Tunisia nel caos, il presidente silura governo e Parlamento. L'esercito in strada

Tunisia nel caos, il presidente silura governo e Parlamento. L'esercito in strada
Tunisia nel caos, il presidente silura governo e Parlamento. L'esercito in strada
Lunedì 26 Luglio 2021, 10:51 - Ultimo agg. 19:25
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Tra democrazia e svolta autoritaria. La Tunisia pare di nuovo pericolosamente in bilico tra queste due alternative, a dieci anni dalla cacciata di Ben Ali. È una situazione dagli sviluppi imprevedibili quella che sta vivendo il Paese nordafricano dopo che il presidente tunisino Kais Saied, 63 anni, ha licenziato il governo guidato dal premier Hichem Mechichi, sospeso le attività del Parlamento e tolto l'immunità a tutti i suoi membri.

Per alcuni si tratta «un vero colpo di stato». Così l'hanno bollato senza mezzi termini i suoi oppositori, con lo stesso Parlamento che oggi ha definito «nulle» tutte le decisioni del capo dello Stato, assunte «contro la Costituzione». In Tunisia ci sono proteste di piazza contro la gestione della pandemia Covid. «Troppe persone sono rimaste deluse dall'ipocrisia e dalle truffe ai danni dei loro diritti», ha detto Saied domenica notte al termine di una riunione di emergenza con i responsabili della sicurezza dopo l'ennesima giornata di proteste. I manifestanti da giorni infatti chiedono la fine dell'attuale sistema politico e lo scioglimento del parlamento.

Il presidente tunisino ha annunciato di aver assunto temporaneamente la guida del governo «fino alla nomina del nuovo premier» e tolto l'immunità a tutti i membri dell'Assemblea.

Mezzi militari hanno circondato la sede del Parlamento tunisino al Bardo e quella della tv nazionale, a seguito di un preciso ordine di Saied.

Blindati militari circondano il Parlamento (foto EPA)

Subito dopo il proclama di Saied, migliaia di cittadini festanti si sono riversati nelle strade suonando i clacson delle automobili in segno di giubilo, a dimostrazione del sostegno popolare di cui gode il capo dello Stato, che a notte fonda si è poi concesso un bagno di folla sulla centrale Avenue Bourguiba della capitale per raggiungere la sede del ministero dell'Interno, alla cui testa ha nominato un fedelissimo.

Ma per il partito islamista moderato Ennahda, prima forza del Parlamento, il presidente ha messo in atto un colpo di stato. La situazione è in continua evoluzione e la redazione tunisina di Al-Jazeera è stata sgomberata dalla polizia.

«Chi parla di golpe dovrebbe leggere la Costituzione o tornare al primo anno di scuola, io sono stato paziente e ho sofferto con il popolo tunisino», gli ha replicato il presidente, precisando di aver consultato di persona il capo del governo Mechichi e lo stesso Ghannouchi per telefono prima di annunciare le misure, assunte a suo dire in base all'articolo 80 della Carta.

Il futuro della Tunisia

Stamattina molti cittafini sono scesi davanti ai cancelli del parlamento, sigillato dai militari, a manifestare. Forse anche a causa delle temperature oltre i 40 gradi, non si è vista molta partecipazione dei sostenitori di Ennhadha. Gli scenari che ora si aprono sono imprevedibili. Contrario alla scelta del presidente Saied anche il partito islamico di Al Karama e anche l'altro alleato di governo il partito Qalb Tounes ha definito la mossa del presidente «una grave violazione della Costituzione». Favorevole invece il sindacato Ugtt, che sottolinea tuttavia come le misure eccezionali dovranno essere accompagnate da garanzie costituzionali.

Cosa ha detto Saied? «O sei con il popolo o sei dalla parte opposta contro di esso.

E ci sono altre misure che saranno prese man mano che la situazione si sviluppa. Non vogliamo spargimenti di sangue», ha detto il presidente, eletto e in carica dal 2019«Avverto coloro che si stanno preparando stasera e distribuendo denaro in alcuni quartieri per appiccare incendi e saccheggi che la legge è al di sopra di tutti e sarà applicata a loro», ha aggiunto.

Le forze di sicurezza tunisine «hanno provveduto alla chiusura» dell'ufficio di al-Jazeera in Tunisia. Lo riferisce il sito di notizie Tunisie Numerique. Ai giornalisti e ai dipendenti della tv satellitare è stato chiesto di lasciare la redazione, ha fatto sapere il direttore del canale a Tunisi, Lofti Hajji. Secondo il sito web di al-Jazeera, almeno 20 poliziotti in borghese sono entrati stamani negli uffici a Tunisi, chiedendo allo staff di uscire. «Non avevamo ricevuto preavvisi dalle forze di sicurezza riguardo lo sgombero del nostro ufficio», ha detto Hajji in dichiarazioni diffuse da al-Jazeera. Giornalisti citati dall'emittente con sede in Qatar avrebbero riferito di aver ricevuto ordine di spegnere i telefoni e di non aver avuto modo di raccogliere le proprie cose.

