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Terremoto in Turchia, i miracoli dopo il sisma: c’è chi ha resistito cinque giorni

I racconti: «Per non morire ho bevuto la mia urina». Raccolta fondi dell'ambasciata turca a Roma

Terremoto in Turchia, i miracoli dopo il sisma: c è chi ha resistito cinque giorni
Terremoto in Turchia, i miracoli dopo il sisma: c’è chi ha resistito cinque giorni
di Mauro Evangelisti
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 11 Febbraio 2023, 07:31 - Ultimo agg. : 10:07
4 Minuti di Lettura

Provate a ricordare il viaggio in aereo più lungo che avete fatto, magari di dieci ore. Moltiplicate il tempo trascorso per dieci e immaginate di trovarvi in trappola, senza potervi muovere, al buio, al freddo, schiacciati da travi e pietre, con pochi centimetri di libertà. Non avete da mangiare, da bere, non sapete quanto tempo è trascorso e se qualcuno verrà mai a salvarvi. Sepolti vivi. Eppure, c'è chi in Turchia, ma anche in Siria, dopo 100 ore, anche dopo 108, ha resistito. Ed è stato salvato dai soccorritori che continuano a scavare, senza arrendersi. Certo, sembra impossibile che dopo il terribile terremoto di lunedì, al venerdì ci siano ancora persone vive sotto le macerie.

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E invece sì: c'è la signora anziana estratta ieri a Mersin, il fazzoletto ancora in testa, che apre le braccia come un calciatore che ha segnato un gol, e ripete ai soccorritori «figli miei, figli miei»; c'è Selma Gunes, 62 anni, salvata dai vigili del fuoco locali ma anche da una squadra giunta in aiuto dalla Corea del Sud: ha trascorso 108 ore sotto le macerie di un palazzo ad Antakya, chiede: «Mio marito è ancora vivo? Senza di lui, non ha senso vivere»; Aysegul Turkmen è una donna di 46 anni, il palazzo di sette piani in cui abitava a Kahramanmaras l'ha sepolta: era ferita, ma è stata recuperata e portata via in barella a 111 ore dalla prima scossa, tra la commozione di tutti. E ci sono tantissime storie - forse è consentita l'enfasi nell'utilizzo della parola miracolo - di bambini e intere famiglie salvati dopo cinque giorni. Ad Hatay: a 108 ore dalla scossa i vigili del fuoco hanno tirato fuori una madre con i suoi tre figli: la mamma Neslihan Karadeniz, 41 anni, i figli Fatma, 21, Münire, 15, e Ramazan 7. In queste operazioni di ricerca molti esperti arrivati da tutto il pianeta stanno aiutando con generosità i turchi: i team italiani nei giorni scorsi hanno salvato due giovani; ieri mattina gli spagnoli della Unidad Militar de Emergencias hanno liberato, tra gli applausi, due bimbi di 2 e 6 anni: non lascia indifferenti l'immagine del soccorritore iberico che dice alla collega «dale, dale» e prende in braccio, accarezzandolo, il più piccolo. Anche la madre è stata recuperata viva. In Turchia i salvataggi spesso avvengono davanti alle telecamere dei network; i flussi di informazioni sono continui con l'annuncio di nuovi recuperi. In un paese piegato da un terribile terremoto che conta 20mila morti (si supera 22mila contando anche le vittime in Siria) c'è la disperata necessità di qualche buona notizia; a Irkun un'intera famiglia di 6 persone, con due bambini, è stata liberata dopo 102 ore, come racconta il sito di Hurriyet. Alcuni salvataggi sono stati drammatici e i soccorritori sono stati costretti a prendere decisioni terribili: Hilal ha 10 anni, è finito in trappola tra le macerie di un palazzo di sette piani, ad Hatay: dopo 32 ore di lavoro i vigili del fuoco lo hanno raggiunto, scavando un tunnel, ma il braccio destro del bambino era sotto un blocco di cemento. Rimuoverlo, significava causare un crollo che lo avrebbe ucciso. D'accordo con i familiari, per portarlo in salvo, racconta il sito Hurriyet, gli è stato amputato il braccio. Un'altra storia trasmessa in diretta dalle tv è quella del diciassettenne Adnan, liberato a Gaziantep dopo 94 ore. Era in buone condizioni, ha sorriso sulla barella, ha abbracciato i familiari: «Ho resistito bevendo la mia urina».

 

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Già si contano, secondo quanto spiegato dal Ministero della Famiglia, «162 minori non accompagnati che sono stati rimossi dalle macerie e continuano ad essere curati in ospedale». L'Ambasciata della Repubblica di Turchia sta raccogliendo donazioni per il disastro sismico (Iban: IT87N0200805001000106665316, beneficiario: Ambasciata di Turchia, Causale: "Donazione per il terremoto in Turchia").

Ma come è possibile che, nonostante le temperature rigidissime, vi siano ancora, per fortuna, così tante persone vive sotto le macerie? Quanto a lungo si può resistere? Il dottor Federico Federighi, direttore Unità maxi emergenze del Lazio, rianimatore, è intervenuto su vari terremoti, come quelli all'Aquila e ad Haiti. Dice: «Non è così sorprendente che dopo cento ore vi siano dei sopravvissuti. Molto dipende da una serie di fattori. Il primo: le condizioni fisiche della persona al momento del disastro. Il secondo: se il crollo non provoca ferite, ma va a creare una sorta di camera con dello spazio di sicurezza, un guscio, questo può proteggere chi è sotto dal freddo, lo abbiamo visto ad esempio a Rigopiano. Sicuramente si può resistere a lungo senza mangiare, ma non senza bere. Ma non possiamo escludere che nelle prossime 48 ore possano essere trovati e recuperati altri sopravvissuti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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