Terza guerra mondiale, il generale Battisti: «Sarà decisivo il ruolo della Cina. Ecco cosa rischierebbe l'Italia»

Terza guerra mondiale, il generale Battisti: «Sarà decisivo il ruolo della Cina. Ecco cosa rischierebbe l'Italia»
Terza guerra mondiale, il generale Battisti: «Sarà decisivo il ruolo della Cina. Ecco cosa rischierebbe l'Italia»
Mercoledì 27 Aprile 2022, 18:20 - Ultimo agg. 28 Aprile, 12:11
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Non si intravedono spiragli di accordo in Ucraina. Anzi la situazione è sempre più complessa e si rischia un'escalation internazionale. Il generale Giorgio Battisti che ha maturato esperienze in Somalia, Bosnia e Afghanistan ed ha comandato il Corpo d'Armata di reazione rapida della Nato in Italia analizza la situazione attuale.

Dopo l'innalzamento della tensione tra Inghilterra e Russia per la fornitura di armi da parte degli inglesi agli ucraini Mosca paventa il rischio di una terza guerra mondiale. È un pericolo reale? È uno scenario possibile o è solo strategia russa?

Difficile poter affermare un così tragico sviluppo di questa situazione che alcuni leader occidentali, peraltro, non hanno escluso. Ritengo, tuttavia, e spero, che siano sono schermaglie verbali tra le parti. Importante sarà il discreto ruolo della Cina che proprio ieri ha riportato che “non sarebbe opportuno” scatenare una terza guerra mondiale. È molto più attendibile l’affermazione di ieri del Ministro della Difesa di Mosca, Generale Sergei Shoigu, che ha parlato di “rappresaglia” intesa come "raid proporzionati contro i centri decisionali a Kiev, dove si trovano i consiglieri occidentali". A questo, si deve aggiungere che da alcuni giorni i Russi colpiscono con missili e incursioni aeree nodi ferroviari, ponti e installazioni militari (depositi carburanti, centri raccolta mezzi, ecc.) in profondità sul territorio ucraino per rallentare l’afflusso dei mezzi occidentali e indebolire la logistica di Kiev.



Le autorità dell'autoproclamato governo filorusso della Transnistria hanno deciso di alzare le misure di sicurezza alzando l'allerta terrorismo al livello rosso denunciando attacchi che sarebbero riconducibili all'Ucraina. Si sta per aprire un nuovo fronte? Putin punta alla Transnistria? Cosa rischia la Moldova?

Dalle prime informazioni che arrivano da Tiraspol sembrerebbe che siano in atto una serie di attentati terroristi, di non chiara matrice, per destabilizzare la regione separatista della Moldavia e creare le premesse per un intervento di Mosca.

In Transnistria sono già stanziati circa 1.300 militari russi, sia come forza d’interposizione sia a presidio del grande deposito di Cobasna, dove sono concentrate circa 20 mila tonnellate di munizioni, oltre a ordigni vari, immagazzinate dopo il ritiro delle truppe sovietiche dall'ex Repubblica Democratica Tedesca, dalla Cecoslovacchia e da altri Paesi del Patto di Varsavia. Del resto, in una conferenza stampa dello scorso 24 aprile il generale Rustam Minnekaev, Vice comandante del Distretto Militare Centrale (area del Volga, Urali e Siberia) ha affermato che nella strategia russa vi è anche il controllo della Transnistria per garantire una continuità territoriale con tutta la costa ucraina, Odessa compresa. Si tratterebbe, in sostanza, dell’applicazione della “dottrina Karaganov” (consigliere del Presidente Boris Yeltsin) che nel 1993 aveva sostenuto il diritto della Russia d’intervenire nelle altre repubbliche post-sovietiche in caso di cattivo trattamento dei russi etnici. Le posizioni di Karaganov sono state riprese nel 2014 (Crimea) e inserite nella dottrina militare russa e nel documento di politica estera del 2016.

Due missili da crociera lanciati dall'esercito russo hanno volato a bassa quota sopra la centrale nucleare di Zaporizhzhia a Energodar, nell'Ucraina sud-orientale secondo quanto riportato da Energoatom, l'operatore nucleare statale dell'Ucraina. Se i missili colpissero uno o più impianti nucleari si rischierebbe una catastrofe nucleare mondiale. È un rischio reale?

