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Putin, incubo traditori: scattano purghe e arresti. «Faremo pulizia nella società e saremo più forti»

Il numero due della guardia nazionale paga per il flop delle operazioni militari

Putin, incubo traditori: scattano purghe e arresti. «Faremo pulizia nella società e saremo più forti»
Putin, incubo traditori: scattano purghe e arresti. «Faremo pulizia nella società e saremo più forti»
di Marco Ventura
Articolo riservato agli abbonati
Giovedì 17 Marzo 2022, 22:18 - Ultimo agg. : 18 Marzo, 09:06
4 Minuti di Lettura

Un’altra epurazione, forse un altro arresto, a riprova delle preoccupazioni di Vladimir Putin e della stretta sugli organismi direttamente responsabili della fallimentare campagna di Ucraina. Stavolta, il siluramento colpisce i vertici della Guardia nazionale russa, istituita personalmente da Putin nel 2016, storica erede del “Corpo delle Guardie interne” creato nel 1811 dallo Zar Alessandro I. Il generale Roman Gavrilov, vicecomandante della Rosgvardia, sarebbe stato arrestato dall’Fsb (i servizi di sicurezza della Federazione russa, l’ex Kgb), secondo altri solo «rimosso dall’incarico», con l’accusa di fuga di notizie e abusi amministrativi. A divulgare la notizia è Christo Grozev, giornalista investigativo del sito “Bellingcat”, che rimanda a tre «fonti indipendenti». Puntuale anche la smentita, tramite il deputato della Duma, Aleksandr Khinstein, per il quale l’arresto è «un falso assoluto».

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SILURATO
La testata Ura.ru si limita a parlare di «licenziamento» e cita fonti anonime «a conoscenza della vicenda». A silurare Gavrilov è stato, a quanto pare, personalmente il direttore della Guardia Nazionale, e almeno fino agli ultimi giorni suo amico, Viktor Zolotov. Gavrilov non è una figura di secondo piano. Ha fatto parte della Guardia personale di Yeltsin, di Putin e di Medvedev. Se non un esponente del “cerchio magico” del Cremlino, comunque un alto ufficiale che aveva accesso al gotha della Federazione. E numero 2 della Rosgvardia, corpo militare di 380mila unità che ha competenza fra l’altro sulla protezione dei confini della Federazione russa, sull’ordine pubblico interno, e il cui comando risponde a Putin. Lo si potrebbe paragonare ai nostri carabinieri.

È uno dei corpi che hanno subìto il maggior numero di perdite in Ucraina. 
Nei giorni scorsi l’agenzia Tass ha sottolineato che unità della Rosgvardia svolgono nel conflitto «un ruolo speciale per la protezione della rete di trasporti e infrastrutture vitali, comprese le centrali nucleari di Chernobyl e Zaporozhye, cadute sotto il controllo delle forze di Mosca». Inoltre, il dipartimento di cui era responsabile Gavrilov è attivo nelle operazioni militari, nel mantenere la sicurezza e l’ordine pubblico, nella difesa dal crimine e dal saccheggio negli insediamenti “liberati”, parole della Tass, dalla presenza dei nazionalisti ucraini. In più, scorta i convogli di “aiuti umanitari”. In pratica, funziona come polizia militare. 

La purga non può essere stata decisa se non su indicazione o dietro avallo personale di Putin. Di recente il capo di Gavrilov, Zolotov, ha ammesso durante una funzione religiosa con il patriarca ortodosso di Mosca, Kirill, che la cosiddetta operazione speciale militare in Ucraina «non procede alla velocità prevista». A Gavrilov sarebbero imputate «fughe di informazioni militari che hanno portato alla perdita di vite umane», secondo altri invece «sperpero inutile di carburante».

ALTA TENSIONE
Potrebbe essere il segno di un crescente nervosismo al Cremlino. Durissime le parole del presidente: «La Russia sa distinguere i veri patrioti, sarà purificata e più forte: dobbiamo sputare fuori come i moscerini dalla bocca i traditori». Mai confermata ufficialmente è la notizia di qualche giorno fa circa l’arresto di Sergei Beseda e Anatoly Bolukh, capo e vice della quinta divisione dell’Fsb, che si occupa dei Paesi dell’ex Unione Sovietica e che aveva il compito di fornire al Cremlino tutte le informazioni sulla resistenza che i battaglioni russi avrebbero incontrato in Ucraina. Beseda aveva guidato anche le operazioni per tenere in sella nel 2014 il presidente filo-russo Yanukovich, rovesciato in una notte dalla rivolta di Euromaidan. E proprio per questo, era finito tra i destinatari delle sanzioni Ue. 

Gli osservatori cercano adesso di analizzare i comportamenti di Putin, in particolare l’apparente fissazione della distanza nelle riunioni coi suoi più stretti collaboratori. Impressionanti le foto e le immagini video di alcuni meeting con il ministro della Difesa, Shoigu, e il capo di Stato maggiore delle Forze Armate, Gerasimov. Lo Zar sa di doversi guardare più dai signori del Palazzo, che dalle manifestazioni di piazza. I suoi fedelissimi provengono quasi tutti dai servizi, alcuni erano al suo fianco a Leningrado e lo hanno accompagnato fino a Mosca. Shoigu è suo amico e insieme fanno battute di caccia e pesca in Siberia. Ma crepe nel cerchio magico sono evidenti nelle prese di posizione sui social, per esempio, di moglie e figlia del portavoce Peskov. E tutti ricordano l’impietoso show di Putin con il capo dei Servizi esterni, Sergey Naryshkin, balbettante prima di allinearsi alla decisione di invadere l’Ucraina. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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