Uccide la compagna, stupra e strangola la figlia 15enne e poi si uccide: lei voleva lasciarlo

Uccide la compagna, stupra e strangola la figlia 15enne e poi si uccide: lei voleva lasciarlo
di Federica Macagnone
Venerdì 7 Febbraio 2020, 20:11 - Ultimo agg. 8 Febbraio, 14:34
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I messaggi sul cellulare non lasciavano alcun dubbio. Giselle Marimon-Herrera, 37enne colombiana, stava tentando di lasciare Russell Steele, l’uomo con cui viveva da tre anni ad Armagh, in Irlanda del Nord. E proprio quei messaggi avrebbero scatenato la furia dell’uomo che l’ha soffocata prima di aggredire, violentare e strozzare la figlia 15enne di lei, Allison. Un orrore che si è concluso con il suicidio di Steele, che si è impiccato dopo essersi assicurato di “ripulire” i cellulari delle due vittime di ogni informazione che potesse essere utile agli investigatori.

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Sulla tragedia, nelle scorse ore, è stato chiamato a pronunciarsi il coroner Joe McCrisken che ha definito l’omicidio di Giselle e di Allison «un atto barbaro e una delle indagini più difficili della mia vita».

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L’orrore si è consumato il 7 marzo 2019 a Newry: è stato l’ex marito di Giselle, che da giorni cercava invano di mettersi in contatto con lei, a dare l’allarme. I corpi dei tre sono stati trovati in un appartamento insieme a quello del loro chihuahua.
 
Giselle era arrivata in Irlanda nel 2016, dopo essersi separata da suo marito, e fu seguita da sua figlia nel 2017. È stata la sorella della vittima a confermare che aveva intenzione di lasciare Steele, raccontandole che lui le stava sempre con il fiato sul collo. Un fatto confermato anche dai messaggi che i due si erano scambiati, da cui si evince chiaramente l’intenzione di Giselle di interrompere la relazione.
 
L’ultima persona a vedere Steele è stato il vicino di casa Gerard Doran, che ha raccontato di averlo visto visibilmente agitato davanti alla porta di casa con un borsone e un sacchetto di plastica in mano: «All’epoca pensai che era molto strano quell’atteggiamento».
 
Dall’esame del pc è emerso che Russell aveva cercato quali fossero le dosi letali del paracetamolo. Nei pantaloni che indossava al momento del suicidio sono stati trovati due passaporti, il suo telefono e un paio di mutande strappate, che probabilmente appartenevano ad Allison.
 
Al processo è stata letta anche una dichiarazione di Margaret, l’ex moglie di Steele, che ha raccontato  di averlo incontrato nel momento in cui combatteva contro la dipendenza da eroina. Si separarono nel 2010, quando lui tornò a drogarsi, ma in complesso sono stati sposati per 17 anni e hanno avuto due figli. Il matrimonio è finito quando Margaret scoprì che Steele aveva una relazione con Giselle: i due si erano incontrati in Spagna e poi erano rimasti in contatto sui social, prima che lei decidesse di trasferirsi in Irlanda del Nord.
 
Steele aveva precedenti penali, tra cui una condanna per un'aggressione per la quale era stato condannato a 8 mesi di carcere.  «L'uccisione di Giselle e della figlia quindicenne Allison è stata barbara - ha detto il coroner McCrisken - Giselle era una donna di bassa statura. Né lei né sua figlia sarebbero riuscite a opporsi all’uomo. Gli omicidi sono stati un atto impulsivo compiuto da un individuo con una storia di aggressività e violenza alle spalle». Devastata la famiglia delle vittime, presente in aula. «Siamo persone molto riservate che sono state catapultate in un incubo».

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