Ritengo che il sorvolo di questi missili, in occasione del tragico anniversario dell’incidente nucleare di Cernobyl (26 aprile 1986), sia un chiaro segnale all’Ucraina e, soprattutto, alla comunità occidentale della possibilità che avrebbe Mosca di colpire le centrali nucleari con conseguenze terribili. Conseguenze che comunque avrebbe anche la Russia per via del fallout radioattivo.

Quali sono i rischi che corre l'Italia nel caso di un'escalation mondiale dato che si è schierata
da subito al fianco dell'Ucraina?

L'Italia è uno dei membri fondatori dell'Alleanza Atlantica nel 1949. Ha sempre operato nel pieno rispetto della Carta Atlantica alla pari di tutti gli alleati, non si è mai sottratta a qualsiasi decisione presa dalla NATO, anche perché le decisioni vengono assunte per consenso, e Roma ha sempre rispettato questo principio dell’Alleanza. I rischi che l’Italia potrebbe incorrere sono gli stessi che potrebbero avere gli altri 29 Stati membri della NATO, in quanto in ognuno di questi sono presenti installazioni e basi dell’Alleanza e in diversi Paesi sono stanziate truppe statunitensi. La forza della NATO risiede nell'art. 5 del Trattato Atlantico, quello dei Tre Moschettieri: tutti per uno, uno per tutti. Ieri si è tenuta una riunione indetta dagli Stati Uniti, presieduta dal Segretario alla Difesa Lloyd Austin, alla quale hanno partecipato circa 40 Paesi, di cui 30 membri della NATO e altri legati da un rapporto di partnership, e tutti hanno convenuto di procedere uniti nel supportare l'Ucraina con l'invio di mezzi occidentali di cui Kiev ha disperato bisogno, avendo perso in combattimento i vecchi equipaggiamenti russi o di origine sovietica nella prima fase di questa guerra.

Senza accordo su Crimea e Donbass non si può addivenire a garanzie di sicurezza per Ucraina. Lo ha detto Putin durante l'incontro con Segretario Generale dell'Onu Guterres. È l'unica via percorribile? L'Ucraina sarà costretta a cedere?

Questo è un bel dilemma, che al momento non sembrerebbe trovare risposta per le ferme posizioni dei due contendenti e per l’incapacità delle organizzazioni internazionali (ONU, OSCE, UE) di portare Russia e Ucraina a un dialogo minimamente aperto ad ascoltare la controparte. A mio avviso, la comunità internazionale ha perso l’occasione, forse perché distratta, di convocare una conferenza internazionale ben prima dell’inizio delle ostilità, o quanto meno nell’autunno 2021, quando c’erano già tutti i segnali di un progressivo deterioramento della situazione. Interessante sarà capire cosa affermerà il Presidente Putin il 9 maggio in occasione della cerimonia per la vittoria sulla Germania del 1945.

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Da generale e da militare come valuta la gestione di questa guerra sul campo da parte di Russia e Ucraina? Punti di forza, debolezze ed errori?

Ritengo che i russi abbiano sottovalutato le capacità combattive dell’avversario, soprattutto per un carente o distorto quadro informativo. Del resto, sono stati “sostituti” diversi esponenti di spicco dell’intelligence moscovita. Ritengo, inoltre, che i russi, quando hanno avviato la “operazione militare speciale” il 24 febbraio scorso erano indotti a pensare di poter far collassare le istituzioni governative ucraine e di avere l’appoggio di una parte della popolazione. Lo stesso errore di valutazione che ha fatto l’Italia nell’ottobre 1940 quando ha attaccato la Grecia. A questi aspetti di carattere generale, sul campo hanno verosimilmente avuto problemi di coordinamento fra le forze terrestri e quelle aeree che dovevano proteggere con il fuoco e le informazioni l’avanzata a terra. In sostanza sarebbe prevalsa la linea della classica dottrina sovietica che privilegiava l’impiego in massa di carri armati sostenuti da un intenso fuoco di artiglieria (e ora anche missili), binomio della dottrina russa sin dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Occorre tener conto, invece, che ora siamo nell’era che gli anglosassoni chiamano Information age conflict , dove qualsiasi decisione operativa si basa primariamente sull’acquisizione di informazioni sull’avversario e sul terreno, per avere un quadro di situazione il più possibile aderente alla realtà, che deve essere condiviso con tutta la linea di comando. In Ucraina le condizioni climatiche con il disgelo anticipato hanno reso difficile ai mezzi corazzati russi procedere fuori delle strade asfaltate rallentando sensibilmente la progressione e esponendo le colonne ad attacchi sui fianchi. A ciò si deve aggiungere, ritengo, una logistica di supporto alle truppe non sempre aderente. ​

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