«Non è un colpo di stato», dice Saied

Decisioni nel rispetto della Costituzione, «non è un colpo di stato». Il presidente Saied, ha spiegato così in un discorso televisivo nelle ultime ore le mosse decise ieri quando, dopo una riunione con i vertici militari e della sicurezza. «Ho deciso di assumere il potere esecutivo con l'aiuto di un capo di governo che nominerò io stesso - ha detto - Secondo la Costituzione ho adottato le decisioni richieste dalla situazione per salvare Tunisi, lo Stato e il popolo tunisino». La Costituzione tunisina non consente lo scioglimento del Parlamento, ma la sospensione delle funzioni per un periodo di 30 giorni (articolo 80 della Costituzione), a cui ha fatto riferimento il presidente, secondo il sito Business News. 

Intorno alla mezzanotte ora locale Radio Mosaique Fm ha riferito di militari dispiegati davanti alla sede del Parlamento e della tv di Stato. Il presidente non ha escluso l'adozione di altre misure e nel suo discorso ha detto di non volere spargimenti di sangue, passati dieci anni dalla Rivoluzione dei Gelsomini. «Chi punta un'arma diversa da quella della legittimità troverà un'arma, ma non voglio una sola goccia di sangue - ha detto - Quello che è accaduto non è stato un colpo di stato». Per il leader di Ennahda e capo del Parlamento tunisino, Rached Ghannouchi, si è invece trattato di «un colpo di stato contro la rivoluzione e la Costituzione». E il movimento, secondo altri media, ha invitato la popolazione a «combatterlo». 

Saied - che non ha escluso altre misure - assumerà anche la carica di Procuratore generale. Il presidente ha sospeso l'immunità legale dei membri del parlamento. L'annuncio è arrivato dopo che ieri centinaia di persone si erano radunate nelle principali città della Tunisia per contestare il governo e la gestione della crisi economica, aggravata dalla nuova ondata di contagi da coronavirus.

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La situazione degli ultimi mesi

Il presidente e il parlamento sono stati entrambi eletti in votazioni popolari separate nel 2019, mentre il primo ministro Hichem Mechichi è entrato in carica la scorsa estate, sostituendo un altro governo di breve durata.

Tutto questo si sta consumando dopo mesi di stallo istituzionale che ha visto il presidente tunisino contrapposto al primo ministro Mechichi per via di un rimpasto governativo già approvato dal parlamento a fine gennaio e mai accettato dal capo dello Stato. Preoccupa gli osservatori il fatto che Saied abbia deciso di avocare a sé anche la carica di Procuratore generale della Repubblica, con la facoltà dunque di poter esercitare l'azione penale e far arrestare anche i deputati, privati dell'immunità. Secondo alcune fonti, nei confronti di Ghannouchi e di altri 64 deputati che hanno problemi con la giustizia sarebbe già stato intimato il divieto di espatrio.

(Nel grafico sotto la situazione epidemiologica della pandemia Covid in Tunisia)

Le reazioni internazionali

Ancora incerte le reazioni della comunità internazionale. La Turchia, notoriamente alleata dei Fratelli Musulmani, si è detta «profondamente preoccupata» e ha chiesto il ripristino della «legittimità democratica», mentre Germania e Russia si sono mostrate caute. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha sentito il capo della diplomazia Ue Josep Borrell in una telefonata in cui è stata sottolineata la «massima attenzione» con cui l'Italia e l'Unione europea stanno seguendo «gli ultimi preoccupanti sviluppi» e durante la quale è stato ribadito «l'impegno condiviso a favore della stabilità politica ed economica del Paese». Bruxelles ha inoltre invitato i tunisini al rispetto della Costituzione e «a evitare qualsiasi ricorso alla violenza».

L'immigrazione verso l'Italia

La Tunisia in queste settimane è il punto di partenza di decine e decine di barconi diretti verso l'Italia. Solo ieri il titolare della Farnesina aveva ricordato che proprio da lì arriva il principale flusso migratorio di quest'estate. Quel che è certo è che né Bruxelles né tanto meno Roma possono permettersi un altro scenario libico a poche miglia dalle proprie coste. I prossimi giorni saranno decisivi per il futuro di questo piccolo Paese così importante per la stabilità dell'area, e anche per l'Italia.

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