Patrick Zaki a giudizio: dopo 19 mesi di durissimo carcere preventivo domani il processo, rischia fino a 5 anni, appello al Governo italiano

Patrick Zaki a giudizio: dopo 19 mesi di durissimo carcere preventivo domani il processo, rischia fino a 5 anni, appello al Governo italiano
Lunedì 13 Settembre 2021, 19:50 - Ultimo agg. 15 Settembre, 10:18
4 Minuti di Lettura

Fino a cinque anni in galera dopo 19 mesi di durissima carcerazione in attesa di giudizio: Patrick Zaki rischia una pesante condanna nel processo a suo carico che comincerà domani 14 settembre. Le udienze si svolgeranno a Mansoura, nel nord del paese, quindi Zaki, 30 anni, studente dell'Università di Bologna detenuto preventivamente in Egitto, dovrebbe essere trasferito dal Cairo a Mansoura.

«Purtroppo - dice Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International - era previsto che con l'approssimarsi della fine della detenzione preventiva dei 24 mesi, da quell'enorme castello di prove segrete mai messe a disposizione della difesa sarebbe presa una delle tante per mandarlo a processo.

E' uno scritto del 2019 in cui Patrick avrebbe preso le difese della minoranza copta perseguitata in Egitto». Non è chiaro, al momento, quante udienze si svolgeranno. Patrick Zaki rischia una multa o una pena fino a cinque anni di carcere.

«Avevamo già chiesto al governo in passato di intervenire perché temevano che sarebbe andata così e adesso ogni minuto che passa senza un'azione diplomatica seria dell'Italia è un minuto colpevolmente perso». Lo dichiara ad Aki-Adnkronos International il portavoce di Amnesty International in Italia, Riccardo Noury, dopo la decisione delle autorità egiziane di mandare a processo lo studente dell'Università Alma Mater di Bologna, Patrick Zaki. «Passati 19 mesi dall'inizio della detenzione preventiva di Patrick, era chiaro che la procura da quell'infinito castello di prove segrete contro Patrick avrebbe tirato fuori qualcosa per mandarlo a processo. Questo qualcosa è uno scritto di Patrick in difesa della minoranza perseguitata dei cristiano-copti e risalente al 2019», aggiunge Noury, sottolineando che «era facile prevedere che sarebbe andata così».

Intanto dieci ong egiziane per la difesa dei diritti umani hanno dichiarato che «il rinvio a giudizio di Patrick davanti a un tribunale eccezionale le cui decisioni non sono impugnabili, e con 'l'accusa' di aver pubblicato un articolo in cui racconta i fatti della sua vita di cristiano egiziano» non fa altro che «confermare che l'unico motivo per privarlo della sua libertà dal suo arresto nel febbraio 2020 è il suo legittimo esercizio della libertà di espressione per difendere i suoi diritti e quelli di tutti gli egiziani, in particolare i copti, all'uguaglianza e piena cittadinanza». Nella dichiarazione è stata rilanciata dalla pagina Facebook dell'ong per cui Patrick lavorava come ricercatore, l' «Iniziativa egiziana per i diritti personali» (Eipr), si sottolinea anche che il rinvio a giudizio «interviene dopo 19 mesi di detenzione provvisoria senza giustificazione legale e senza indagine».

La dichiarazione è stata sottoscritta fra le altre anche da Anhri, Afte, Ecrf, Cihrs e il centro El-Nadeem. Le organizzazioni «condannano la decisione della Procura suprema per la sicurezza dello Stato (Sssp) di incriminare Patrick con l'accusa di diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese, sulla base di un articolo di opinione pubblicato due anni fa stando agli articoli 80 (D) e 102 (bis) del Codice Penale egiziano. L'accusa si basa su un articolo pubblicato su Daraj, nel luglio 2019, intitolato Spostamento, uccisione e restrizione: i diari di una settimana dei copti d'Egitto, precisa la dichiarazione sintetizzando che il testo »presenta una settimana nella vita di Zaki come egiziano copto che reagisce agli eventi attuali riguardanti i cristiani egiziani, sia come una questione di interesse pubblico che personale. Le organizzazioni condannano questo attacco a Patrick George Zaki, e lo riconoscono come una violazione dei diritti di tutti gli egiziani alla libertà di espressione, e dei diritti dei cristiani egiziani in particolare di rivendicare il loro diritto all'uguaglianza sia socialmente che davanti alla legge, si afferma nel testo. E non possiamo ignorare l'ironia che l'incriminazione e il processo di Zaki davanti a un tribunale eccezionale giungano all'indomani del lancio della strategia statale per i diritti umani, in un evento in cui il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha parlato a lungo del diritto alla libertà di religione e di credo e il diritto all'uguaglianza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA