Coronavirus, in Grecia è seconda ondata. «Fase critica, possiamo vincere o perdere»

Coronavirus, in Grecia è cominciata la seconda ondata. «Ora possiamo vincere o perdere la battaglia»
Coronavirus, in Grecia è cominciata la seconda ondata. «Ora possiamo vincere o perdere la battaglia»
Martedì 11 Agosto 2020, 15:35 - Ultimo agg. 20:24
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La Grecia è entrata formalmente nella temuta seconda ondata di pandemia da coronavirusLa nuova prima linea del coronavirus in Europa non accenna ad allentare la morsa nel resto del mondo oltrepassando i 20 milioni di casi totali. È di nuovo allarme anche in quei Paesi, come la Nuova Zelanda, convinti di aver debellato il contagio e costretti invece a ripristinare il lockdown, sia pure parziale. «Possiamo dire che la Grecia è entrata formalmente in una seconda ondata di epidemia. Questo è il punto in cui potremmo vincere o perdere la battaglia». Così Gkikas Magiorkinis, professore di epidemiologia all'università di Atene, ha sintetizzato la situazione dopo che è stato registrato un numero record di test positivi - 203 casi domenica - e tutto fa pensare che la Grecia abbia raggiunto una fase di alta criticità nella sua capacità di contenere la diffusione del virus. 

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Va male anche la Francia dove in 24 ore sono stati diagnosticati 1.397 casi e a lanciare l'allarme è stato il premier Jean Castex, che ha raccomandato ai prefetti di estendere il più possibile l'uso della mascherina e ha prorogato al 30 ottobre il divieto di eventi con oltre 5 mila persone. «La situazione epidemiologica sta evolvendo nella cattiva direzione», ha detto Castex, avvertendo che senza un'assunzione collettiva di responsabilità c'è «un rischio elevato di ripresa dell'epidemia, che sarà difficile da controllare». Tornano ad aumentare i contagi in Romania, dopo un calo. Nelle ultime 24 ore i test positivi sono stati 1.215 con il totale dall'inizio della pandemia salito a 63.762 che conferma il Paese come il più colpito dei Balcani e uno dei maggiori focolai in Europa. Perfino la Finlandia, che ha secondo l'Oms uno dei tassi di contaminazione più bassi d'Europa (solo tre casi ogni 100 mila abitanti), ha deciso di imporre la quarantena di due settimane a chi provenga da un «Paese a rischio».

In Scozia invece si è scelto di riaprire le scuole per la prima volta in cinque mesi sfidando il Covid. In Inghilterra si punta a settembre, ma l'incognita è alta: domenica si sono registrati più di 1.000 casi per la prima volta da giugno. Nel mondo i contagi sono arrivati a 20.126.452, secondo i dati della Johns Hopkins University, con gli Stati Uniti a oltre 5 milioni di casi, il Brasile a più di 3 milioni, l'India che ha superato i 2 milioni e ha deciso il blocco a tempo indeterminato di tutti i servizi ferroviari ordinari. Sembra fuori controllo la propagazione del virus anche in Israele. Con 632 nuovi malati il numero totale arriva a 85.354: più della Cina. E anche chi pensava di essere fuori dall'incubo, come la Nuova Zelanda, deve fare i conti con il ritorno del Covid. Era l'8 giugno quando la premier Jacinda Ardern festeggiava con una danza liberatoria la notizia delle autorità sanitarie che il suo Paese era Covid-free. Ora, la decisione di imporre il lockdown nella città di Auckland, dove in una singola famiglia sono stati rilevati quattro casi «di origine sconosciuta».

Dagli Usa, primo al mondo anche per numero di morti (163.533) oltre che di contagi, il presidente Donald Trump ha fatto sapere che «le scuole devono aprire» perché «i bambini non vengono contagiati facilmente dal coronavirus». Ma gli esperti la pensano diversamente. In un'intervista alla Cnn un ex docente della Harvard Medical School, William Haseltine, si è detto convinto che i bambini potrebbero essere in grado di diffondere il coronavirus con la stessa facilità con cui diffondono il comune raffreddore. A smentire Trump anche i dati della American Academy of Pediatrics, che in un rapporto ha segnalato 97.098 casi di contagio tra i bambini dal 16 al 30 luglio.

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