Putin, Moldavia da annettere entro il 2030 (sfruttando le minoranze russofone). Ecco il piano segreto

Dmitry Peskov, portavoce di Putin, nega la strategia, ma la presidente Sandu rafforza i ponti con l'Occidente

Putin, Moldavia da annettere entro il 2030 (sfruttando le minoranze russofone). Ecco il piano segreto
Putin, Moldavia da annettere entro il 2030 (sfruttando le minoranze russofone). Ecco il piano segreto
Paolo Ricci Bittidi Paolo Ricci Bitti
Giovedì 16 Marzo 2023, 16:52 - Ultimo agg. 17 Marzo, 00:02
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Moldavia sempre più al centro di un braccio di ferro fra Russia e Occidente. Moldavia sempre più a rischio di diventare uno stato al servizio di Mosca come la Bielorussia, con la differenza che almeno per ora alla guida del paese c'è, da 2020, l'economista Maria Sandu e non un presidente come Aljaksandr Lukashenko al servizio di Putin. La presidente moldava ha cercato di mediare con la Russia per la questione della Transnistria, ma intanto nel marzo 2022 ha chiesto di entrare nell'Unione europea. Una scelta di campo netta, ribadita anche di recente quando il parlamento ha deciso di proseguire nell'iter che porta la lingua romena (chiamata anche moldava)  a diventare lingua ufficiale: il romeno è parlato dall'80 per cento dei 3,5 milioni di abitanti della Moldavia con i restanti che si dividono le lingue russa, ucraina, turca e bulgara.

Il parlamento della repubblica, indipendente dal crollo dell'Unione sovietica nel 1991, ha approvato in prima lettura l'iniziativa legislativa per adottare come lingua ufficiale della Moldavia il romeno, cambiando l'espressione «lingua moldava» in «lingua romena».

Il timore dei russofoni, la minoranza più corposa fra le minoranze, è che con questa decisioni si rinforzi l'ipotesi di una grande Romania e che vengano così tradite le aspettative innescate dal programma di  Strategia per l'Integrazione delle minoranze nazionali che prevedeva anche migliori possibilità per esse di accedere a ruoli istituzionali, ora in gran parte assegnati a moldavi di lingua romena.

La tensione nel paese è alta dopo che centinaia di filorussi del partito Sor hanno manifestato nelle strade di Chisinau chiedendo azza le dimissioni del governo di Maia Sandu e le elezioni anticipate: alcune decine hanno tentato di entrare nel palazzo del Governo, ma la polizia li ha fermati.

E po c'è la storica questione della Transnistria ad alimentare la paura con Russia, Ucraina e Moldavia che si scambiamo accuse. 

Ed è proprio su quella minoranza russofona che la Russia fa leva così come ha fatto nel Donbass ucraino. Per adesso Mosca dice che "le relazioni con la Moldavia sono buone e che non esiste un piano per destabilizzare il paese".

Logico che la Moldavia non si fidi delle parole del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che ha smentito, come riporta la Tass - che Russia intenda prendere il controllo politico del paese entro il 2030.

"Pregiudizi completamente ingiustificati e infondati dell'attuale leadership moldava verso Mosca", ha detto Peskov.

Epperò una catena di media, fra i quali Suddeutsche Zeitung e Yahoo News, riporta del piano che prevede di creare "gruppi di influenza filo-russi stabili nelle élite politiche ed economiche moldave".

Una strategia firmata anche dall'intelligence di Mosca: Fsb, Svr e Grue e che ricalca quello applicato alla Bielorussia prevedendo di accrescere l'influenza di Mosca nei settori politici e militari e quelli del commercio e dell'economia.

L'obbiettivo è di indebolire i rapporti fra Moldavia e alleati quali Stati Uniti, Unione Europea, Turchia e Ucraina e di spingere Chisinau ad aderire piuttosto all'Unione economica eurasiatica - la versione russa dell'Ue - e, per quanto riguarda le forze armate, all'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva.

Naturalmente si vuole anche rafforzare il peso della minoranza russofona che si è sentita tagliata fuori dalla questione del riconoscimento del romeno-moldavo quale lingua ufficiale.

Obbiettivi, come si vede, al momento non facili da raggiungere anche perché le isole russofone in Moldavia sono assai più limitate rispetto a quelle del Donbass. Inoltre non è facile spingere i moldavi a guardare a Est invece che a Ovest mentre infuria la guerra in Ucraina e mentre la polveriera Transnistria ha la miccia costantemente vicina all'acciarino nelle mani dei russi.

La piccola striscia di territorio di poco più di 4mila chilometri quadrati e con meno di 600mila abitanti di cui un quarto nella capitatale Tiraspol, rappresenta l'innesco più pericoloso nello scenario della guerra in Ucraina. Lo statarello ombra schiacciato tra la Moldavia e l'Ucraina è visto adesso, in questo periodo di stallo per le truppe di Mosca, come una risorsa strategica e politica sia per allargare il fronte d'attacco a Kiev sia per allarmare ulteriormente l'Occidente che teme un effetto a catena in altri territori un tempo sotto l'influenza dell'Unione sovietica ed ora più o meno legati o anche del tutto ostili alla Russia che si è impantanata poco oltre il Donbass. Fra questi paesi che sperano di non finire coinvolti la Bielorussia, amica di Putin, la Georgia e le repubbliche baltiche Estonia, Lettonia e Lituania.

 
 
 

 

 

 

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