Russiagate, l'audio di Mifsud: «L'intelligence italiana mi ha detto di sparire»

Russiagate, l'audio di Mifsud: «L'intelligence italiana mi ha detto di sparire»
di Cristiana Mangani
Domenica 10 Novembre 2019, 09:16 - Ultimo agg. 09:27
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Joseph Mifsud, i servizi segreti italiani e il Russiagate: una nuova puntata dello scandalo che ha travolto il presidente americano Donald Trump arriva da Stephan Roh, l'avvocato con lo studio a Zurigo e gli interessi in mezzo mondo, che assiste il professore maltese, al quale viene fatta risalire la trattativa per la diffusione delle email che hanno affossato la candidatura di Hillary Clinton a presidente Usa.
Con un tempismo quantomeno sospetto il legale decide di riaprire il caso fornendo rivelazioni sul suo assistito a pochi giorni dalla diffusione ufficiale del rapporto che il ministro della Giustizia William Barr sta per diffondere. E sceglie di mettere a disposizione dell'agenzia di stampa Adnkronos e del quotidiano La Verità la trascrizione dell'audio di Mifsud, che sarebbe stato consegnato a luglio scorso al magistrato che indaga sulla vicenda, John Durham, e che apre diversi e inquietanti scenari. L'avvocato tira dentro la Link campus university, dove ha collaborato il suo assistito, ma soprattutto i servizi segreti italiani, che il premier Giuseppe Conte, nella sua audizione davanti al Copasir, «ha dichiarato totalmente estranei alla vicenda».

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LA SCOMPARSA
Secondo la ricostruzione del legale, Mifsud gli avrebbe riferito di essere stato praticamente prelevato di peso e spedito in un paesino delle Marche, a Matelica. E a sincerarsi della sua partenza, oltre a colleghi e amici, ci sarebbe stato «il numero due dei servizi segreti italiani». «Mifsud mi ha confermato - insiste Roh - che uno dei capi di una agenzia italiana di servizi segreti contattò l'ex ministro Vincenzo Scotti (fondatore e presidente della Link campus) nel periodo in cui scoppiò lo scandalo e si raccomandò che Mifsud sparisse».
Nessun nome viene fatto. Anzi, a chi gli chiede di poter ascoltare l'audio, risponde che non è possibile. Dichiara, poi, che molte altre cose sono state riferite dal suo assistito «a registratore spento». E le sue parole suonano quasi come un avvertimento ai nostri 007, proprio in vista della diffusione del rapporto Barr che potrebbe rivelare chissà quali altre verità. Roh lancia la bomba, poi però spiega che la circostanza non è presente sul nastro della deposizione di Mifsud e che comunque gli è stata riferita senza specificare a quale settore della nostra intelligence appartenesse questo fantomatico «numero due». A questo punto resta da chiedere, non dove sia finito il professore maltese, ma quando riapparirà e a fianco di chi.

Il 59enne nato a La Valletta, ha fatto perdere le sue tracce il 31 ottobre del 2017 dopo un incontro avvenuto alla Link. Anche se la sua carta di credito ha continuato a essere registrata tra l'Italia e Malta fino a ottobre 2018. «Usava una carta di identità italiana a nome Joseph Di Gabriele - è ancora il legale a raccontare -, credo fosse il cognome della madre. Me la mostrò, l'ho vista con i miei occhi».

I DUBBI
Il fiume di dichiarazioni coinvolge il governo Gentiloni, l'ex sottosegretario Gennaro Migliore, che, a suo dire, avrebbero frequentato la Link nello stesso periodo di Mifsud. Affermazioni categoricamente smentite dagli interessati. E ancora trattative della Link per agganciare università russe. Mezze verità e ricostruzioni fantasiose che molto spesso finiscono per somigliare a un depistaggio. Anche perché pure su Roh non tutto torna, a cominciare dai suoi rapporti con oligarchi e interessi russi. «Le mie connessioni intime con Mosca? -taglia corto ridendo - Solo con la mia giovane moglie, che è russa».
 

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