Putin, come cambia la guerra ora? «Lo Zar è all'angolo ma non si rassegna, il rischio è l'arma nucleare tattica»

L'ambasciatore: «Per evitare una sconfitta i russi potrebbero usare i missili atomici di portata limitata»

Putin, come cambia la guerra ora? «Lo Zar è all'angolo ma non si rassegna, il rischio è l'arma nucleare tattica»
Putin, come cambia la guerra ora? «Lo Zar è all'angolo ma non si rassegna, il rischio è l'arma nucleare tattica»
di Marco Ventura
Martedì 13 Settembre 2022, 06:31 - Ultimo agg. 17:58
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Soldati russi in rotta nella regione di Kharkiv. Come cambia la guerra? «La controffensiva ucraina ha dimostrato la vulnerabilità e la debolezza militare dei russi più di quanto ci aspettassimo, e trasformato quella che sembrava una guerra di attrito in guerra di manovra». Per l'ambasciatore Stefano Stefanini, ex consigliere diplomatico del presidente Napolitano e già rappresentante italiano presso la Nato, ora è Kiev a trovarsi «in posizione di forza nella prospettiva di un negoziato».

Putin si rassegnerà? Quale reazione dobbiamo attenderci?
«L'interrogativo è proprio questo: cosa farà la Russia in risposta a questa sconfitta, a questo secondo arretramento dopo il fallimento dell'offensiva iniziale per prendere Kiev. Incapace di resistere all'avanzata ucraina sul terreno, la Russia per il momento risponde con dure rappresaglie di missili e bombardamenti su obiettivi infrastrutturali e civili nell'Ucraina orientale e meridionale.

Possiamo immaginare che mentre parliamo sia in corso a Mosca un ripensamento. Forse per la prima volta, Putin viene criticato apertamente a casa sua per non essere stato abbastanza aggressivo, il che può spingerlo a una ulteriore escalation».

Anche a lanciare l'arma tattica nucleare?
«È la domanda che si pongono tutti, anche a Washington. Ciò che la politica americana ed europea, occidentale, ha cercato di evitare è stato indurre Putin a un confronto non convenzionale, nucleare in particolare, tanto più che la dottrina russa prevede in modo specifico l'uso delle armi nucleari tattiche, cioè le armi di teatro atomiche con portata limitata, per evitare una sconfitta convenzionale. La condotta delle operazioni attorno alle centrali nucleari, come a Zaporizhzhia, non ci dà alcuna garanzia riguardo alla responsabilità o irresponsabilità con la quale la parte russa maneggia il rischio nucleare».

Mosca potrà davvero prendere una decisione tragica?
«Più volte, sia Putin sia il ministro degli Esteri Lavrov, hanno evocato la parola nucleare. Questo spettro c'è. Bisogna che evitiamo di mettere il presidente russo all'angolo, perché in quel caso le sue reazioni potrebbero essere imprevedibili. Ci avventuriamo nel futuribile, ma l'idea di usare l'arma tattica è astrattamente configurabile. Però va anche detto che una cosa è la Russia invasa e Mosca assediata, per cui l'atomica sarebbe una estrema difesa, altra è l'uso dell'atomica in Ucraina, scenario terrificante anche perché, come ha detto il segretario generale dell'Onu Guterrez, non ci sono soldati ucraini in Russia ma russi in Ucraina. Non ci conforta il pensiero dell'impiego delle armi chimiche in Siria da parte dei siriani, alleati di Putin, che si girò dall'altra parte».

Altri scenari possibili?
«I russi potrebbero domandarsi dove li voglia portare con questa guerra disastrosa il loro presidente, rispondersi e trarne le conseguenze. Ma l'Occidente deve considerarlo un problema russo, sbaglierebbe a chiedere un cambio di regime, come invece pretendeva Putin in Ucraina».

Noi continueremo a dare armi a Kiev?
«Le nostre armi, il sostegno politico e l'intelligence, specie americana, aiutano l'Ucraina a resistere a un'invasione, niente di più. L'avanzata si è fermata più o meno alla linea di divisione antecedente il 24 febbraio, che già era una linea di armistizio. Vorremmo solo in Putin un interlocutore che negozi in modo razionale e non aggredendo».

Chi ha maggior interesse oggi a negoziare?
«Entrambi, a parti invertite rispetto all'inizio. L'Ucraina può negoziare perché ha dimostrato di tenere testa all'offensiva, la Russia perché ha visto la propria incapacità a ottenere i risultati che si proponeva, ma dovrebbe rivoluzionare il proprio atteggiamento e chiedere la pace, non ciò che è sempre meno in grado di chiedere, cioè la capitolazione dell'Ucraina. Ed è giusto il messaggio di Macron di non volere umiliare la Russia. Non sono granché ottimista: Putin non può vincere combattendo, perciò cercherà di usare altri strumenti, dalla guerra non convenzionale a quella del gas verso l'Europa».

Chi si assumerà a Mosca la responsabilità della sconfitta?
«I capri espiatori di solito sono i militari. È significativo che mentre i russi in Ucraina si ritiravano, e addirittura erano in rotta, a Mosca si faceva festa. Questa discrasia rispetto al campo di battaglia dimostra che in Russia si vive una non-guerra: l'opinione pubblica è manipolata e i soldati da mandare al fronte vengono arruolati alla periferia dell'Impero. Ma dopo sei mesi di combattimenti, i nodi stanno venendo al pettine. La sensibilità verso la guerra comincia ad affiorare ed emerge il dissenso di chi vorrebbe alzare il livello delle ostilità, oppure il contrario».
 

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