Ratko Mladic, l'allarme del suo avvocato: «È in condizioni di salute molto precarie»

Ratko Mladic, l'allarme del suo avvocato: «È in condizioni di salute molto precarie»
Ratko Mladic, l'allarme del suo avvocato: «È in condizioni di salute molto precarie»
Giovedì 13 Giugno 2019, 20:04
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Ratko Mladic, l'ex capo militare dei serbi di Bosnia condannato all'ergastolo nel novembre 2017 dal Tribunale penale internazionale dell'Aja per genocidio è in condizioni di salute molto precarie e "rischia seriamente di essere colpito da nuovi ictus cerebrali e attacchi cardiaci". A lanciare l'allarme è il suo avvocato difensore, Branko Lukic.
Mladic, 77 anni, è stato condannato al carcere a vita in primo luogo per il massacro di 8 mila bosniaci musulmani a Srebrenica nel luglio 1995, per l'assedio di Sarajevo e per le persecuzioni e le uccisioni di musulmani e croati in tutto il territorio bosniaco durante il conflitto armato del 1992-1995. La difesa ha presentato ricorso contro la sentenza di primo grado e nei prossimi mesi è atteso il verdetto d'appello.

 

 

Il personaggio - Ratko Mladic impersona più di ogni altro il dramma e le atrocità della guerra di Bosnia, che dal 1992 al 1995 sconvolse e insanguinò il cuore dell'Europa provocando 100 mila morti e oltre due milioni di profughi.La sua storia, tra crimini efferati e la latitanza rocambolesca, ha segnato uno dei periodi più tragici vissuti dal Vecchio continente nel secolo scorso. Catturato il 26 maggio 2011 in un villaggio nel nord della Serbia dopo 16 anni di latitanza, Mladic, che ora ha 77 anni, è conosciuto con soprannomi poco edificanti quali "boia di Srebrenica" e "macellaio dei Balcanì", a causa dei crimini efferati per i quali è stato condannato oggi al carcere a vita. Nato il 12 marzo 1942 a Bozinovici, a sud di Sarajevo, a soli due anni perse il padre, ucciso dagli ustascia croati alleati dei nazifascisti, e per tutta la vita odierà sia i croati che i musulmani. La sua carriera militare cominciò con la guerra in Croazia scoppiata nel 1991, al comando delle unità dell'Esercito jugoslavo a Knin, e nel 1992 divenne comandante delle truppe dell'autoproclamata Repubblica serba di Bosnia. In sei mesi conquistò il 70% del territorio bosniaco, avendo a disposizione la macchina bellica jugoslava contro croati e bosniaci musulmani. E nei quattro anni successivi scatenò il terrore con l'assedio di Sarajevo, le uccisioni, gli stupri nel nome della Grande Serbia. 

Srebrenica, il massacro in cui furono trucidati 8mila musulmani bosniaci

Con lui tornarono in Europa i campi di concentramento nei quali migliaia di prigionieri venivano picchiati, torturati e uccisi. Il massacro di Srebrenica resterà una pagina buia nella storia dell'Europa, la cui drammaticità è testimoniata dalle migliaia di inquietanti stele bianche del cimitero-memoriale di Potocari, alle porte della cittadina martire. Dopo la fine della guerra, sancita dagli accordi di Dayton nel novembre 1995, Mladic fece perdere le sue tracce nel 1996, dando il via a una lunga e avventurosa latitanza, favorita anche dagli appoggi e dalle coperture di cui godeva fra le Forze armate serbe, i servizi segreti e gli ambienti politici conservatori a Belgrado.

Dopo la sua cattura nel maggio 2011 e la consegna al Tpi (Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia ), il processo a suo carico si aprì un anno dopo. Negli ultimi anni il suo stato di salute si è andato via via deteriorando, ed è stato colpito tra l'altro da due ictus e un infarto. I giudici dell'Aja tuttavia hanno sempre respinto le richieste della difesa per un rilascio temporaneo dell'ex generale al fine di sottoporsi a cure in Serbia.

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