Francis Scarr è un giornalista di Bbc Monitoring che per lavoro guarda tutti i programmi della televisione russa. Da anni. Per questo non si è stupito quando Putin ha parlato di de-nazificazione dell'Ucraina. La retorica anti-Kiev va avanti dal 2014. E negli ultimi giorni ha assunto contorni pure più preoccupanti.
Cominciamo con Bucha, che dice la tv russa?
«Nega tutto e presenta la Russia come vittima, accusando l'Occidente di aver orchestrato una operazione speciale per screditare Mosca.
Non è un caso isolato. Perché ce l'hanno con Londra?
«Siamo stati tra i più forti nel condannare l'invasione ma ci sono ragioni molto più antiche. Dai tempi dell'impero britannico e poi nella Russia di Stalin, gli inglesi sono stati visti come spie. Ora ho sentito dire che l'MI5 stava giocando un ruolo importante nel perorare la causa ucraina a Washington e Bruxelles. Per loro rimaniamo un popolo di cui è meglio non fidarsi».
Come è organizzata la tv russa oggi?
«Da quanto la guerra è iniziata il palinsesto è cambiato completamente. Prima c'erano un paio di talk show politici e il resto era intrattenimento. Dal 24 febbraio c'è solo propaganda, tra notiziari e approfondimento. Il copione è sempre lo stesso, un conduttore e quattro ospiti che portano avanti due temi: la de-nazificazione dell'Ucraina e le colpe dell'Occidente. Di recente si è intensificato l'uso del termine guerra riferita però al conflitto con l'Occidente sul piano delle sanzioni economiche e dell'informazione. Quindi i nemici siamo noi. Uno dei loro esperti ha detto: Ci sono quattro Paesi che contano: Russia, Usa, Cina e India. E siamo tre contro uno. Non vogliono apparire come isolati e citano i paesi che non hanno condannato l'aggressione promettendo che l'economia si risolleverà grazie a loro: Europa, Usa e Gran Bretagna, dicono di rappresentare la comunità globale ma non è vero perché il resto del mondo è dalla nostra parte».
Un altro opinionista ha ipotizzato un attacco chimico in una capitale europea organizzato da noi per colpevolizzare Mosca. È una minaccia?
«No, è parte della strategia della confusione. Prenda Chernobyl, la Russia sovietica aveva ignorato quanto accaduto per settimane. Oggi invece gli ospiti vengono incoraggiati e diffondere teorie che più sono assurde e meglio è. Alcune sono perfino ridicole ma contribuiscono a creare questo senso di sfiducia verso di noi. Bisogna prestare attenzione al presentatore perché è lui che segue il copione del governo».
Quanti guardano la tv russa?
«Due terzi della popolazione forma la sua opinione così. È la fonte primaria di informazione».
Che via d'uscita vede?
«È difficile rispondere. A chi dice che Putin deve essere sconfitto militarmente rispondo che è un uomo che premerebbe il bottone nucleare se si sentisse sotto minaccia. Ha tagliato i ponti con l'Occidente, non si arrenderà».