frutto di un restauro successivo, imposto da Eugène Viollet-le-Duc, gran nome dei restauri di allora, ma oggi abbondantemente superato, e anzi, assai criticato. La Francia possiede altri tesori ecclesiastici del Gotico, perfino precedenti alla cattedrale di Notre-Dame; ma questa è sempre stata uno dei simboli della città sulla Senna. La sua isola, su cui è posta. Quelle fiamme in mondovisione hanno lasciato atterrito mezzo pianeta; da oggi comincia, ormai, la conta dei danni. Sapendo già che molti saranno, certo, senza nessuna possibilità di una redenzione.
 

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