Putin perché ha scelto Gerasimov, l'uomo che non ride mai? Il ritorno alla strategia del "deep state"

Gerasimov è da più di dieci anni il volto della strategia militare del Cremlino

Putin perché ha scelto Gerasimov, l'uomo che non ride mai? Il ritorno alla strategia del "deep state"
Putin perché ha scelto Gerasimov, l'uomo che non ride mai? Il ritorno alla strategia del "deep state"
di Francesco Bechis
Venerdì 13 Gennaio 2023, 13:00 - Ultimo agg. 15:40
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Il deep state contro "gli uomini forti". La gerarchia ristabilita. Un segnale ad uso interno ed esterno si cela dietro la nomina di Valery Gerasimov, capo di Stato maggiore della Difesa russa, a capo delle operazioni nella guerra in Ucraina.

IL GENERALE CHE NON RIDE MAI

Generale dell'esercito, vice ministro della Difesa, 67 anni, Gerasimov è da più di dieci anni il volto della strategia militare del Cremlino. Prenderà il posto di Sergei Surovikin, il generale di ferro noto alle cronache per aver raso al suolo intere città nella guerra in Siria e reduce da tre mesi a capo del comando in Ucraina.

Un cambio della guardia solo in apparenza difficile da decifrare. Dopotutto Surovikin, insignito a fine anno da Vladimir Putin della più alta onoreficenza militare, la Croce di San Giorgio, e oggi retrocesso di grado, è riuscito a portare a casa risultati, seppur a caso prezzo. C'è la sua firma sulla strategia che ha sfiancato per mesi non solo l'esercito ma anche la popolazione ucraina.

I bombardamenti a tappeto, i missili (e i droni iraniani) sulle infrastrutture energetiche e civili che hanno lasciato al buio e al freddo il Paese mentre la morsa dell'inverno ha iniziato a stringersi.

Sul campo: un bagno di sangue, a Sud la ritirata da Kherson, oggi presa di mira dai mortai russi oltre il fiume. Ma anche qualche successo. Fra questi, l'avanzata dell'esercito russo nel Donetsk, in Donbas, in direzione di Soledar e Bakhmut, dove i combattimenti sono più feroci e gli invasori fanno progressi. Merito di una mobilitazione generale (ben più ampia delle cifre annunciate a Mosca) che inizia a dare i suoi (macabri) frutti. Un'ondata dopo l'altra, anche i "mobiks", i russi della leva forzata, inesperti e spaesati, mettono in difficoltà le trincee ucraine. Gli esperti Parà, l'artiglieria dietro le linee fanno il resto.

LE TRAME A MOSCA

Perché allora la sostituzione ai vertici? C'è una ragione strategica: Putin vuole una nuova, grande offensiva di terra nel 2023. Le manovre in Bielorussia, dove l'esercito russo continua a spostare reparti e armamenti, anticipano un replay del 24 febbraio a un anno di distanza. Un'invasione da Nord, in direzione Kiev, per sfiancare le difese ucraine concentrate ad Est. Gerasimov è l'uomo del Cremlino per questo piano

Poi c'è una ragione tattica. «È una storia che ha dentro tutto: guerre intestine, lotte di potere, gelosia», riassume in un tweet Dara Massicot, analista di strategia militare russa alla Rand Corporation. La guerra nella guerra si combatte all'ombra di Piazza Arbatskaja, il quartier generale della Difesa russa guidato dal ministro Sergei Shoigu. E risente di veleni incrociati nell'establishment militare contro "gli uomini forti" a Mosca che dalla guerra in Ucraina hanno colto, o stanno cogliendo, l'occasione di una rapida ascesa al potere. 

Trucco dei soldati russi per prendere Soledar: divise ucraine (e da civili) per ingannare Kiev

Il primo: Evgenij Prighozin. Il "cuoco" di Putin è l'emblema dell'ascensore di potere che la guerra ha offerto in un anno. Capo della Wagner, l'armata di mercenari presente ovunque, dall'Ucraina al Nord Africa, ormai promossa a esercito ombra della Federazione, è diventata una figura ingombrante, e temuta, nella gerarchia di potere russo.

Battaglia per la conquista di Soledar, nell'est Ucraina: crateri nei campi e lungo le strade

I suoi uomini sul campo sono ben armati, addestrati, cinici quanto serve. Diversamente dall'esercito che si trascinano dietro. Reclutato in questi mesi nelle prigioni e nelle colonie penali, da Mosca a Mari El. Sbandati, criminali, omicidi messi di fronte a un bivio: marcire in carcere, o marcire in trincea per sei mesi e poi, per chi è ancora vivo, la libertà. Al Cremlino, il protagonismo della Wagner sul terreno è tornato utile. Ora però arrivano i primi segnali dai vertici: rallentare. Un esempio: pochi giorni fa, Prighozin si è fatto riprendere in una delle sterminate gallerie sotterranee delle cave di sale a Soledar, insieme ai suoi mercenari. "La città è presa", il messaggio. "I combattimenti sono ancora in corso" la frenata dalla Difesa a Mosca.

Il secondo "uomo forte" è il leader ceceno Ramzan Kadyrov. Il signore della guerra a capo della Repubblica cecena dal 2007 si è rivelato un indispensabile alleato di Putin. Come indispensabili sono le decine di migliaia di "kadyrovtsi" riversati nelle trincee ucraine. Un affare, la guerra russa per Kadyrov e la sua carriera. Tanto che Putin due mesi fa ha scelto di nominarlo "generale colonnello". Proprio come Prighozin, anche il protagonismo del capo ceceno però ha fatto suonare un campanello d'allarme. A partire dalle sue critiche - feroci e continue - contro l'establishment militare russo, soprattuto Gerasimov e il suo "protetto", il generale Alexander Lapin, promosso la scorsa settimana a capo di Stato maggiore delle forze di terra e già a capo dell'armata nella regione di Kharkiv. Un altro segnale alla coppia Kadyrov-Prighozin. 

LA VECCHIA GUARDIA

Ora il timone delle operazioni torna in mano alla "vecchia guardia". Cinquant'anni di carriera militare alle spalle, originario di Kazan, sul fiume Volga, capitale dei tartari, Gerasimov, "l'uomo che non ride mai", è il più longevo dei "sopravvissuti" al fianco di Putin, dieci anni a capo delle forze armate. Un generale-stratega: sua la teoria (un po' "gonfiata" dagli analisti occidentali) della "guerra ibrida". Militare, economica, cibernetica, disinformativa, una sola missione: penetrare le difese nemiche con ogni mezzo.

Durerà? Impossibile dirlo. In Russia lo sanno bene: «Da militare non professionista, che non sa come salvare la situazione, Putin ondeggia tra Prighozin e il vecchio generale - scrive su Telegram l'analista militare russa Tatiana Stanovaya - ma in un paio di mesi anche Gerasimov potrebbe essere rimosso».

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