Zaporizhzhia, il coraggio del team Aiea tra missili e check-point: «Violata integrità della centrale»

I tecnici sono entrati nell’impianto nucleare. Mosca accusa Kiev per i bombardamenti e chiede una riunione dell’Onu

Zaporizhzhia, Aiea: «Violata integrità della centrale». Kiev: «Sicurezza della missione non è garantita»
Zaporizhzhia, Aiea: «Violata integrità della centrale». Kiev: «Sicurezza della missione non è garantita»
di Marco Ventura
Giovedì 1 Settembre 2022, 09:15 - Ultimo agg. 8 Aprile, 19:48
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Il riscatto dell’Onu, dopo tante missioni che si sono fermate o sono fallite davanti alla violenza dei bombardamenti. «L’integrità fisica della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia è stata ripetutamente violata», denuncia il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, dopo una drammatica ispezione. «Ed è qualcosa che non può continuare ad accadere», conclude. La Russia ha chiesto una convocazione del Consiglio di sicurezza Onu proprio per discutere del bombardamento della centrale nucleare da parte ucraina. Il convoglio di nove Suv bianchi con le bandiere azzurre delle Nazioni Unite attraversa la guerra in Ucraina, sfida missili, granate, scontri a colpi di mitra, addirittura un tentativo secondo i russi di sbarco dal fiume Dniepr di 7 motoscafi con 60 incursori ucraini «addestrati dagli inglesi», un’unità tattica in un blitz per riprendere la centrale. Tutto poche ore prima dell’arrivo dei 14 esperti dell’Aiea, il cui annuncio invece di silenziare le armi accende la miccia e il solito scambio di accuse. Eliminati, dicono i russi, 40 sabotatori di Kiev con gli elicotteri militari. Sulla vicina città di Energodar piovono bombe che Mosca attribuisce al fuoco di copertura ucraino per l’azione di sbarco (e gli ucraini ai russi). All’alba, quando la missione deve affrontare, d’accordo Kiev e Mosca, il tragitto in territorio ucraino, come voluto da Zelensky, verso gli impianti, si combatte forte. Colpi di mortaio a 400 metri dal reattore 1 attivano il sistema d’emergenza che spegne il reattore 6, uno dei due rimasti in funzione. E danni alle linee elettriche, con passaggio all’alimentazione diesel.

Percorso a ostacoli

Gli esperti guidati da Rafael Grossi, argentino con cittadinanza italiana, e dal numero 2 e capo degli ispettori, l’italiano Massimo Aparo, iniziano il percorso a ostacoli dei check point.

Bombe martellano il posto di blocco di Vasylivka, che porta dalla zona controllata dagli ucraini a quella occupata dai russi, il “territorio Comanche” nel gergo degli inviati di guerra, la terra di nessuno in cui domina il silenzio surreale della battaglia consumata e della morte in agguato. Gli ucraini dicono chiaro e tondo che non potranno garantire la sicurezza, ma neanche questo ferma Grossi: «Sono stato informato dal comandante militare regionale ucraino di tutti i rischi, ma arrivati fin qui non ci fermiamo. Sappiamo di una zona grigia dove c’è l’ultima linea ucraina e la prima russa, là è molto rischioso, ma valutati pro e contro, riteniamo che ci siano le condizioni minime per proseguire e ce ne assumiamo la responsabilità. Abbiamo una missione importantissima da compiere, verificare la sicurezza della centrale nucleare e parlare con lo staff dell’impianto. Mantenere una parte dei nostri tecnici nella centrale sarà fondamentale per stabilizzare la situazione e per un aggiornamento regolare, credibile, imparziale e neutrale».

 
 

 

Quindi, avanti. Il momento più difficile ai check point di Vasylivka, a un’ora dalla centrale, e di Novo-Oleksandrivka. Intorno, un paesaggio spettrale. Esplosioni vicine. Quando la delegazione viene presa in consegna dai russi, a Mosca la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, avverte che da quel momento la responsabilità di nuovi attacchi sarà di Kiev. «Le conseguenze ricadranno tutte sul regime di Zelensky e sul suo gruppo di supporto in Occidente». Il ministro Lavrov ricorda a sua volta di aver voluto esperti di balistica nella missione «per riscontrare le tracce dei bombardamenti ucraini». Da parte sua, Zelensky non smette di reclamare la smilitarizzazione dell’area. «In due ore ho visto quel che dovevo vedere, dobbiamo evitare l’incidente nucleare», spiega Grossi al termine. Paradossalmente la parte più facile della visita è a Zaporizhzhia, parlando con lo staff, certificando lo stato dei reattori, misurando le radiazioni. E alla fine, Grossi ottiene pure di lasciare nella struttura 5 esperti con gli autisti, tra 8 e 12 in tutto dicono le autorità filo-russe, fino a domenica-lunedì. Missione compiuta, per ora. Grossi rientra, cinque dei 9 Suv ripartono per Kiev. 

 

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