Onu, 64 paesi non pagano le quote: stipendi a rischio alle Nazioni Unite

L'inaugurazione dell'Assemblea Generale 2019
L'inaugurazione dell'Assemblea Generale 2019
di Anna Guaita
Mercoledì 9 Ottobre 2019, 23:10
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NEW YORK – Potrebbero mancare i soldi per pagare gli stipendi. Al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite la situazione è tanto grave che il segretario generale Antonio Guterres ha lanciato un appello affinché i Paesi membri che ancora non abbiano pagato la loro quota del bilancio ordinario dell’Associazione mondiale si affrettino a mettersi in regola. «A novembre potremmo non avere abbastanza soldi liquidi per garantire gli stipendi – ha spiegato Guterres all’Assemblea Generale, mentre presentava la proposta di bilancio per il 2020 -. Il nostro lavoro e le nostre riforme sono a rischio».
 
Dei 193 Paesi che fanno parte dell’Onu, solo 129 sono in regola con i pagamenti (l’Italia ha saldato i suoi debiti già nel febbraio di quest’anno). E fra i Paesi che brillano per il loro ritardo spiccano gli Stati Uniti. E’ vero che gli Usa sono abituati a pagare sempre tardi, in genere appunto verso ottobre, ma quest’anno i ritardatari sono 64, inclusi Paesi come Israele, Brasile, Iran, Mssico, South Korea, Arabia Saudita, Uruguay. Solo il 70 per cento del totale è stato pagato, rispetto al 78 per cento nello stesso periodo l’anno scorso, e le casse sono davvero a secco.
 
Guterres ha spiegato che l’Onu ha fatto già «economie di ferro», per potersi permettere l’apertura dell’Assemblea Generale a fine settembre, con tutti i summit, gli incontri, le cene e gli appuntamenti internazionali che le lunghe settimane di lavori comportano.
 
Gli Usa si lamentano da sempre che l’Onu fa sprechi, e che non riflette abbastanza gli interessi americani. Pur essendo su suolo americano, effettivamente, l’Onu raramente si trova allineata con gli Usa. Tuttavia, durante i due anni in cui l’ambasciatrice Nikki Haley ha rappresentato Washington, varie volte il Consiglio di Sicurezza si è schierato con Trump, ad esempio contro la Corea del nord. Non solo: per soddisfare una precisa richiesta di Donald Trump, Guterres ha fatto acrobazie pur di tagliare spese e fare economie.
 
Gli Usa contribuivano una volta con il 25 per cento del bilancio Onu. Poi nel 1999, con un raro lavoro bipartisan, due senatori, il repubblicano Jesse Helms e il democratico Joe Biden (poi diventato vicepresidente con Barack Obama e oggi candidato alla presidenza) ottennero una revisione del bilancio Onu e l’abbassamento della percentuale dovuta dagli Usa al 22 per cento.
 
Nonostante ciò, Washington è sempre in ritardo nel pagamento della sua quota, e non sempre la paga in pieno, per cui deve comunque all’Onu una bella cifra di arretrati. La quota di quest’anno è di 674 milioni. Ma c’è un arretrato di 384 milioni rimasti da bilanci degli anni passati.
 



 
 
 
 

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