Russia, spettro default: l'effetto sanzioni sul rublo (Mosca non può più finanziarsi) e sul bilancio di Putin

Muro contro muro: l'Ue non ha intenzione di pagare il gas di Mosca in rubli

Russia, spettro default: l'effetto delle sanzioni sul rublo (Mosca non può più finanziarsi) e sul bilancio di Putin
Russia, spettro default: l'effetto delle sanzioni sul rublo (Mosca non può più finanziarsi) e sul bilancio di Putin
di Gianluca De Rossi
Sabato 2 Aprile 2022, 10:00 - Ultimo agg. 22:41
5 Minuti di Lettura

Per la Russia, dalla guerra sul campo di battaglia in Ucraina alla guerra delle sanzioni imposte dal mondo occidentale a Putin, alle banche e società russe, e anche agli oligarchi, il passo è stato breve. Sanzioni talmente pronte ed efficaci che stanno rivelando la fragilità della moneta, il rublo, e del colosso russo con i piedi (economici) di argilla. Troppo piccolo il Pil dell'odierna Russia (la metà di quello dell'Unione sovietica, stimano gli analisti) per sostenere uno sforzo bellico così imponente, e la Russia sta dimostrando di avere sì grande forza ma in realtà può facilmente crollare. E quel crollo, in economia, ha un nome: default.

Yacht russo New Vogue sequestrato a Imperia: vale oltre 3 milioni di euro

Gas russo, scatta il diktat Ue alle imprese: «Non pagate con i rubli»

L'effetto delle sanzioni alla Russia

Ma cosa stanno provocando le sanzioni imposte dal mondo occidentale alla Russia? Difficoltà finanziarie enormi: al momento Mosca non può finanziarsi sui mercati esteri.

Altro punto, il Cremlino non può nemmeno utilizzare le riserve in valuta pregiata (euro o dollari) che detiene all’estero, riserve bloccate appunto dalle sanzioni. E tutto questo rende sempe più difficile pagare le scadenze del debito pubblico ruso, che potrebbe non essere ripagato. Quel debito pubblico che le agenzie di rating si sono affrettate a declassare al livello junk, che tradotto significa spazzatura.

Nel 1998, in Russia, gli effetti del fallimento fecero schizzare all’84% l’inflazione nel Paese, con effetti sociali enormi sulla popolazione. E diverse banche si trovarono costrette a chiudere. Ci furono inevitabilmente anche conseguenze politiche, con il presidente Boris Eltsin che arrivò a farsi da parte. È da quel marasma che si arrivò poi al rinnovamento dell’establishment e alla scalata di Vladimir Putin, diventato presidente ad interim della federazione russa nel 1999 fino alle elezioni presidenziali del 2000, che consacrarono ufficialmente l’inizio dell’era-Putin. Oggi la Russia è un’economia più matura di quella del 1998, ma probabilmente non abbastanza per resistere a lungo alle sanzioni Occidentali.

Perché Putin chiede che il suo gas sia pagato in rubli

L'Ue non ha proprio l'intenzione di pagare il gas di Mosca in rubli. «Con i nostri partner del G7 abbiamo chiaramente espresso la nostra posizione: i contratti concordati devono essere rispettati. Il 97% dei contratti in questione prevede esplicitamente il pagamento in euro o dollari», dice un portavoce della Commissione europea. E dunque «le aziende con tali contratti non dovrebbero aderire alle richieste russe».

Una presa di posizione netta, dopo che era trapelata l'intenzione di studiare la decisione di Mosca, annunciata da Vladimir Putin e oggi notificata alle aziende importatrici, e discuterla all'Eurogruppo ed Ecofin di lunedì e martedì a Lussemburgo. Più di tutto, l'Ue sottolineava la compattezza delle capitali di fronte a quello che viene definito un ricatto della Russia.

Lo scudo architettato da Mosca contro le sanzioni e il default

Il diktat di Putin, se accettato, avrebbe dunque l'effetto di intaccare la compattezza dei 7 grandi (G7) con Washington che appena cinque giorni fa aveva definito «inaccettabile» la «chiara violazione unilaterale dei contratti esistenti» imposta dal Cremlino.

Gazprom, tuttavia, ha iniziato a notificare alle società importatrici il nuovo meccanismo e rassicurato che i flussi proseguiranno, visto che le consegne attuali vanno pagate non prima di fine mese. «Abbiamo ricevuto la comunicazione da parte di Gazprom e la stiamo analizzando» si è limitata a comunicare l'Eni. Per Italia, Turchia e Polonia Gazprom ci tiene a far sapere che le consegne a marzo sono state superiori a un anno fa. Toni distensivi che, prima della dichiarazione Ue, avevano contribuito a un netto calo delle quotazioni del gas ad Amsterdam, -10,9% a 112 euro al megawattora, nonostante un andamento a singhiozzo dei flussi di gas attraverso il gasdotto Yamal.

Stop al crollo del rublo 

Più del prezzo del gas, tuttavia, è il rublo a confermare la valenza politica della mossa di Putin: in zona 86 rubli per un dollaro, ha azzerato il crollo delle prime settimane della guerra, allontanando una pericolosa spirale inflazionistica. In assenza di sanzioni sull'energia, Mosca metterebbe al sicuro oltre 300 miliardi di dollari nel 2022, che l'aiuterebbero a scongiurare ogni ipotesi di default. E lo 'switch' in rubli annunciato da Putin mira proprio a stoppare l'ipotesi di sanzioni sull'energia.

L'export di Mosca: petrolio, ai metalli ai cereali

E lo 'scudo' potrebbe estendersi in futuro ad altri settori forti dell'export russo: dal petrolio, ai metalli ai cereali. Una possibile indicazione che Mosca non intende fermarsi qui è la decisione, annunciata ieri, che anche le transazioni tra compagnie aeree russe e società di leasing dei Paesi 'ostili' avverranno in rubli tramite conti presso banche russe.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA