Un 17enne si suicida durante il lockdown. Il padre: «Senza le restrizioni sarebbe ancora vivo»

Un 17enne si suicida durante il lockdown. Il padre: «Senza le restrizioni sarebbe ancora vivo»
Un 17enne si suicida durante il lockdown. Il padre: «Senza le restrizioni sarebbe ancora vivo»
di Federica Macagnone
Giovedì 4 Giugno 2020, 19:19
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«Sono sicuro che senza il lockdown mio figlio sarebbe ancora vivo». Michael Bond, 48 anni, non riesce a trovare pace. L’ultima volta che ha visto Matthew, 17 anni, era in camera sua e si apprestava a fare una passeggiata dalla quale non sarebbe mai più tornato. Il ragazzo si è suicidato per quello che i genitori definiscono come «un’incapacità di adattarsi al lockdown».

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Matthew è stato trovato morto il 7 maggio in un parco a Tunbridge Wells, nel Kent. Suo padre racconta che l'ultima volta che ha visto suo figlio gli ha chiesto se voleva che venisse passato l’aspirapolvere nella sua stanza. Il ragazzo gli ha detto che lo avrebbe fatto lui stesso dopo essere tornato dalla passeggiata: ma Matthew, dopo essere uscito intorno alle 21, non è mai rientrato a casa.

Accanto al cadavere la polizia ha trovato il cellulare del ragazzo, che aveva lasciato un messaggio sul salvaschermo: «Ciao, mi hai trovato. Dì alla mia famiglia che la amo e che devono occuparsi l’uno dell’altro. Io ho lottato per tutta la vita».
 
«Dal suo diario abbiamo scoperto che Matthew aveva pensato di togliersi la vita anche prima, ma sono sicuro al 100% che senza il lockdown sarebbe ancora qui - insiste Michael - Non vedeva più i suoi amici, trovava difficile comunicare con le persone, si era separato dalla sua ragazza, non usciva più e non lavorava. Tutte le cose più importanti della sua vita gli erano state portate via e questo ha avuto un effetto su di lui. So che era a terra e so che aveva qualche altro problema, ma stare a casa aveva messo in crisi i capisaldi della sua esistenza. Andare a scuola, incontrare persone lo avrebbe rallegrato. Avrebbe avuto buone e brutte giornate, ma di stare a casa non se n'è fatto una ragione. Era preoccupato che il lockdown potesse influire sui suoi studi».
 
Alla luce di quanto successo a suo figlio, Michael invita chiunque si senta in difficoltà a cercare un supporto: «Parla con qualcuno. Non deve essere per forza un familiare, può anche essere un estraneo. A volte questo aiuta e l'ho scoperto da solo. Mi sono accorto di quanto sia stato importante parlare con qualcuno che non conoscevo. Ho sentito che dopo la morte di Matthew molti ragazzi si stanno confrontando con i loro genitori. La sua morte sta almeno aiutando qualcun altro».

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